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Gli aspetti psicologici del dribblingAlberto CeiIl dribbling è un'azione che richiede un notevole impegno psicologico da parte del giovane calciatore. E' un'azione individuale che comporta: il confronto diretto con l'avversario, il provare piacere nel "saltarlo", la motivazione a fare del proprio meglio, iniziativa e decisione, capacità di anticipazione, impegno e rapidità di movimento. Pertanto, il calciatore attraverso questa azione mette in moto una serie abbastanza ampia di abilità personali, riguardanti le competenze cognitive (anticipazione e rapidità di movimento), quelle emotive (piacere di confrontarsi in modo diretto con l'avversario facendo qualcosa di difficile) e psicologiche (impegno e decisione), che tutte insieme concorrono a fare scattare questo tipo di scelta. In tal modo il giovane misura la sua abilità a controllare la paura di sbagliare: si mette cioè nella condizione in cui potrebbe commettere un errore ed impara a correre questo rischio, assumendosene la responsabilità. L'apprendimento del dribbling esalta, proprio, il desiderio di miglioramento individuale poiché si tratta di essere competenti nell'uno contro uno ed i risultati delle ricerche motivazionali confermano la rilevanza per i giovani del miglioramento con tutte le implicazioni positive, sportive e psicologiche, che ne derivano. Infatti, questi dati dimostrano che per la maggior parte di loro la principale motivazione è migliorare la propria prestazione sportiva mentre il fair play, il partecipare tutti e vincere sono ragioni di gran lunga meno rilevanti. Analogamente, una ricerca sui giovani calciatori italiani ha riscontrato che coloro che sono più orientati a migliorare la loro prestazione individuale sono molto più motivati ad imparare/migliorare le competenze tecnico-tattiche rispetto a coloro che hanno come scopo prioritario la vittoria. Un ulteriore aspetto individuale stimolato dal dribbling riguarda il miglioramento della creatività motoria e sportiva. Nei bambini parte dalla stimolazione della loro vivacità e della mobilità mentre negli adolescenti significa stimolare la capacità di prendere decisioni ed iniziative personali sul campo. Va allenata attraverso esercitazioni che richiedano la capacità di prendere decisioni in tempi rapidi e che comportano dei rischi e la possibilità di sbagliare. Nei bambini più giovani (6-7 anni) propedeutico all'allenamento di questi ultimi aspetti potrebbe essere l'introduzione di esercizi tipici della ginnastica artistica (esempio: ruota e verticale) che dal punto di vista psicologico richiedono la capacità di assumersi dei rischi fisici calcolati e soddisfano il loro bisogno di eccitazione. Il clima in allenamento deve essere adeguato a mantenere un livello d'intensità corretto a seconda dell'età, le esercitazioni devono essere variate e non monotone. Dopo un errore è necessario fornire il prima possibile le istruzioni tecniche correttive e rinforzare, comunque, l'impegno o rimarcarne l'insufficienza. Infine, è necessario ricordarsi che per diventare esperti nel dribbling non c'è alcuna alternativa all'allenamento sul campo.