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Irriverenti


Carlos Drummond de Andrade e Egon Schiele.Audaci  ma straordnariamente semplici. In una realtà stretta a  dimostrare l'umanità di attimi di dolore e guerra, di passionalità sofferta e cinismo. Gridano i tratti quasi sconci di Schiele  in una palese provocazione per chi guarda.De Andrade con le parole scorre nell'intimo di ognuno senza segreti nè pudori. Così, senza paura, si ferma su labbra che sanno di fuoco e incendia di sesso la fantasia.
Soave bocca errantein superficie fino a trovare il puntoove t'aggrada cogliere il frutto a fuocoche non sarà mangiato ma fruitofinché non s'esaurisce il succo caldoe lui ti lascia, o tu lo lasci, flaccido,ma rugiadoso di bava di delizieche frutto e bocca si permettono, dono.Bocca soave e saggia,impaziente di succhiare e segregareintero, in te, il tallo rigidoma folle di piacere al confinarsinel limitato spazio che tu offrial suo volume e getto appassionati,come puoi diventare, così aperta,ricurvo cielo infinito e sepoltura?Soave bocca e santa,che piano piano vai sfogliando la liquidaschiuma del piacere in muto rito,lenta-leccante-lecchillusoriamentelegata alla forma eretta quasi fosserola bocca il frutto, e il frutto la bocca,no, basta, basta, basta, basta bermi,uccidermi e, da morto, vivermi.So già cos'è l'eternità: è puro orgasmo.