ilpeloedilvizio

Post N° 288


Monet e Petrarca
Chiare fresche e dolci acque ove le belle membrapose colei che sola a me par donna; gentil ramo, ove piacque,(con sospir mi rimembra) a lei di fare al bel fianco colonna; erba e fior che la gonna leggiadra ricoverse con l'angelico seno; aere sacro sereno ove Amor co' begli occhi il cor m'aperse: date udienza insieme a le dolenti mie parole estreme. S'egli è pur mio destino, e 'l cielo in ciò s'adopra, ch'Amor quest'occhi lagrimando chiuda, qualche grazia il meschino corpo fra voi ricopra, e torni l'alma al proprio albergo ignuda; la morte fia men cruda se questa spene porto a quel dubbioso passo, ché lo spirito lasso non poria mai più riposato porto né in più tranquilla fossa fuggir la carne travagliata e l'ossa.Tempo verrà ancor forse ch'a l'usato soggiorno torni la fera bella e mansueta, e là 'v'ella mi scorsenel benedetto giorno, volga la vista disiosa e lieta,cercandomi; ed o pietà! già terra infra le pietre vedendo, Amor l'inspiri in guisa che sospiri sì dolcemente che mercé m'impetre, e faccia forza al cieloasciugandosi gli occhi col bel velo. Da' be' rami scendea,(dolce ne la memoria) una pioggia di fior sovra 'l suo grembo;ed ella si sedea umile in tanta gloria, coverta già de l'amoroso nembo; qual fior cadea sul lembo, qual su le treccie bionde,ch'oro forbito e perle eran quel dì a vederle; qual si posava in terra e qual su l'onde,qual con un vago errore girando perea dir: "Qui regna Amore".Quante volte diss'io allor pien di spavento: "Costei per fermo nacque in paradiso!". Così carco d'oblioil divin portamento e 'l volto e le parole e'l dolce risom'aveano, e sì diviso da l'imagine vera, ch'i' dicea sospirando: "Qui come venn'io o quando?" credendo esser in ciel, non là dov'era.Da indi in qua mi piace quest'erba sì ch'altrove non ò pace. Se tu avessi ornamenti quant'ai voglia,poresti arditamente uscir del bosco e gir infra la gente.