Il nostro calcio

3° tempo


Quando sento parlare di terzo tempo, da insegnante di educazione fisica, mi viene in mente il tiro a canestro del basket. Da istruttore di calcio, l'ultima frazione di gioco nelle categorie pulcini ed esordienti. Un esperto di rugby, avrebbe sicuramente pensato alla "festa" di fine partita, in cui le due squadre socializzano davanti ad una tavola imbandita, all'insegna del fair - play. Da un pò di tempo, questo accade anche in alcuni campi di calcio. Si è discussa anche l'ipotesi di inserire obbligatoriamente il terzo tempo a fine partita. Se il principio è sicuramente nobile e pieno di buoni propositi, credo sia giusto riflettere su alcuni aspetti che ho, purtroppo, notato. A cosa serve il terzo tempo se durante i novanta minuti si continua ad insultare l'arbitro, ad inveire contro l'avversario, a bestemmiare, ad insultare il compagno di squadra che ha sbagliato un gol fatto o che non ha passato la palla, a gesticolare in modo inequivocabile nei confronti dell'allenatore che ha deciso di sostituire un giocatore? In campo ci si bastona gratuitamente per tutta la partita, ci si provoca, si simula perchè si deve vincere il campionato o perchè ci si deve salvare, ma poi c'è il terzo tempo e siamo tutti più buoni, come a Natale. In una famosa canzone si dice:"o è Natale tutti i giorni o non è Natale mai". Il terzo tempo è una bellissima iniziativa, ma credo che prima si debba cambiare l'atteggiamento all'interno del campo, durante i novanta minuti. Solo così, come accade nel rugby, il terzo tempo sarà veramente sentito, senza bisogno di obbligarlo, perchè diventerebbe naturale.