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Identità? Uno, Nessuno, Centomila...


Identità (scienze sociali)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.In sociologia, nelle scienze etnoantropologiche e nelle altre scienze sociali il concetto di identità riguarda, per un verso, il modo in cui l'individuo considera e costruisce se stesso come membro di determinati gruppi sociali: nazione, classe sociale, livello culturale, etnia, genere, professione, e così via; e, per l'altro, il modo in cui le norme di quei gruppi consentono a ciascun individuo di pensarsi, muoversi, collocarsi e relazionarsi rispetto a sé stesso, agli altri, al gruppo a cui afferisce ed ai gruppi esterni intesi, percepiti e classificati come alterità.La formazione dell'identitàIl processo di formazione dell'identità si può distinguere in due componenti: una di identificazione e una di individuazione. Con la prima il soggetto si rifà alle figure rispetto alle quali si sente uguale e con le quali condivide alcuni caratteri; produce il senso di appartenenza a un'entità collettiva definita come noi (famiglia, patria, gruppo di pari, comunità locale, nazione fino ad arrivare al limite all'intera umanità). Con la componente di individuazione il soggetto fa riferimento alle caratteristiche che lo distinguono dagli altri, sia dagli altri gruppi a cui non appartiene (e, in questo senso, ogni identificazione/inclusione implica un'individuazione/esclusione), sia dagli altri membri del gruppo rispetto ai quali il soggetto si distingue per le proprie caratteristiche fisiche e morali e per una propria storia individuale (biografia) che è sua e di nessun altro.Identità come corpoIl corpo è il mediatore tra noi e il mondo, una conoscenza incorporata, un "Habitus" (Pierre Bourdieu). Si definisce antropopoiesi la modifica del corpo per motivazioni culturali, serve alla persona a definire la propria identità rispetto agli altri, a mostrare alla società in che fase della vita si trova. Le differenze anatomiche tra maschio e femmina sono la prima base classificatoria e per la differenziazione culturale e sociale. La separazione, esclusione, distinzione tra sessi è applicata attraverso simboli, pratiche e attribuzioni di ruoli reali ed immaginarie.Identità multipleTutti noi rivestiamo più ruoli, di conseguenza abbiamo un'identità multipla, definita come identità sociale.È opportuno, infatti, chiarire che l'identità è contestuale e relazionale, cioè essa può variare in base al contesto, al ruolo che si intende assumere in tale contesto ed alla posizione, autodeterminata o meno, che si gioca (o ci viene fatta giocare dagli altri con le loro identità) all'interno della rete di relazioni e percezioni (simmetriche ed asimmetriche) al cui interno ci si trova inscritti ed attivi.Esempio: Quando attraverso la dogana quella che conta è la mia identità nazionale e non quella religiosa o professionale.Proprio per questa molteplicità, perché possa essere compreso il concetto di identità è necessario assumere, allora, che vi debba essere un elemento di riferimento: l'alterità.Teorie della non-identitàLe attuali teorie dell'identità sono sorte nell'ambito della logica identitaria aristotelica per cui A=A e non è possibile che A sia diverso da A. Esistono invece anche teorie logiche della non identità, che quindi contemplano la trasformazione. La più importante di queste è la logica hegeliana. Ralph Waldo Emerson ha invece proposto una filosofia della non-identità personale in senso perfezionistico morale: il perfezionista è sempre alla ricerca del suo prossimo sé, "non ancora raggiunto ma raggiungibile". Nel '900, Pirandello problematizzò l'identità personale in modo esemplare nel romanzo Uno, nessuno e centomila.In quegli stessi anni Alfred Korzybsky propose un sistema Non-A, non aristotelico, dove ciascun ente o persona va sempre definito non in quanto tale, ma in quanto riferito allo specifico periodo di tempo in cui esiste. Queste teorie di base, se adottate, potrebbero avere conseguenze notevoli, si pensi per esempio alla teoria criminale e al codice penale: Rossi1980 che è stato messo in carcere per il reato commesso nel 1980 non dovrà essere più considerato quel Rossi1983 che sta scontando la pena.Identità in positivo ed in negativoMolte persone sono orgogliose del gruppo in cui si identificano, che fornisce loro un senso di appartenenza ad una comunità, e per converso tendono a nutrire un rifiuto per i gruppi che considerano esterni o altri, in misura variabile in base al grado di vicinanza o lontananza dell'altro dal proprio. Sono quindi presenti due aspetti dell'identità.Un primo aspetto dell'identità si può avere in positivo come senso di appartenenza, per esempio gli scienziati sociali e storici parlano di identità nazionale per gli abitanti di un particolare paese. Una differente modalità è quella con cui le femministe parlano di identità di genere, sottintendendo così una doppia tipologia di classificazione, in cui sono presenti risvolti ideologici. Infatti, ad una prima classificazione positiva del tipo "come siamo (come io sono)" si contrappone una più potente classificazione negativa del tipo "come io non sono (come noi non siamo)". Ambedue le classificazioni presentano delle limitazioni.Lì dove la classificazione positiva produce uno sforzo di definizione intellettuale (con il rischio di calcificare l'identità museificandola), la classificazione negativa occulta in sé il pericolo di attribuire all'esterno le qualità o caratteristiche negative non gradite (Lacan parlerebbe di forclusione), creando alterità ad hoc in cui vedere riflessi quei tratti che la propria identità ideale ha reso tabù o riconosce come amoralità, primitivismo, arretratezza, illogicità, alogicità, immoralità, difetti, illegalità, peccati, etc.  Anche io, per formare una solida identità, come ci dice usfossombrone calcio, partirei dai colori sociali, rigorosamente presenti anche durante gli allenamenti (basta con le squadre arlecchino!!!), proseguirei con un regolamento, non importa quanto lungo o dettagliato, ma è fondamentale che non sia imposto dall'allenatore, che però deve assumere il ruolo di garante e deve per primo rispettarlo! Porrei poi dei chiari obiettivi che hanno lo scopo di far convergere gli sforzi di tutti verso un'unica direzione e servono a "rimetterci in strada se si sbanda".... Dal punto di vista tattico, la mia squadra quest'anno, ha come identità il 4-3-3, che non cambio mai, nemmeno quando dobbiamo difendere un risultato a 2 minuti dalla fine, perchè altrimenti mostrerei delle debolezze, ansie, paure, timori che potrebbero minarla. Alleniamo il settore giovanile, dobbiamo formare, essere coerenti ed attenti ad ogni particolare... non dobbiamo inseguire risultati.