Creato da il_nuovo_profeta il 06/12/2007

Il Nuovo Profeta

la versione rivista de "il Profeta" di Gibran

 

 

Sul Mangiare e sul Bere..

Post n°5 pubblicato il 12 Marzo 2009 da il_nuovo_profeta

Allora un vecchio disse: Parlaci del Mangiare e del Bere.
Ed egli disse:
Vorrei che poteste vivere sempre con i prodotti della Quattro salti in padella e i Big Mac e i Mc Chicken di McDonald's, e crescere come tanti vitellini destinati alla mensa della gente che conta.
Vorrei che poteste assaggiare le più rinomate prelibatezze dei migliori chef, che vi fossero preparate pietanze degne del tanto celebrato Gouffé.
Ma siccome siete dei poveracci, e per nutrirvi dovete venire a scassare gli zebbedei a me, e per placare la sete preferite attaccarvi all'otre piuttosto che attingere alle acque dei nostri fiumi cristallini, cercate quanto meno di rendere questo atto, come dire, un tantinello più fine.

Ad esempio tu, Giovanni: non ti si può sentire quando suggi la zuppa con quella specie di risucchio che tanto ricorda il rumore starnazzante dell'acqua nella vasca da bagno quando levi il tappo di gomma, o dello sciacquone non appena hai finito di defecare.
E tu, Giacomo: non ti si può vedere quando, dopo avere accuratamente bevuto il sugo direttamente dal bordo bisunto del piatto, ti metti a investigare, con lo stesso dito con il quale in precedenza ti eri grattato tra le natiche e in seguito dentro un'orecchia, in lungo e in largo negli antri più nascosti della tua cavità orale; e quando poi, tirato fuori il frutto della tua ricerca e ammiratolo con la perizia di un orafo di fronte a un diamante rarissimo dalle mille facce, lo riponi come una reliquia sul piatto del tuo vicino o in mezzo a un tovagliolo già precedentemente, da te o da altri, utilizzato.
E infine tu, Gaetano: vogliamo parlare di quando metti i piedi sulla tovaglia o prelevi gli spaghetti dalla scodella con le mani, o di tutte le volte che ti sposti su un lato per dare sfogo allo sfintere, o che ti premi lo stomaco per finire in bellezza i tuoi pranzi con un glorioso rutto degno del tremendissimo Re degli Orchi?
E ne avrei ancora mille e mille da raccontare, volete che continui?
Ma quelli che gli stavano davanti, visibilmente imbarazzati, cominciarono chi ad allargarsi i colletti con gli indici, chi a fischiettare qua e là, chi a spolverarsi gli abiti o a scalciare i ciottoli della strada.
Maestro, dicci tu dunque qual è la giusta maniera di comportarsi a tavola..
Ed egli rispose:
Che vi posso dire, provate innanzitutto ad arrivare puntuali quando vi si invita a pranzo o a cena. Evitate di fare qualsivoglia tipo di rumore, non mettete i gomiti sul tavolo.. Che poi, cacchio d'un cacchio, mica è compito mio educarvi alle regole del bob ton. Ma perché vi preme tanto interrogarmi su questo argomento?
E uno di quelli rispose:
No, vedi.. E' che il figlio del notaio De Bortoli domenica fa la prima comunione, e.. siccome ci ha invitati a mangiare allo Scoglio Ubriaco, allora noi ci si chiedeva.. cioè, volevamo sapere..
E il Maestro ribatté:
E io perché non ne so niente?
Allora lo stesso che aveva precedentemente preso la parola principiò a rispondere:
Ecco.. è che.. siccome il locale è piccolo, e gli invitati sono molti, allora.. Maestro, non se la prenda.. MAESTRO.. Su, non faccia così..
Ma quello già aveva preso la via di casa, evidentemente insoddisfatto della loro risposta.
Spero che vi vada tutto di traverso, e che vi servano del pesce scaduto, porc@ç°§;:%&/#§..

 
 
 

Sul Dare (III giorno)

Post n°4 pubblicato il 08 Dicembre 2007 da il_nuovo_profeta

Allora uno di quelli che era ricco disse:

Mi consenta, Maestro, ci parli del Dare.

Ed egli rispose:

Dare è un verbo irregolare della prima coniugazione, transitivo..

Ma quegli lo interruppe:

Ma no, Maestro, intendevo del Dare nel senso dell’azione.

E il Maestro disse:

Ah, in quel senso lì. Beh, Dare è una bella cosa, non c’è dubbio. Tutti quanti sono costretti a dare qualcosa di sé, è la vita di comunità che lo impone. Però io vi dico, state attenti: in realtà date poco quando date dei vostri beni. Perché è quando donate voi stessi che voi donate veramente.

E a quel dire essi manifestarono il proprio stupore.

Ed egli riprese:

Cosa sono i vostri beni se non degli oggetti che tenete ben stretti nel timore che qualcuno ve li possa ciullare da un momento all’altro, temendo fra le altre cose che possiate averne bisogno in un domani?

E domani, che cosa porterà il domani al cane troppo prudente che sotterra gli ossi nella sabbia uniforme, mentre segue i pellegrini diretti alla città santa?

A quelle parole, i presenti si guardarono negli occhi. E uno di quelli che si chiamava Cosimo Zappalà, si fece avanti  e disse:

E che minchia vuol dire?

E il Maestro rispose:

Intendo dire, che cos’è la paura del bisogno, se non il bisogno stesso?

Ma nessuno di quelli seppe rispondergli.

Forse che non è il terrore della sete, quando pieno è il pozzo, nient’altro che sete insaziabile?

Ma quelli ancora non si raccapezzavano.

Bih, ho capito. Allora: avete presente quando vi scappa che proprio non ce la fate e avete paura di farvela addosso? Ecco, in quei momenti la paura di evacuare è voglia stessa di farlo, o no?

Vi sono pesone che si trattengono, e persone che non sanno trattenersi.

Così pure vi sono persone che donano poco di quello che hanno, e persone che donano tutto quel poco che posseggono.

Vi sono persone che danno con gioia ed in quella gioia sta la loro ricompensa.

E persone che danno con rimpianto, ed in quel rimpianto sta la loro pena.

Perciò, figlioli, non siate mai stitici nel dare, me sempre e ovunque donate, donate e donate.

Allora uno di quelli disse:

Maestro, la maggior parte di noi è indigente. Come facciamo a donare se non abbiamo manco i soldi per pagarci l’abbonamento del Palermo?

E il Maestro rispose:

Ma cosa volete tenere per voi? Tutto ciò che è vostro un giorno sarà di altri. Presto tutti voi morirete, chi di morte naturale, chi messo sotto da un tir, chi in preda a dolori lancinanti causati dalle radiazioni seguite allo scoppio di una centrale nucleare, e via discorrendo. Quindi date oggi, così che il momento del dare sia vostro, e non dei vostri eredi.

A quel dire tutti si toccarono le vergogne davanti, e chi non poteva per ragioni anatomiche toccò quelle del proprio compagno o del proprio vicino.

Dopo di che, il Maestro continuò:

A proposito di Dare, miei cari fratelli. Volevo giusto chiedervi di fare un’offerta per la ricostruzione della cappel.. fratelli.. FRATELLI.. ASPETTATE, EHI..

 
 
 

Sui Figli (II giorno)

Post n°3 pubblicato il 07 Dicembre 2007 da il_nuovo_profeta

Ed una donna che stringeva al petto il suo bambino disse:

Maestro, parlaci dei figli.

I vostri figli non sono i vostri figli, essi sono i figli e le figlie del desiderio che la vita ha di se stessa. Però, Antonio, per quanto riguarda te il discorso è diverso, ma forse è meglio che chiedi direttamente a tua moglie.

E allora uno di quelli disse:

Maestro, ma è giusto alzare le mani ai figli?

La violenza è con l'odio il cibo più agognato dal serpente malefico. Il perdono deve essere la sola risposta agli sbagli di un figlio. A meno che egli non vi abbia sfasciato la macchina nuova.

E la donna riprese la parola e disse:

Ma qual è il modo più giusto per crescere i figli?

E a quel dire egli rispose:

Voi siete come archi da cui i vostri figli, frecce viventi, vengono scoccati.

Voi siete come bozzoli da cui i vostri figli, farfalle lucenti, s'involeranno verso il cielo della vita.

Ad ognuno il figlio che si merita. E' per questo, Antonio, che tuo figlio è busone.

Allora uno di quelli disse:

Maestro, ma è giusto provare più affetto per un figlio rispetto a un altro?

E il Maestro rispose:

I figli devono essere amati tutti allo stesso modo. Anche se essi prediligeranno un genitore piuttosto che un altro, l'amore si dovrà dividere sempre in parti eque, come fa la mamma lupo ai suoi cuccioli. Però per te, Antonio, il discorso non vale, ma ti ripeto, magari è meglio se chiedi a tua moglie.

 

Allora, soddisfatte loro richieste, salutarono il maestro e tornarono ognuno alla propria casa.

Tranne Antonio, di cui a tutt'oggi non si hanno più notizie.

 
 
 

Sull'Amore

Post n°2 pubblicato il 06 Dicembre 2007 da il_nuovo_profeta

Allora uno di quelli che si chiamava Alberto disse:

Parlaci dell'Amore.

Ed egli sputò a terra ad un palmo dal primo, e colà scese una immobilità su di loro. E a gran voce disse:

L'Amore è quando due si vogliono veramente bene e vogliono fondersi l'uno nel corpo dell'altro. Allora quello che dei due è il maschio, va dalla donna e le dice qualcosa del tipo: sei nuova di qui? ma lo

sai che assomigli a quella che faceva quel programma con coso, come si chiama? e la donna generalmente fa finta di non volerne sapere. Allora l'uomo ci riprova, stavolta presentandosi con un anello, o qualcos'altro di prezioso, meglio se su di un'automobile nuova di zecca, ed allora la donna si apre, e quello è l'Amore. Generalmente dopo pochi mesi i due fiscono con lo sposarsi, e dopo pochi mesi ancora possono dare alla luce un altro essere, e poi dopo un po' un altro ancora, ma non è detto che sia così. Poi, se le cose vanno

male, si può riccorrere al divorzio o, in alcuni casi, all'annullamento del matrimonio. Se invece vanno bene, la cosa va avanti tutta la vita e poi si muore.

E a quel dire molti dei maschi presenti si toccarono le vergogne d'avanti.

Allora il Maestro proseguì:

Esistono pure quelli a cui non piace la natura diversa dalla propria: essi sono detti omosessuali, o gai, perchè secondo loro ci si diverte molto più facilmente con ciò che già si conosce. Ma questi sono malvisti dal resto degli uomini, che li indicano e li apostrofano con buffi epiteti, e perciò non possono contrarre matrimonio, nè possono altresì figliare.

E a quel dire molti tra i maschi si coprirono le vergogne di dietro.

 

Ma il maestro seguitò:

Perciò io vi dico: l'Amore non è nient'altro che una propensione verso l'altro da sè. Per via di esso noi vogliamo svuotarci nell'altro e riempirci di lui. Quindi io vi dico, quando egli vi fa un cenno, seguitelo.

E uno di quelli chiese:

Ok, Maestro, ma dove possiamo trovare l'Amore?

E quello, sorridendo come un padre al figlio, rispose:

L'Amore lo puoi trovare dappertutto. Per strada lo puoi trovare, in mezzo alle facce che incontri, dietro agli occhi che vedi. Nelle scuole lo puoi trovare, e nei locali, e negli uffici pubblici. Persino su Internet lo puoi trovare, ma è sempre meglio che prima tu ti faccia mandare una foto, o meglio ancora, che avvii una conversazione con la web. Perchè l'Amore è dispettoso, e le sue vie sempre difficili e scoscese. Egli ha mille facce e mille occhi, può ferirvi come una lama nascosta fra le piume, ma sempre dovete avere fiducia in lui, perchè lui solo può condurvi alla verità.

 

L'Amore vi unisce a sè come la maionese due fette di pane.

Vi capovolge e vi batte sino a farvi cadere tutti gli spiccioli.

Vi lega mani e piedi e vi costringe a sentire la discografia completa di Toni Dallara, live compresi.

Vi macina fino a farvi bianchi come l'Omino Bianco.

Vi impana fino a rendervi teneri come una cotoletta.

Poi vi affida alla sacra fiamma del suo forno, affinchè possiate essere serviti alla mensa del Signore.

Tutte queste cose realizzerà con voi l'Amore, a meno che non vogliate voltargli le spalle, ma allora sì che vi converrà ripararvi le vergogne di dietro.

L'Amore non si può possedere, ma tutti e in tutte le posizioni lui possiede.

 

Quando amate non dovete chiedervi: quanto dura, ma quanto è dura.

E non pensate di potere scegliere da che parte stare, perchè è lui che conduce il gioco: in amore siamo tutti passivi.

 

Unico desiderio dell'amore è quello di realizzarsi.

E se per lui realizzarsi vuol dire succhiarvi tutta l'anima fino all'ultima goccia, come un neonato succhia il latte dalla mammella stracolma, allora mettetevi pure il cuore in pace. Perciò se voi amate e dovete avere dei desideri, e io vi consiglio di non averne, ma se proprio volete averli, fate in modo che i vostri desideri siano questi:

 

Non trovare traffico la mattina per andare all'ufficio.

Avere sempre una monetina in tasca per la macchinettà del caffè.

Non trovare nessuno che stia lì a chiedervi una sigaretta.

Che nessuno noti il brufolo che vi è cresciuto sulla fronte.

Che le sette note siano veramente sette, ma che le preferite della donna che amate siano solo due, La-Do.

Che la vostra auto sia parcheggiata esattamente dove l'avete  lasciata, perfettamente integra e con tutte e quattro le ruote al loro posto.

 

E ora scusatemi, ma ho un appuntamento dal dermatologo che mi è spuntata tutta una cosa sulla schiena e non capisco proprio cosa possa essere. Alla prossima.

 
 
 

INCIPIT (I giorno)

Post n°1 pubblicato il 06 Dicembre 2007 da il_nuovo_profeta

Calogero, lo scelto e diletto, alba del proprio giorno, aveva atteso ventun'anni nella città di Ficarazzi, il pulmino che doveva tornare e riportarlo nella nativa Termini Imerese. E nel ventunesimo anno, nel settimo giorno del Signore, il mese delle prime creme solari, uscì dal bar di Totò Panella e guardò verso la fine della strada; e vide il pulmino arrivare, nella calorìa del mezzogiorno.

Allora le porte del suo cuore si spalancarono, e una lacrima solcò la soglia dei suoi grandi occhi saraceni. Li chiuse lentamente e pregò nel silenzio della sua anima, chiedendosi:

Come faccio ad andarmene in pace e senza dolore? Come faccio a lasciare le persone con cui ho condiviso tanti anni? Chi glielo dice a mia madre che non torno per cena?

E asciugandosi le prime lacrime si disse:

No, non lascerò il quartiere senza una ferita nell'animo. Tutto il dolore che ho patito non sarebbe nulla in confronto a ciò che patirei se me ne andassi. Ho sparso troppo denaro, e troppi sono i debiti che ho accumulato in queste strade, eppure, non posso ritirarmi da loro senza un rimpianto o una sofferenza.

 

Lasciare il luogo dove si è cresciuti è come strapparsi i peli dalle vergogne con pinzette.

E' come mettere il sale nel caffè al posto dello zucchero.

Non posso indugiare oltre.

Sento una voce che mi chiama, perciò devo salire su quel pulmino.

 

E il pulmino intanto si avvicinava, e sopra di esso vi era una comitiva di svedesi in bikini diretta al mare.

Egli le vide, e la sua anima era sul punto di scoppiare, e con gli occhi illuminati e con la grazia che solo lui sapeva disse:

Minchia.

E mentre quello era sul punto di fermarsi, un attimo prima di avvicinarsi al portello dell'entrata, sentì delle voci conosciute che invocavano il suo nome, mentre gridando si riferivano l'un l'altro la notizia dell'arrivo del pulmino.

Ed egli disse fra sè:

Bih, e che palle..

E quelli una volta arrivati gli dissero:

Maestro, ma che sta succedendo? Forse che pensava di abbandonarci alle nostre anime? Non facciamo che è ancora offeso per la storia della macchina, quella si ripara..

Ma egli non guardava, pareva veramente offeso.

Maestro, sono quattro graffi, è cosa da poco..

Ma lui niente, non ne voleva sapere.

E allora quelli insistettero:

Dai Maestro, lo sappiamo come sia profondo il tuo desiderio di tornare alla terra dei tuoi ricordi. E il nostro rispetto e la nostra venerazione, non ti vincoleranno, nè i nostri desideri ti fermeranno. Ma prima di lasciarci ti chiediamo di parlarci, di comunicarci il tuo credo, affinchè noi, gente di Ficarazzi, possiamo vivere nel benessere e in armonia con il volere di Dio. Così noi lo trasmetteremo ai nostri figli, e i nostri figli ai loro figli, e i loro figli ai loro figli ancora, e questi qui a quelli che verranno, ed esso non perirà. Sono tante le cose che vorremmo chiederti, tanti i quesiti che ci attanagliano. Per esempio: perchè la carta igienica finisce sempre quando uno ha bisogno? perchè non possiamo mettere i bianchi coi colorati? perchè deve piovere sempre di sabato? perchè tutto attaccato si scrive staccato, e staccato invece si scrive tutto attaccato? e perchè..

Ma quelli li interruppe e disse:

Gente di Ficarazzi, e che è? una cosa alla volta. Non è che sono un robot che posso rispondere tutt'insieme a queste domande, e che Caspio..

Allora quelli dissero:

Maestro, noi vogliamo soltanto che ci sveli noi stessi e le nostre esistenze. Vogliamo che ci comunichi tutto ciò che ti si è rivelato di ciò che sta tra la nascita e la morte, passando per la Prima Comunione.

E a tal richiesta egli, sbuffando seccatamente, rispose:

Allora, visto che insistete tanto, comincerei a parlare della cosa che sta agitando i vostri animi, vabbè?

 
 
 

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