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Molto bello questo quadro e come ogni opera figurativa lascia spazio all'interpretazione, all'ermeneutico comprendere immaginativo. Noi "vediamo" in un'opera una parte della nostra esistenza, la investiamo della nostra esperienza vissuta e in tal modo conferiamo essa un senso ricolmo di infinite rimandatività ridondanti di significato. A seconda del momento della nostra vita in cui incontriamo un'opera, essa si fa riflesso di semanticità differenti, a volte anche in contrasto l'un l'altra: l'opera, in questo caso un quadro, non è uno statica impressione di colori su una tela, tantomeno un contenitore di un senso definito una volta per tutte, come l'essere parmenideo: l'opera vive! Così, quella mano che s'adagia sul collo della donna può significare ora un elemento autoctono (che viene dal di fuori come estraneo alle due figure) che rimanda a un "essere carezzati" da un altro, mentre una donna inconsapevole piange sulla spalla dell'altra; ora, invece, la mano della donna stessa che abbraccia che circonda il collo dell'abbracciata. Ora un tradimento, ora un gesto di affetto smisurato. Ora unione, ora presagio di un abbandono futuro. L'opera vive, ci trascorre d'innanzi come un film a rallentatore che, fotogramma per fotogramma, fa apparire ogni immagine isolata, mentre invece ognuna di questa rimanda a quella precedente e a quella successiva. L'opera vive in noi e tramite noi la sua esistenza e noi tramite lei, parti innumerevoli della nostra. Con affetto broken