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Nell'estate 2006, incuriosito da alcune riflessioni sui metodi di insegnamento, ho deciso di fare un esperimento. Nel corso di alcune settimane sportive, nei momenti di pausa, ho chiesto ad alcuni/e miei colleghi più giovani (appena diplomati alle scuole superiori) quali erano le cose che ricordavano meglio della scuola. Le risposte nemmeno tanto sorprendenti:- quello che mi piaceva- quello che mi interessava- quello che mi divertivaHo chiesto poi, ad alcuni miei colleghi insegnanti di italiano, matematica ecc, per quale motivo, a scuola, si proponessero alcune attività come imparare a memoria dei brani o delle poesie, che non sono particolarmente gradite ai ragazzi. Risposta: per allenare la memoria. Questo mi fa riflettere. Se questo è l'obiettivo, è chiaro che si può raggiungere con altri mezzi, senza proporre poesie di non so chi, che non interessano nessun allievo in età scolare. Quello è il programma del prof., ma spesso non è condiviso dall'allievo. A questo punto, in presenza di un insegnante che conosco, ho fatto un esperimento. Obiettivo primario: allenare la memoria. Obiettivo secondario: matematica ed italiano.Ho preso un mazzo di carte di Yu-Gi-Ho (63 per l'esattezza) ed ho estratto una carta che un ragazzo mi ha descritto (al presente, passato e futuro), citando con esattezza le potenzialità offensive e difensive della carta estratta. Successivamente ho estratto una seconda carta e dopo le descrizioni di rito ho chiesto chi avrebbe vinto tra le due carte, di quanti punti, con quale altro personaggio avrebbe dovuto allearsi lo sconfitto per battere l'avversario e così via. E' un esempio, empirico, ma sicuramente ci sono addizioni, sottrazioni, utilizzo del linguaggio, il tutto fatto senza vedere le carte... Va perfezionato, ne sono consapevole, ma potrebbe essere un'altra strada!