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Gran Bretagna, i risultati di un'indagine del ministero dell'Istruzione"I ragazzi disinteressati allo studio perché gli insegnanti non sanno entusiasmarli"Brutti voti? Colpa dei docenti noiosiGuerra ai prof che non coinvolgono
Robin Williamsin "L'attimo fuggente"LONDRA - Una volta gli insegnanti si lamentavano così con i genitori: "Suo figlio va male a scuola perché non sta abbastanza attento alle mie lezioni in classe". Ma la verità è che in molte classi accade l'esatto contrario: le lezioni sono noiose, per questo gli studenti non stanno attenti, diventano indisciplinati, perdono interesse allo studio e prendono brutti voti. A sostenerlo è un rapporto del ministero dell'Istruzione britannico, che ha spedito per mesi i suoi ispettori nelle classi elementari, medie e superiori del regno, ricevendone indicazioni che vanno contro l'opinione dominante, o il luogo comune, consolidati da sempre. Perciò il ministero, annuncia in prima pagina il quotidiano Guardian di Londra, ha "dichiarato guerra" agli insegnanti che annoiano, che non sanno entusiasmare, che non riescono a suscitare la curiosità dei loro alunni. "Esiste assolutamente una correlazione tra la noia e i risultati accademici", afferma Christine Gilbert, capo degli ispettori scolastici. "La gente separa i metodi di insegnamento dal comportamento degli studenti, ma questo è un errore. La nostra ricerca dimostra che le due cose sono strettamente collegate e che gli studenti si comportano molto meglio, da un punto di vista disciplinare così come dal punto di vista del rendimento accademico, se l'insegnamento è buono, valido, stimolante, se vengono coinvolti dall'insegnante, se il metodo è appropriato alle loro possibilità. In tal caso, gli studenti non hanno lo sguardo perso nel vuoto cinque minuti dopo l'inizio delle lezioni. Altrimenti si forma un ciclo negativo, per cui gli studenti sono annoiati e non si sentono motivati, così cominciano a usare il loro potenziale per altri fini, per cui chiacchierano con i compagni, si distraggono, distraggono a loro volta gli altri e l'intera classe si ritrova nei pasticci". E' una notizia che milioni di studenti, in Gran Bretagna e non solo in Gran Bretagna, accoglieranno con piacere: equivale a una sorta di assoluzione per le loro note di demerito, i brutti voti, le bocciature. "Papà, mamma, non è colpa mia, è la prof che fa schifo!", anche questo un lamento che si sente ripetere da generazioni, avrebbe dunque una validità certificata dagli ispettori scolastici inglesi. Ma non tutti, naturalmente, sono d'accordo. I sindacati degli insegnanti, e anche qualche associazione di genitori, protestano indignati. "Da un po' di tempo gli ispettori ministeriali sembrano essere stati colpiti da un virus che li spinge a dare tutte le responsabilità dei problemi della scuola agli insegnanti", dice Chris Keats, segretario generale della Nasuwt, una delle confederazioni sindacali degli insegnanti. "La morale di un rapporto come questo è che ogni minuto di ogni ora di ogni giorno passato a scuola dovrebbe sprizzare entusiasmo ed eccitazione. Ma la vita non è così e nemmeno la scuola può essere così". Osserva Margaret Morrissey, ex-ispettrice scolastica e fondatrice di Parents Outloud, un'associazione di genitori: "C'è sempre l'insegnante che gli studenti considerano noioso, ma la media dell'insegnamento è buona e inoltre ciò che entusiasma uno scolaro può risultare noioso per un altro scolaro. Non vivremo mai in un mondo utopistico in cui ogni insegnante affascina ogni studente di ogni classe e di ogni scuola". Come che sia, l'ispettrice-capo Christine Gilbert ha diramato una serie di istruzioni ai presidi, affinché verifichino che gli insegnanti si impegnano di più per rendere interessanti e stimolanti le loro lezioni. Dopo le vacanze di Natale, insomma, l'anno scolastico in Gran Bretagna riprende all'insegna della "guerra alla noia": intesa non come la noia di studiare, ma la noia di ascoltare insegnanti noiosi. (5 gennaio 2009) ENRICO FRANCESCHINICommento: molti potrebbero non essere d'accordo, ma io credo che questa sia invece la realtà. Troppo spesso, l'allievo è considerato un "recipiente" da riempire di conoscenze, quasi mai un'entità dalla quale "tirare" fuori il meglio (tra l'altro se questo avviene, anche noi impariamo molto da loro...). Quando insegnamo, spesso il punto di vista degli allievi non ci interessa, non è importante. Se dicono la loro idea e questa non combacia con la nostra, ci irritiamo, ci sentiamo attaccati. Oggi molti allievi non sanno più nemmeno dire la loro opinione, perchè non sono abituati a farlo, ma spesso perchè non ne hanno una... chiaramente per colpa nostra. Ci chiediamo mai cosa attira la loro attenzione? Cosa vogliono imparare? La risposta ovvia è no. C'è un programma e bisogna farlo... Ma serve se gli allievi non lo condividono? Ho fatto un sondaggio tra alcuni miei collaboratori ed è uscita fuori una cosa interessante di cui vi parlerò la prossima volta. Intanto riflettiamo!