IL MONOLOCALE

Post N° 2


Oggi pomeriggio sono andato a trovare i miei zii. Mia zia ha avuto un ictus l'ultimo dell'anno ed è tornata a casa questo fine settimana dopo due mesi di ospedale. Mio zio è affetto dalla stessa malattia che ha colpito mio padre cinque anni fa. E' doloroso vedere le persone care malate. Ogni volta che mi vede, mio zio mi chiede di uscire per una passeggita ed io l'accontento volentieri. Camminiamo sottobraccio. Lui si appoggia a me ed i suoi passi si fanno più sicuri. Mi ricorda mio padre e ci sto male. Ripenso a quei pomeriggi in cui subito dopo pranzo uscivo insieme a lui con l'auto e ci recavamo al solito caffè. Passetto dopo passetto dopo essere sceso dalla macchina attraversavamo la strada insieme. Lui era contento anche se non riusciva a parlare, ad articolare un discorso. Comprendeva tutto anche se non riusciva ad esprimersi. L'affetto ci aiutava a comunicare e anche nella sofferenza di vederlo in quello stato, lui che è sempre stato un uomo colto, forte, coraggioso, ero felice di poter stare con lui. Il padre invecchiando era diventato "figlio" ed il figlio era diventato padre. Provo la stessa emozione e la stessa tristezza quando sono con mio zio e a stento riesco a trattenere le lacrime. Mi faccio coraggio e penso che il destino è stato crudele con i miei cari. Il destino è crudele con tutti, ma la sofferenza, la malattia, la vecchiaia ci spingono ad essere più sensibili, più umani.