il Pasquino ... blog

Unità d'Italia ed EMERGENZA DEMOCRATICA


L’anniversario dell’Unita d’Italia rappresenta una buona occasione per ragionare sul valore e il significato di un insieme di principi che hanno da sempre caratterizzato la nostra identità nazionale nella proposta formativa della scuola pubblica. Evidentemente questo insieme di valori si è venuto modificando nei 150 anni di storia del nostro Paese, fino a trovare un riferimento fondate nella Costituzione repubblicana del 1948 e nell’insieme di principi di convivenza democratica ad essa connessi. L’area di insegnamento “Cittadinanza e Costituzione” ha inteso recuperare tale patrimonio valoriale assumendolo come ferimento per qualificare la formazione scolastica: con il primo termine si voleva indicare “la capacita di sentirsi cittadini attivi che esercitano diritti inviolabile e rispettano i doveri inderogabili della società di cui fanno parte” e con il secondo riferirsi al “documento fondamento della nostra democrazia da cui trarre una mappa di valori utile per esercitare la cittadinanza in tutti i livelli”. Da qui l’analogia con l’anniversario dell’Unità d’Italia, il quale, dietro la retorica di facciata e il profluvio di iniziative e celebrazione di cui siamo inondati in queste settimane, è stato teatro di aspri scontri politici ed ideologici, culminati nel  deprimente balletto su “festività si/ festività no” a cui abbiamo assistito nei mesi scorsi. Balletto che ha rappresentato la cartina di tornasole, più chiara di tante parole, dell’ambivalenza con cui il nostro paese ha vissuto questo anniversario e delle forti tensioni che indeboliscono l’identità nazionale e il comune riconoscimento in valori condivisi. C’è evoluto Benigni, ovvero un comico, per fare commuovere gli italiani di fronte al proprio inno nazionale.Cittadinanza e Costituzione rischia di fare la fine del centocinquantesimo anniversario, ovvero diventare una espressione vuota di significato e riempita solo di affermazioni retoriche? Il dubbio deriva dal constatare la distanza siderale che separa lo spazio semantico evocato da Cittadinanza e costituzione e il triste spettacolo a cui assistiamo giornalmente di scempio delle nostre istituzioni democratiche e dei valori della convivenza civile: violazioni dei principi costituzionali di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e di rispetto delle regole democratiche, lotta aperta tra magistratura e governo o tra governo e Parlamento, spinte secessioniste e prevalere di interessi localistici tra loro contrapposti.E la scuola, come può predicare valori costituzionali e di cittadinanza in un contesto sociale e politico di questo genere? E’ questa la contraddizione fondamentale che si vuole mettere in evidenza: la scuola pubblica non ha la forza di rappresentare un insieme di valori diversi ed antagonisti rispetto a quelli espressi da contesto politico e sociale che l’ha istituita. Con quale faccia un insegnante può parlare di convivenza democratica e principi costituzionali?  Quali esempi può richiamare della nostra attualità politica? Come possono le sue parole non suonare retoriche e “vecchie” di fronte al nuovo che avanza? Chiunque si occupi di formazione conosce il valore educativo della testimonianza soprattutto quando sono in gioco valori e comportamenti morali o sociali: non sono le parole, ma i comportamenti che parlano in questo campo. Ansi, se ci troviamo di fronte a messaggi contraddetti delle azioni concrete l’effetto boomerang è assicurata, oltre alla perdita di qualsiasi credibilità. In che modo un insegnante può richiamare un principio di uguaglianza e di responsabilità personale nei confronti dei propri allievi, colpevoli di aver infranto delle regole scolastiche, o di cittadini che passano col il rosso al semaforo o non pagano le tasse?In questo contesto credo sia necessario restituire al mittente la parabola sulla Cittadinanza e Costituzione giustificando nei registri e nei documenti ufficiali la propria omissione in questi termini: “Non ci sono attualmente nel nostro Paese le condizioni per dare seguito a questo insegnamento!”.Da “Scuola e Didattica” del 01-04-2011. CONTRADDIZIONI di Mario Castoldi)