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Post N° 330


Dante e Guercino
«Vergine Madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura,termine fisso d'etterno consiglio,tu se' colei che l'umana naturanobilitasti sì, che 'l suo fattorenon disdegnò di farsi sua fattura.Nel ventre tuo si raccese l'amore,per lo cui caldo ne l'etterna pacecosì è germinato questo fiore.Qui se' a noi meridiana facedi caritate, e giuso, intra ' mortali,se' di speranza fontana vivace.Donna, se' tanto grande e tanto vali,che qual vuol grazia e a te non ricorresua disianza vuol volar sanz'ali.La tua benignità non pur soccorrea chi domanda, ma molte fiateliberamente al dimandar precorre.In te misericordia, in te pietate,in te magnificenza, in te s'adunaquantunque in creatura è di bontate.Or questi, che da l'infima lacunade l'universo infin qui ha vedutele vite spiritali ad una ad una,supplica a te, per grazia, di virtutetanto, che possa con li occhi levarsipiù alto verso l'ultima salute.E io, che mai per mio veder non arsipiù ch'i' fo per lo suo, tutti miei prieghiti porgo, e priego che non sieno scarsi,perché tu ogne nube li disleghidi sua mortalità co' prieghi tuoi,sì che 'l sommo piacer li si dispieghi.Ancor ti priego, regina, che puoiciò che tu vuoli, che conservi sani,dopo tanto veder, li affetti suoi.Vinca tua guardia i movimenti umani:vedi Beatrice con quanti beatiper li miei prieghi ti chiudon le mani!»