Il mondo di Leo

Tratto da "De Ira" Seneca


La regola migliore è di rifiutare subito il primo insorgere dell’ira, combatterne i remoti principi ed impegnarsi in concreto a non adirarsi. Infatti, se comincia a trasportarci fuori strada, è difficile tornare alla salvezza, perché non ci sarà più nulla di ragionevole, una volta che s’è intromessa e le si è concesso di nostra volontà un settore di dominio: su ciò che resta, farà quanto vorrà, non quanto le permetterai. “L’ira, dice Aristotele, è necessaria e, senza di essa, non si può venire a capo di nulla: essa deve gonfiarci l’animo ed infiammarci l’ardire. Ma non dobbiamo servircene come di un comandante, ma come di un soldato. Questo è falso, infatti, se ascolta la ragione e la segue nel cammino che essa le traccia, non è più ira, dato che la caratteristica dell’ira è la ribellione, perciò la ragione non assumerà mai come aiutanti le passioni sprovvedute e violente, sulle quali essa non ha alcuna autorità e che sa di non poter mai frenare. Di male, direi, l’iracondia ha questo: non accetta d’esser governata; si adira anche contro la verità, se le si presenta contraria al suo volere; perseguita le sue vittime designate con grida, rumore, scomposti movimenti di tutto il corpo, ed aggiunge ingiurie ed insolenze.  Nell’ira, dunque, non c’è nulla di grande, nulla di nobile, neppure quando essa si mostra impetuosa e sprezzante degli dèi e degli uomini. Oppure, se si pensa che l’ira produca in qualcuno la magnanimità, si deve pensare che la produca anche il lusso: vuol coricarsi sull’avorio, vestirsi di porpora, coprirsi d’oro, spostare la terraferma, rinchiudere i mari, trasformare i fiumi in cascate, fare boschi pensili. Quindi cosa è l’ira; se essa nasce senza il nostro assenso, non soccomberà mai alla ragione. Tutte le reazioni che insorgono fuori dell’area della volontà, sono invincibili ed inevitabili, come il brivido di chi è cosparso d’acqua fredda o la ripugnanza a certi contatti, il rizzarsi dei capelli alle notizie più brutte, l’effondersi del rossore alle parole sfacciate, la vertigine che coglie chi guarda i dirupi. Poiché nulla di tutto questo è in nostro potere, la ragione non può impedirne il verificarsi. L’ira è messa in fuga dai retti dettami: essa è infatti un vizio volontario dell’animo, non una di quelle reazioni che sono insite nello stato di condizione umana e perciò accadono anche ai più saggi.