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Olbinski e Leti
MAGNOLIA
È un frutto di fico
squarciato da un morso – il pube languido
che riposa umido sotto le lenzuola –
che secerne a gocce,
lungo la buccia verde e liscia,
dal picciolo strappato
il liquido vischioso e bianco come il latte.
Migrano sull’albero nodoso i pensieri stanchi;
oltrepassando il diaframma
di una finestra dagli scuri socchiusi
e graffiandosi con le sue foglie ruvide e ampie.
La stanza non è buia; è solo in penombra
ed è per questo che accoglie
silente
tutti i rumori e gli odori dolci dell’estate.
È bastato poco perché estremità carnose
s’aprissero al tocco leggero di dita esperte.
Sei come il vento bizzarro e impudico di giugno:
che sfoglia e scarta i petali dei fiori della magnolia
e ne disperde poi,
nell’aria, il polline giallo e farinoso.
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