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Oggi i russi:
Vrubel "Demonio"
Brodskij "discorso ai laureati del 1984 allo Williams College".
"Signore e signori,
qualunque strada possiate scegliere, quella dell'audacia o quella della prudenza, nel corso della vita siete destinati a entrare in contatto, direttamente, fisicamente, con un'entità conosciuta col nome di Male. Non mi riferisco a una presenza peculiare del romanzo gotico, bensì, per non dire altro, a una palpabile realtà sociale che non potete controllare in alcun modo. Non c'è bontà d'animo, per quanto grande, né astuzia, per quanto sottile, che possa impedire questo incontro. Anzi, quanto più sottili sono i vostri calcoli, quanto più prudente è la vostra condotta, tanto maggiori sono le probabilità di questo appuntamento, e tanto più violento è l'urto. Tale è la struttura della vita che quello che noi chiamiamo Male è capace di un’ubiquità pressocchè assoluta, se non altro perché tende a mostrarsi nelle sembianze del bene. Non succede mai che entri in casa vostra presentandosi con il suo nome: “Salve, mi chiamo Male!”. Questo, naturalmente, vi dà un’idea della sua natura di plagiario, ma il sollievo che si può trarre da una tale osservazione è appannato dalla frequenza con cui viene fatta.
Sarebbe prudente, quindi, sottoporre le vostre nozioni del bene ad un esame il più attento possibile, perlustrare tutto il vostro guardaroba, per così dire, alla ricerca degli abiti che potrebbero attagliarsi ad un estraneo. Certo, è un’occupazione che può impegnarvi a tempo pieno, e ne varrebbe la pena. Scoprirete con stupore quante cose che considerate vostre e buone si adattino comodamente, senza bisogno di molti ritocchi, al vostro nemico. Può succedere addirittura che cominciate a domandarvi se lui non sia la vostra immagine nello specchio, perché la cosa più interessante, nel Male, è il suo aspetto umano, del tutto umano. Senza esagerare, non c’è nulla che si possa rovesciare ed indossare alla rovescia così facilmente come la .nozione di giustizia sociale, coscienza civica, avvenire migliore, eccetera.
Uno dei più sicuri segnali di pericolo, in questo campo è il numero di coloro che condividono le vostre idee, non tanto perché l’umanità ha il dono di degenerare in uniformità quanto nella probabilità – implicita nei grandi numeri – che i nobili sentimenti siano contraffatti.
Per lo stesso motivo, la più sicura difesa contro il Male, è un individualismo estremo, l’originalità di pensiero, la bizzarria, perfino – se volete – l’eccentricità. Qualcosa cioè che non può essere simulato, falsificato, imitato; qualcosa che metterebbe in imbarazzo anche un provetto impostore. Qualcosa, in altre parole, che non può essere diviso con altri, come la vostra pelle: nemmeno con una minoranza.
Il Male ha un debole per la solida normalità. Va matto per le grosse cifre, per l a fiducia granitica, per la purezza ideologica, per gli eserciti ben addestrati e per i bilanci ben assetati. Alla sua simpatia per queste cose non è estranea, presumibilmente, una innata insicurezza; ma è una constatazione , anche questa, che non può dare molto sollievo quando il Male trionfa.
E il Male trionfa: in tante parti del mondo e dentro noi stessi. Se si considera l’ampiezza e l’intensità con cui si manifesta, se si considera, soprattutto, la fatica di quelli che lo combattono, oggi il Male pouò essere visto non come una categoria etica bensì come un fenomeno fisico che non si misura più in particelle ma occupa le pagine degli atlanti geografici.
Quindi il motivo per cui vi parlo di tutto questo non ha niente a che fare con la vostra età, con la vostra condizione di giovani che guardano con occhi limpidi una lavagna pulita. No, la lavagna è sporca, ed è difficile credere nella vostra capacitò o nella vostra volontà di pulirla.
Le mie parole hanno semplicemente lo scopo di suggerirvi una forma di resistenza che un giorno può esservi utile, che può aiutarvi ad uscire dal vostro incontro con il Male forse meno sudici – anche se non necessariamente più vittoriosi – di quelli che vi hanno preceduto. Quella a cui sto pensando, come avrete capito, è la famosa faccenda dell’altra guancia…..”
(Iosif Brodskij, "Per citare un versetto" in "Il canto del pendolo")
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