il nostro NOI

Nulla


v’è di più saldo e tangibile di un invisibile sentire. Pregno di cose che descrivere sarebbe pressocchè vano. Lo si chiama affetto (amore?), rispetto. Quale che sia il nome o l’etichetta da attribuirgli, resta cosa oggettivamente indicibile. Fortunatamente… Perché è un sentire che nome non ebbe né avrà mai. Perché si modella nell’anima(mente?) di ognuno. E, perciò, è cosa sempre diversa ed unica. Persino la carne gode di ciò. Chè, senza, non potrebbe appieno. Sarebbe solo uno sterile e meccanico agitarsi.Io lo stringo, questo sentire. Lo coccolo(izzo). Lo preservo. Lo nutro. Anzi, è d’obbligo la coniugazione al futuro: lo stringerò, lo coccolo(izzer)ò, lo preserverò, lo nutrirò.Continuerò a farlo.E non è promessa. Nulla va promesso. Ogni cosa va fatta. Se si desidera farla.E ciò di cui parlo, rimane mio profondo desiderio che io continui a farlo. Duole gioiosamente il labbro Si rilassa il costatoChè poco prima fu compressoin abbraccio d’intenso sentiremie braccia ora privedi sogno da contenerenon sono mestebensì rinvigoriteda quel sogno che, tuttora,mescolato al sangue, vi scorre… …e vi scorrerà ancora