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I Referendum

Post n°35 pubblicato il 04 Maggio 2005 da ilnegro

Ministro Martino
«Andrò a votare e voterò quattro sì. Non solo, avrei preferito che ci fosse stato il referendum, non ammesso dalla Corte costituzionale, sull´abrogazione complessiva della legge. Avrei votato sì anche in quel caso, perché una legge in questa materia sarebbe stato meglio non averla». Se c´è una parola, un concetto, un credo politico caro ad Antonio Martino questa parola è liberale. Ed è proprio da qui che il ministro della Difesa parte per spiegare la sua posizione sui referendum per la fecondazione artificiale. Chi ha votato questa legge sostiene che senza regole l´Italia sarebbe in una condizione da Far West.

«Non avremmo né la giungla né il Far West, ma il comportamento razionale, cosciente e responsabile degli italiani. Chi crede in una democrazia libera lo fa perché si fida del senso di responsabilità e della coscienza dei cittadini».

Margherita Hack:
«Invito tutti i cittadini, e soprattutto le donne, a ricordare l´appuntamento dei referendum sulla fecondazione assistita, referendum contro una legge iniqua e medievale». Le parole sono dell´astrofisica Margherita Hack, tra le figure più importanti del panorama scientifico italiano e internazionale. La Hack, da pochi giorni consigliere regionale in Lombardia (Pdci), si era già impegnata attivamente nel periodo della raccolta firme a favore dei referendum e torna all´attacco contro la legge 40: «Si tratta di una legge antiscientifica, perché impedisce la ricerca sulle cellule staminali embrionali che potrebbero guarire enormi malattie, e di una legge liberticida, perché incide sulla libertà più intima dei cittadini, in particolare delle donne. Inoltre, non si può imporre la morale cattolica a tutti i credenti e non credenti. Per questo, va assolutamente cancellata».

La Hack commenta, inoltre, lo slittamento dell´appuntamento referendario al 12 giugno, ultima domenica utile per il voto: «Un modo di fare subdolo. È evidente che cercano di non far raggiungere il quorum». E a chi sostiene che bisogna boicottare i referendum perché chiamano la gente comune a esprimersi su materie troppo complicate, l´astrofisica replica duramente: «Ma figuriamoci! È una cosa talmente ovvia, invece. Qui si parla della salute e della libertà di avere figli. Mi pare sia una cosa che tocca la gente da vicino, nel suo intimo, e mi pare che chiunque la possa capire». Infine, un appello a tutti gli uomini e le donne di scienza a sostenere la causa del comitato per il sì ai referendum: «Penso che sia doveroso appoggiare il comitato. Io l´ho fatto fin dall´inizio. È nostro dovere contrastare una legge che va contro la scienza e la libertà».

Umberto Veronesi :
«Bisogna spiegare a chiunque, a tutti quelli che incontriamo, ci ascoltano, ci leggono, che bisogna votare e far votare contro questa legge sbagliata. E' piena di contraddizioni», sostiene l'ex ministro della Salute, Umberto Veronesi, intervistato dall'UNITA', riferendosi al prossimo referendum sulla procreazione assistita del 12 e 13 giugno. «Prendiamo l'articolo che vieta il congelamento degli embrioni e impone che tutte le cellule fecondate, fino a un massimo di tre, siano impiantate nell'utero. E' un controsenso - dice Veronesi - Perche' se tutti gli embrioni impiantati attecchiscono, si ha una gravidanza trigemellare creando un problema per la donna e mettendo a repentaglio la salute dei futuri feti i quali, per banali motivi geometrici, di spazio, rischieranno di non vedere mai la luce».
«Se invece, come auspicabile, ne attecchisce una solo significa che gli altri due muoiono, che e' proprio quello che la legge non vuole. Perché è una legge che va contro se stessa: dice di voler proteggere l'ovulo fecondato ma, imponendo di impiantarli tutti e tre (perche' non ammette il loro congelamento) finisce per condannarne a morte uno o due. E dire che basterebbe applicare la norma dettata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità la quale dice di inserire nell'utero un solo ovulo fecondato per volta, mentre gli altri devono essere messi da parte in modo da venir utilizzati se il primo non attecchisce».

«La seconda contraddizione - argomenta Veronesi - riguarda la diagnosi preimpianto la quale, dal punto di vista medico, ma anche logico o del semplice buon senso, non e' altro che l'anticipazione di quella diagnosi prenatale che viene effettuata frequentemente in gravidanza. Bene, in Italia oggi ci troviamo nella situazione, davvero singolare, che è possibile verificare la salute del feto all'interno della madre, ma non quella dell'embrione nella provetta. E non e' finita. La legge 194 dice che, in presenza di malattie genetiche e' possibile interrompere la gravidanza ricorrendo all'aborto. Che è poi quello che avviene da anni nei Paesi europei. Una recente indagine dice che in Europa l'89% delle donne preferisce ricorrere all'aborto se l'esito dell'amniocentesi rivela che il feto e' affetto da sindrome di Down. Ora, visto che stiamo parlando di fecondazione assistita e che esistono le tecniche di diagnosi embrionale, perche' dover aspettare la formazione del feto? Perche' ricorrere a un aborto quando basta decidere di non impiantare l'embrione che presenta un danno genetico?».

«La terza contraddizione riguarda i 31 mila embrioni attualmente congelati e conservati nei vari laboratori italiani, frutto dell'attività degli anni passati. La nuova legge non dice nulla in proposito: sai solo che non li puoi sopprimere e non li puoi utilizzare per scopi di ricerca. Il risultato è che vengono lasciati rinchiusi nei freezer dove comunque sono destinati, prima o poi, a morire. Anche qui il buon senso dice che piuttosto che dimenticarli e lasciarli finire nel nulla sia meglio destinarli alla ricerca. (...) Uno dei settori più promettenti della ricerca biologica e medica riguarda le staminali di origine embrionale, cellule molto versatili, si chiamano totipotenti, con la caratteristica davvero unica di potersi trasformare in qualunque altro tipo di cellula: in questo modo potrebbero rappresentare la soluzione ideale per quelle malattie degenerative come il morbo di Parkinson o l'Alzheimer andando a rimpiazzare le cellule danneggiate. Un filone di ricerca fondamentale: perche' ignorarlo con tanta determinazione?» chiede Veronesi.

Rita Levi Montalcini
Ai quattro quesiti referendari contro la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita bisogna rispondere non solo andando a votare ma votando quattro si' obbligatori.

E' questa l'opinione del premio Nobel per la medicina Rita Levi Montalcini che aggiunge il suo nome al lungo elenco di scienziati, biologi e genetisti che hanno dato vita al documento 'Ricerca e salute' per sostenere scientificamente i quattro quesiti referendari.

Ascolta il Premio Nobel per la medicina un attentissimo Giovanni Berlinguer, presidente onorario del Comitato nazionale di bioetica. «Sottoscrivo al 100% quanto detto dalla Montalcini», dice Berlinguer. L'occasione di incontro tra la Montalcini e Berlinguer è un convegno del Wwf sulle modifiche dell'articolo 9 della Costituzione con l'introduzione del concetto di ambiente.

Secondo Levi Montalcini: «l'embrione e' un ammasso di poche cellule privo della linea cerebrale che da' la possibilita' di vita umana». Che cosa dice Berlinguer? «Sottoscrivo al 100% quando riferisce la Montalcini: la discussione se l'embrione e' persona o no - aggiunge Berlinguer - si trascina da molti secoli e sarà probabilmente sempre tale, ai limiti tra la legge, la morale, la scienza e la religione: cio' che non deve essere fatto - precisa Berlinguer - è imporre per legge una credenza ideologica, religiosa e morale a tutti».

E se allora l'embrione non è persona umana, la scienza può "toccarlo"?
I due insigni uomini di scienza annuiscono. «Non vedo perché non si debbano usare gli embrioni sovrannumerari, congelati e destinati a morte certa - chiarisce la Montalcini - per fare ricerca e sperimentazione sulle cellule staminali embrionali che, è arcinoto a tutti coloro i quali sono appassionati di scienza, sono le migliori per le loro qualità intrinseche».
Ovviamente Berlinguer apprezza le considerazioni della Montalcini salvo aggiungere che: «sulle cellule staminali embrionali si gioca un conflitto tra due opposte esigenze - osserva Berlinguer - una che risponde ad un principio dogmatico per cui l'embrione non deve essere toccato, l'altra invece proprio della ricerca scientifica che pretende il loro uso per il bene della gente dal momento che questi embrioni congelati vanno comunque distrutti».

Sia Montalcini che Berlinguer si trovano ancora d'accordo sul fatto che: «non sono da produrre e da creare embrioni a carattere di sperimentazione». Insomma si deve restare nell'ambito della terapia, della ricerca di cura.

Perché ancora non dovrebbe essere consentito, a chi non puo', di poter accedere alla fecondazione eterologa? «E' un assurdo vietare la fecondazione eterologa - risponde Montalcini - non capisco le ragioni di un divieto davvero assurdo». Aggiunge allora Berlinguer: «la procreazione medicalmente assistita è un accrescimento, fermo restando il metodo della scienza, per consentire a chi non puo' di avere figli ricevendo gameti di altri: mi pare questo atto una apprezzabilissima generosita' parentale». Il progresso scientifico insomma non puo' essere fermato dai dogmi. "La scienza crea - prosegue Berlinguer - possibilita' che prima non c'erano e poi ci sono ossia la cura della malattia". Malattia che non e' un accidente ne' opera di un'entita' demoniaca ma e' "un qualcosa a cui - continua la Montalcini - lo scienziato si oppone continuamente". Un ultimo apprezzamento del premio Nobel per la medicina va "al mio amico Renato Dulbecco che - conclude la Montalcini - da genetista illuminato si e' pronunciato per i quattro si' ed io studiosa del sistema nervoso centrale non posso che confermare la giustezza del voto ai quattro quesiti referendari". Insomma da un convegno sull'ambiente due insigni scienziati fanno sapere che "bisogna andare a votare e votare quattro si' obbligatori per il bene dell'umanita'

Renato Dulbecco
La legge 40 è folle. E umiliante per la medicina. Perché impedisce di combattere i killer del nostro tempo. Parola di Nobel colloquio con Renato Dulbecco

È un'umiliazione per la medicina: non è tenero il giudizio sulla legge 40 del premio Nobel per la medicina e presidente onorario del Comitato scientifico internazionale di Telethon, Renato Dulbecco. Lui se ne sta laggiù, nella terra della speranza per ogni bioscienziato, la California che a stragrande maggioranza ha approvato con uno specifico referendum popolare una disposizione che autorizza e finanzia la ricerca sulle cellule staminali embrionali. E guarda al referendum che aspetta la sua povera Italia con un misto di incredulità e sconforto.

No, gli scienziati proprio non capiscono perché, per legge, da un lato si impedisca loro di cercare terapie per i peggiori mali; e, dall'altro, si proibisca di usare quanto hanno scoperto sino a oggi per prevenire la nascita di bambini malformati, destinati a una vita di sofferenze, come fa questa legge con lo stigma sulla diagnosi prenatale. E Dulbecco, presidente emerito del Salk Institute for Biological Studies a La Jolla, è come gli altri: rispettoso di ogni convinzione religiosa, ma profondamente convinto che scienza e religione siano linguaggi affatto diversi, e che, in fondo, la teologia non c'entri niente con la medicina e il suo dovere di curare le malattie: un mandato molto terreno, molto più semplice di qualunque disquisizione etica.

Professor Dulbecco, il 12 giugno gli italiani saranno chiamati a pronunciarsi sul referendum abrogativo di quattro articoli della Legge 40-2004. Uno di questi quesiti propone agli elettori di eliminare le norme che vietano qualunque tipo di ricerca scientifica su embrioni a qualunque stadio di sviluppo, estendendo il divieto non soltanto agli embrioni che si produrranno nel futuro ma anche a quelli sino a oggi congelati. Cosa ci perdiamo?
«Sappiamo ben poco di queste cellule. Ma ciò che sappiamo ci indica chiaramente che possono essere la strada per arrivare a battere i grandi killer del nostro tempo, dall'Alzheimer, al Parkinson al cancro».

Alcuni importanti scienziati sostengono che le staminali embrionali non sono indispensabili. E che le terapie più promettenti si incontrano lavorando sulle cellule staminali adulte che non pongono problemi etici. È d'accordo?
«Questo è un argomento di cui si è dibattuto a lungo e su cui è bene essere chiari. Inizialmente si pensava che le cellule staminali potessero essere trovate soltanto negli embrioni, vero e proprio serbatoio di cellule indifferenziate capaci di generare, e quindi rigenerare in caso di malattia, tutti i tessuti del corpo umano. Poi, si è scoperto, invece, che quasi tutti gli organi hanno cellule staminali progredite che hanno funzioni specifiche in quel particolare organo e che possono essere utilizzate per ripararlo. Non solo, altri studiosi hanno riscontrato come queste cellule d'organo possano dar luogo a diversi tessuti, e questa scoperta ha fatto pensare che si potesse rinunciare alle embrionali. Ma non è così. Innanzitutto perché altre ricerche hanno dimostrato che le staminali dei diversi organi non sono così potenti come le embrionali. E poi, perché, comunque noi non sappiamo esattamente quali siano tutte le loro potenzialità».

Insomma, limitare il lavoro scientifico alle staminali adulte significa rinunciare a sapere cosa c'è dietro l'angolo?
«Esattamente. Ma non solo. Perché noi sappiamo bene che, se è vero che le staminali di ogni organo possono essere utilizzate per riparare quell'organo, e che le staminali del midollo osseo possono funzionare in diversi organi, sappiamo anche che le embrionali possono rigenerare qualunque cosa. Dunque, sappiamo che non c'è paragone tra quanto si può fare con le adulte, e già oggi spesso si fa per fortuna, e quello che si farà con le embrionali».

Cinicamente si potrebbe però dire: questi sono studi che pongono problemi etici, lasciamoli fare agli altri, godremo ugualmente dei risultati della ricerca fatta in paesi che hanno una diversa sensibilità religiosa.
«In Italia questa è la regola. Prenda ad esempio la ricerca farmaceutica: un tempo in Italia se ne faceva tanta e di buona qualità, e c'erano industrie in grado di produrre terapie innovative. Oggi, non è più così. L'Italia è solo un mercato di farmaci studiati e pensati altrove che noi ci limitiamo a comprare senza poter influire sul modo in cui sono stati scoperti o sulle regole che ne determinano efficacia e sicurezza. Sarà così anche per le terapie messe a punto grazie alle cellule staminali».

Questo ha dei costi sul piano della modernizzazione del paese?
«Lei che ne dice?».

Condannati all'emarginazione scientifica, dunque. Ma forse anche un po' opportunisti: quanto è etico mettere la testa sotto la sabbia sapendo che tanto poi godremo ugualmente dei benefici delle staminali?
«Se dobbiamo discutere di questi temi, che esulano l'ambito scientifico, io premetto che rispetto tutte le opinioni. Io ho la mia, ma insomma...».

E qual è la sua?
«Penso che dobbiamo cercare di fare bene il nostro mestiere: cercare terapie per le malattie che affliggono l'uomo. E per far questo è necessario che ci diano i mezzi per farlo. Impedirci di lavorare sugli embrioni non ci mette nelle condizioni migliori».

Ma un paletto alla ricerca deve pur esserci?
«Sì, e in molti paesi ci sono limitazioni all'uso degli embrioni umani per la ricerca biomedica che stabiliscono il limite dei 14 giorni dalla fertilizzazione del gamete femminile, oltre i quali scatta il divieto. Mi pare un limite scientificamente ragionevole e accettabile».

È il dettato della legge inglese. Ma il nostro è un paese cattolico.
«È vero, e nel rispetto delle convinzioni di ciascuno possiamo anche discutere ulteriori limitazioni. A molti, a esempio, sembra ottuso il divieto di utilizzare gli embrioni congelati, risultato di precedenti interventi di fecondazione assistita e mai impiantati nell'utero della madre. Sono embrioni destinati a morire, e a essere buttati via: perché non accettare che siano donati alla scienza per la ricerca di nuove terapie».

È quanto chiede l'Accademia dei Lincei. E quanto molti scienziati cattolici indicano come un terreno di compromesso possibile.
«Ho detto che non esprimo opinioni sulle convinzioni religiose, io mi occupo di cose medico-scientifiche. So soltanto che gli embrioni che giacciono congelati basterebbero a lavorare tantissimi anni e a permetterci di scoprire nuove strade».

Un altro dei quesiti referendari riguarda la proibizione, sancita dalla Legge 40, di effettuare diagnosi precoce sugli embrioni. Secondo lei, ha senso?
«Non ha nessun senso. Mettiamoci davanti a questo piccolo numero di cellule che viene chiamato embrione: potergli prelevare una cellula per sapere se è affetto da malattie gravi a me pare un grande progresso medico, molto utile per l'uomo. Proibirlo è un insulto alla medicina».

Non crede allora che questo divieto sia umiliante per i genetisti impegnati a prevenire queste malattie?
«Noi lavoriamo per battere le patologie che affliggono l'umanità. E molto del lavoro dei genetisti ha proprio come immediata applicazione la possibilità di scoprire le malattie ereditarie. Se la legge impedisce di mettere in pratica questo lavoro, io francamente non capisco perché si continui a fare ricerca scientifica».

Cosa ci preclude allora questa legge?
«Pensiamo alla possibilità che ci offre la terapia genica sull'embrione: prelevare qualche cellula e curare molte malattie terribili che affliggeranno il bambino e l'adulto. Senza il lavoro scientifico sull'embrione questo non sarà mai possibile, ad esempio. Ma l'elenco è lungo».

Lei vota in Italia?
«No».

E cosa consiglia agli elettori italiani?
«Quattro sì. Per battere i grandi killer».

 
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Commenti al Post:
KuroiNeko
KuroiNeko il 24/05/05 alle 15:16 via WEB
belli gli ultimi 3 post... li ho letti da capo a fondo... ciao e... un lampeggio ^_^
(Rispondi)
toorresa
toorresa il 24/03/09 alle 00:54 via WEB
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