Creato da lady_bel il 16/01/2007

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Il lupo perde il pelo ma non il vizio....

 

 

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Post N° 75

Post n°75 pubblicato il 16 Febbraio 2007 da lady_bel

CARNEVALE - dedicato a tutti i miei amici che hanno figli -

Mi sono chiesta, più volte, quale fosse il motivo per il quale ci si sente ipnotizzati da questa parola che suscita sentimenti piacevoli ed incanala la mente verso la spensieratezza ed il divertimento.

Ipnosi che nasce nella notte dei tempi e continua, ancor oggi concentrando la sua forza in concomitanza di un preciso periodo climatico caratterizzato dal passaggio dall’inverno alla primavera.

Periodo che visibilmente segna un continuo aumento della luce diurna e della temperatura.

Avvenimento che corrisponde ad un rinascere della natura sia oggettiva (tutto ciò che circonda i nostri sensi) che soggettiva (tutto ciò che sentiamo in noi) è ovvio che questo risveglio venga atteso con trepidazione ed accolto con intima gioia.

E così deve essere stato per l’umanità di tanto tempo fa, distribuita nelle varie latitudini della terra. Ed è logico ritenere che la trepida attesa e la festosa accoglienza del passaggio climatico siano stati oggetto di festeggiamento.

Perché, in fin dei conti, trepida attesa e festosa accoglienza altro non era che il risultato del primordiale conflitto tra Morte e Vita, Buio e Luce, Male e Bene.

E sembrò doveroso ritualizzare questo eterno conflitto e cioè procedere con rappresentazioni simboliche che decretano la sconfitta della Morte, del Buio, del Male ad opera della Vita, della Luce, del Bene.immagine

Ed eccoci, allora, nell’antica Babilonia. Ivi, terra di validi ed insigni studiosi degli astri e del loro rapporto con l’uomo, talune considerazioni legate alla rivoluzione lunare (novilunio e plenilunio) ed al corso del sole comparato con l’orbita lunare (equinozio e solstizio) portavano a definire la quantità delle variazioni climatiche. Pertanto, per ognuna di queste, sembrò giusto ringraziare il Motore che ne consentiva l’esame e la valutazione.

I ringraziamenti dovevano essere corali, con festeggiamenti pubblici, a grande partecipazione sociale.

In particolare, la festa più importante era quella che associava all’equinozio di primavera la sensazione del rinnovamento e alla commemorazione della lotta tra la divinità malefica e quella benefica o salvatrice (contrasto tra l’anno morente  e l’anno nascente che si scrollava delle scorie di quello).

La rappresentazione era formata da un corteo, in cui figurava una “nave ruotata” – su cui primeggiava la luna e/o il Sole – che procedeva verso il Tempio di Babilonia.

Ci spostiamo in Grecia dove, in questo periodo fiorivano feste in onore di Dionisio , il dio morto e resuscitato. Duravano tre giorni. Nel primo si aprivano i vasi di argilla, nei quali era stato conservato il vino novello e si portavano al santuario del dio dove si gustava il divino succo d’uva fermentato (ci si sbronzava;n.d.r.); l’ebbrezza e l’euforia che ne derivavano alludevano alla liberazione ed alla gioia che il dio offriva a chi entrava in comunicazione con lui. Nel secondo e terzo giorno si formava un corteo che raffigurava l’arrivo del dio e, poiché si riteneva che il dio venisse dal mare, questo troneggiava su una barca, montata su quattro ruote, con un grappolo d’uva in mano e due satiri nudi che suonavano il flauto. Il corteo comprendeva personaggi mascherati.

Anche nella Roma antica (pre-cristiana) si svolgevano, durante questo periodo di risveglio, alcune cerimonie di tipo carnascialesco. Erano queste le Equirie, caratterizzate da corse di cavalli, dapprima sciolti e poi congiunti a cocchi; si svolgevano in Campo Marzio e, se questo era inondato dal Tevere, sul Colle Celio.

Il periodo dell’anno era corrispondente all’attuale mese di Marzo, mese – allora – dedicato al dio Marte.

Peraltro, feste e manifestazioni chiudevano la stagione autunnale  con il sacrificio del cavallo di ottobre affinché il dio della guerra – Marte – garantisse Roma contro le razzie nemiche.

Ma, non solo le Equirie venivano celebrate nella Roma antica pre-cristiana ma – anche  e contemporaneamente - i Saturnali ed i Lupercali.

I Saturnali, dedicati al dio Saturno – preposto all’abbondanza dei doni della terra – duravano un periodo fissato dall’Imperatore Domiziano.

La festa era aperta con un grande banchetto pubblico aperto  in cui ci si scambiavano saluti augurali e doni importanti.

In questo periodo tutto era lecito; in particolare gli schiavi venivano serviti a tavola dai padroni e quelli si potevano permettere con questi ogni libertà; inoltre, veniva estratto a sorte il nome di un partecipante cui era conferito il titolo di “re da burla” (princeps saturnalicius) con la concessione di esercitare ogni potere. Parallelamente alla manifestazione pubblica, se ne aprivano di private che, usualmente, finivano in orge di ogni tipo.

Il Lupercali, dedicati all’antico dio Luperco - venerato sin dall’epoca di Romolo e Remo, che aveva la sua dimora in un antro, il Lupercale, sito ai piedi del Palatino – lì, dove, secondo la leggenda, la lupa aveva allattato i gemelli; Lupesco – dio pastorale assimilabili ad un fauno - era preposto alla protezione dei greggi dai lupi ed alla fecondità di quelli. I suoi sacerdoti,  i Luperci, venivano scelti tra le gentes  romane, classi privilegiate che in quei tempi contavano – come  i Quintili e i Fabiani e successivamente i Giuliani -  in onore di Cesare , proveniente dalla famiglia Julia.

I Luperci, con un drappo di pelle intorno ai lombi, compivano di corsa una specie di cerchio magico intorno al Palatino, brandendo delle corregge con le quali colpivano quanti incontravano e, soprattutto, le donne adulte che, di contro, si offrivano spontaneamente ai colpi con la speranza di restare gravide.

Con l’avvento del Cristianesimo, molti di questi festeggiamenti persero la loro struttura religiosa pagana. Tuttavia, la Chiesa di allora non propugnò la fine di questi festeggiamenti, in quanto pagani, ma ne accettò lo svolgimento in quanto permeati di religiosità.

Ed ecco che in quel periodo, accanto ad avvenimenti mistici, come il Natale – l’Epifania, si pensò di festeggiare alcuni dei martiri cristiani: San Valentino, San Silvestro, Sant’Antonio, Santo Stefano.

Con il calendario liturgico romano il carnevale inizia il 17 gennaio (Sant’Antonio) e termina con l’inizio della quaresima la cui data varia secondo la Pasqua.

In tutta questa visione storica ci sono da osservare alcune caratteristiche che si riscontrano nel Carnevale nostrano di oggi: la presenza di un carro, come ad esempio a Viareggio in particolare, l’uso di maschere, come celebrato a Venezia – o come nei balli alla corte de Re di Francia o a quello di Rio de Janeiro in Brasile – che, simbolicamente, rappresentavano e rappresentano l’anno morente; i divertimenti smodati (che per motivi sociali, politici ed economici si sono concentrati nella notte di San Silvestro, del giovedì e martedì grasso) e lo scambio di saluti e di doni (Natale Befana, San Valentino).

Ma questo periodo climatico variamente festeggiato è stato sempre chiamato Carnevale? No di certo.

Però i sentimenti che albergavano nelle persone sicuramente sicuramente sono stati descritti da artisti, scrittori e sociologi. Ed ecco che, qualche storico latino ravvede in quelle esplosioni di gioia, un sollievo per l’uomo che, costretto dal freddo e dal buio dell’inverno a chiudersi nei suoi alloggi, finalmente può godere della luce e del nuovo tepore (Carni levamen cioè sollievo della carne, anche se temporaneo, in quando, ovviamente, ognuno sapeva che terminata l’esplosione di gioia doveva ricominciare a prepararsi per affrontare di nuovo il buio ed il freddo); oppure ravvede in quell’esplosione di gioia la necessità di dare fondo a quanto era stato accantonato nell’affrontare il trascorso periodo di buio e freddo ( Carnes levare cioè togliere le carni con riferimento a quello che sarebbe successivamente diventato il martedì grasso, giorno in cui – ancora oggi – si da fondo e fine ai divertimenti); oppure ravvede proprio nel giorno di chiusura dei festeggiamenti l’addio ai divertimenti (carni vali! Cioè Carne addio! Con riferimento alla fine delle orge che avevano caratterizzato taluni festeggiamenti come i Saturnali, frammenti dei quali sopravvivono ancora ogg nella notte di San Silvestro).

Ma c’è anche qualche studioso recente che punta la sua attenzione ai cortei religiosi che accompagnavano le feste; i già descritti carri del dio Sole in Babilonia del dio Dionisio in Grecia, e cioè carri che uscivano dalle acqua: Car naval!

Fatto sta che questo festeggiamenti associati ai descritti passaggi climatici, vengono ancora oggi voluti perché considerati come valvola di sfogo (considerazioni politiche-sociali) o come incentivo al consumismo necessario per lo sviluppo produttivo (considerazioni economiche-strategiche; infatti quello che sconsideratamente si riesce a spendere in questo periodo, non ci si azzarderebbe a farlo per tutto il resto dell’anno).

E con ciò Buon Carnevale.

 
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