il Pasquino ... blog

Nonostante tutto è Natale!


I più piccoli già guardano, sognanti, le vetrine in cui sono esposti i tanto bramati balocchi. Alcuni  hanno già addobbato l’ albero e costruito il presepe tranquillamente rinchiusi in casa, al sicuro dalla tempesta. Noi più grandi già pregustiamo le due settimane di scuole chiuse. C’è aria di festa nelle città e nei piccoli paesini. Poi tutto passerà e si ritorna al solito tran tran, all’ aria di  tempesta. Una tempesta metaforica, ovviamente non legata al maltempo che ci sta perseguitando negli ultimi giorni. Per accorgersi della veridicità, e della drammaticità, delle mie parole basta prendere un quotidiano qualsiasi per rendersi conto di quanto sia lunga la lista degli “eventi spiacevoli”. Siamo in una grave crisi e non solo di valori. In primo piano c’ è la crisi economica, che non molla la presa su di noi neanche a Natale e ci costringe a risparmiare sui doni ai figli, se si è adulti, o a desiderare qualcosa di più economico, se si è più piccoli. Alcuni penseranno: “E’ vero!”. Ma adesso viene il bello! Quello che ho scritto sulla crisi economica dovrebbe essere ininfluente nei confronti del  Santo Natale perché questo non  prevede ipocriti addobbi e fronzoli ridicoli. Invece oserei dire che noi  dissacriamo la festività religiosa, ci lasciamo prendere dall’ ipocrisia che orbita intorno a questa festività. Non condivido e non sopporto lo sfrenato consumismo che prende tutti, uno schiaffo alla miseria, a quanti vivono oggi una condizione di disagio e difficoltà …. Ormai la società, in ogni latitudine, sembra essere fatta da uomini che dispensano sorrisi, i cosiddetti “yesman”. Stiamo dimenticando che il Natale non è un bel regalo, carino e luccicante, wonderful, come amiamo dire noi giovani. E’ la celebrazione della Natività del Signore. Magari fosse finita qui! Il problema è sociale: da un lato gli adulti sono quasi tutti occupati a seguire morbosamente casi di povere ragazze scomparse o partite di calcio o a pensare ai 100000000 modi per risparmiare, dall’ altro i giovani, che anziché  pregare in attesa  dell’ Avvento giocano a calcio, ai videogame o chattano. E la notte di Natale diamo sfoggio di noncuranza nei confronti di una festività che dovrebbe essere prettamente religiosa! Almeno dovremmo  fare un gesto simbolico, come un segno della croce, coscienti del suo valore religioso e non solo simbolico.  Ma noi, invece, no! Noi mangiamo fino a scoppiare,  pesce, dolci e fichi secchi, aspettiamo trepidanti di aprire i regali, e, ciliegina sulla torta, a mezzanotte tutti a giocare! Per fortuna  alcuni  preti  tentano di risvegliare le nostre coscienze radunando attorno a loro i  giovani più sensibili alla Fede. Invece di conformarsi con gli altri, ci ricordano che Natale non è fatto di spumante e caviale, ma di preghiera e rispetto per Gesù, per la religione, per il prossimo, Natale è sentirsi fratelli. Peccato che quei giovani siano pochi e, devo ammetterlo, io non sono fra quelli. Dovremmo ricordarci che nonostante tutto è Natale in Abruzzo, alle Hawaii, in Afghanistan, fra i piccoli africani. Soprattutto dovremmo ricordarci di pregare per una nuova giustizia, una nuova società, dove contino il merito, le capacità, l’onestà, la disponibilità, non più la furbizia e l’abilità di fregare gli altri... Dovremmo fare  tutti un esame di coscienza e non pensare più che debbano essere solo gli altri a darsi una regolata. Cominciamo, ognuno di noi, a fare il nostro lavoro onestamente e con serietà!                                                               a cura di Angelo Rainone