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Caravaggio e Orazio Flacco
Q. Orazio Flacco, Epistole I 4
Albio, Albio,
critico sereno delle mie satire,
che fai a Pedio?
Lasciami pensare:
scrivi forse poesie
da far dimenticare Cassio Parmense,
o vai per boschi a ritemprarti
silenzioso come uno smemorato
che si perda a considerare
ciò che è degno o no d'uomini civili?
Tu non eri cosí avvilito un tempo:
gli dei ti diedero bellezza,
ricchezze, e l'arte di goderne.
Cos'altro potrebbe augurare
l'affetto di una nutrice
al figliolo che si cresce in seno?
d'avere buon senso,
di poter dire ciò che pensa,
di godere favori, credito e salute,
di vivere decentemente
con qualche quattrino in tasca.
Fra speranza e affanni,
fra timori e rabbia,
immagina
che l'alba di ogni giorno
sia l'ultima per te:
le ore che seguiranno
e non speravi piú
tutte un incanto.
Ma se vuoi ridere
vieni a trovarmi:
sono grasso e lustro,
la pelle curata a dovere,
un porco, un porco epicureo.
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