Il nostro calcio

Brasile - Italia due culture calcistiche a confronto


È il momento di costruire una nuova Nazionale MARIO SCONCERTI PER IL CORRIERE DELLA SERA È stata la partita giusta per capire che non siamo ancora una squadra. Non è gravissimo anche se il Brasile a volte ha sottolineato molto questa nostra specie di neodilettantismo. Era d'altra parte prevedibile. Se c'è una cosa da evitare sono i brasiliani in amichevole. Gioca tutto dalla parte loro. Noi siamo tattici e storti, troviamo vantaggi nel rischio, nella fatica, nella sofferenza. Loro sono esibizionisti nati, felici e sfrontati. Se non c'è niente in palio quasi impossibile batterli. Detto questo vediamo meglio i problemi. Il primo è venuto dalla coppia centrale. Cannavaro ha bisogno di avere accanto un grande difensore. Non vale per quanto difende ma per quel che conta in campo. Legrottaglie è un Cannavaro in sedicesimo, un piccolo carismatico a cui serve qualcuno che vada a colpire per lui. Messi insieme non possono reggere l'urto del Brasile. Dove però manchiamo alla grande è in mezzo al campo. De Rossi gioca un buon primo tempo ma in copertura e sulla parte destra. Pirlo è confuso, sottovaluta gli avversari, tenta cose che i brasiliani di solito ci insegnano e mette in difficoltà la coppia centrale già abbastanza traballante. Montolivo non c'è. È fuori partita, spinto ai margini del gioco dal correre a vuoto di Pirlo e dalla propria inesperienza. Montolivo è un giocatore splendido, completerebbe la Juve, darebbe forza definitiva al Milan, la darà forse alla Fiorentina. Ma se in nazionale c'è sempre uno spazio chiuso il limite è essenzialmente suo. Non si può pretendere che la nazionale si pieghi alle sue caratteristiche. È un campione chi fa quello che serve e lo capisce in fretta. Contro il Brasile in genere serve ritmo e cattiveria. Non avendo l'Italia avuto né questo né quella, è andata perdendo con regolarità la partita. Nessun attaccante brasiliano ha fatto numeri straordinari ma tutti sono stati in partita, a cominciare da Adriano e Ronaldinho, molto più mobile che nel Milan. Il Brasile ci ha fermato a metà campo, ci ha impedito di pensare con la calma fisica di Felipe Melo, Gilberto Silva e la diversità di Elano, una specie di flipper imprendibile. Il nostro rimpianto è un gol di Grosso annullato al quarto minuto. Il fuorigioco non c'era, errore dell'arbitro. Ma era un problema di centimetri e anche quelli discutibili.  Senza centrocampo e con il solo Zambrotta a portare palloni avanti, alle punte non è arrivato un servizio giocabile. Meglio di tutti ha fatto Rossi che infatti è un solitario, uno che va subito alla guerra negli spazi stretti. Fuori da schemi e idee è sempre rimasto Pepe. Da tempo ha difficoltà anche nell'Udinese. Inutile Gilardino con questa squadra, ancora pesante Toni. Insomma la peggior Italia possibile. Appena siamo usciti dalle Lettonie e Moldavie siamo precipitati in una verità abbagliante. Ma era tempo. Ora si può ricominciare a costruire una squadra non più legata alla gratitudine di un Mondiale lontano, ma solo decisa a fare un ottimo Mondiale futuro.