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"Il segreto di una conversazione educata è di non aprire mai bocca a meno di non avere qualcosa da dire."

 

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Nebbia

Post n°10 pubblicato il 04 Aprile 2008 da ilprimocuggino
 
Foto di ilprimocuggino

Ma a me la nebbia è sempre piaciuta.
Certo, chi abita questo territorio di terracqua in fondo è abituato, forse si accompagna alla nebbia meglio di chi non ne conosce la cifra se non sporadicamente.
Ma non è da tutti.
Eppure scorgere a stento l’ossatura degli argini, mentre ti muovi verso il fiume ha il sapore di un viaggio verso un luogo sconosciuto. Di colpo tutto ciò che ti sembrava familiare diventa terra inesplorata. E’ abbastanza semplice lasciarsi vagabondare, perdersi un po’. Anche le persone, non ti vengono di fronte lentamente, non le scorgi di lontano. Ti appaiono, così, di colpo. Come ombre. E non c’è mai imbarazzo nella nebbia. La nebbia nasconde. E protegge.
A me la nebbia piace, si lascia scrivere un po’ come una lavagna. Mi posso divertire a scriverla o disegnarla. E’ facile tornare per un po’ ai giochi di bambino, immaginare avventure, popoli sconosciuti, isole da trovare.
Adesso sento la Primavera sulla pelle, mattine di sole. Ancora fredde, ma di sole. Ma il mio angolo di nebbia mi accompagna sempre in un angolo di cuore.

 
 
 

Balthus

Post n°9 pubblicato il 28 Marzo 2008 da ilprimocuggino
 
Foto di ilprimocuggino

Balthus (Parigi 1908 - Rossinière 2001)

Balthus, il cui vero nome è Balthasar Kłossowski de Rola, è un pittore francese noto sprattutto per i suoi ritratti di modelle adolescenti e per essersi liberamente inspirato a "Cime Tempestose" della Brontë e ad "Alice nel paese delle Meraviglie" di Carrol, per alcune sue opere : La toilette de Cathy (1933) e Alice nello specchio (1933).

Di Balthus mi colpiscono soprattutto le espressioni dei volti. Il senso d'inquietudine, che mi pervade soprattutto guardando i ritratti degli adolescenti, è dato dal contrasto con le pose, spesso scomposte, giocose, tipiche dell' età giovanile, e lo sguardo che sembra alludere ad una più matura consapevolezza del mistero della vita.
In poche parole e come se mi dicessero che c'è un qualcosa di meraviglioso e terribile, che ormai, superata quell' età, non potremo mai più (ri)conoscere.
Da ragazzo mi son sempre chiesto : come sarò da adulto? Ricorderò i profumi? E le tensioni del vivere veloce? La forza la sentirò ancora?
Gli adolescenti di Balthus mi fanno pensare. Mi costringono a ricordarmi di ciò che ero.
E che fortemente vorrei continuare ad essere.

Provate a seguire le tracce.

 
 
 

Tibet, raise your flag. People raise your minds!

Post n°8 pubblicato il 26 Marzo 2008 da ilprimocuggino
 
Foto di ilprimocuggino

Mi sono sempre ripromesso di non parlare di politica nei blog.
Principalmente perché credo non ne valga la pena in questo preciso momento storico, ma anche perché per molte persone la politica si riduce in un mero tifo ti stampo calcistico, privo di analisi, autoanalisi e qualsivoglia tipo di (auto)critica.
Credo tuttavia che farò un eccezione. Un eccezione per un caso di politica cosiddetta estera, anche se ritengo sia un caso di coscienza collettiva : la situazione in Tibet.
Non ho mai percepito la Cina, né come un nemico, né come una possibile minaccia nascosta. Anzi, mi sono sempre lasciato affascinare dalla sua storia, dalle espressioni religiose, dalle sue mitologie e, perché no, anche dalla sua cucina. Perlomeno quella versione occidentalizzata che ci offrono in Europa.
Devo tuttavia ammettere che il regime comunista cinese è quanto di meno democratico esista, secondo solo al regime russo e a quello nazionalsocialista. Non che non ne fossi al corrente anche in precedenza, tuttavia, come ognuno di noi, le barbarie ci scioccano solo quando le vediamo in prima pagina. E “spenti” i media solitamente ce ne dimentichiamo.
I Giochi Olimpici di Pechino sono solamente un faro casuale che illumina l’oscurità del regime comunista in Tibet, evidenziandone le contraddizioni e le violenze. Ma quando tutto sarà finito? Vedremo ancora Nicola Savino su Rai2 a condurre “Scorie” con una cartelletta che reca stampata la bandiera tibetana? E Giorgio Pasotti farà ancora accorati appelli dal set di una nota sit-com italiana?
Ma soprattutto, i nostri media se ne occuperanno ancora? In questo momento fa audience, ma dopo? Quando non serviranno più troupe speciali per filmare in anteprima esclusiva eventuali attentati o manifestazioni eclatanti di protesta? Quando la “macchina Americana” (che tanti interessi ha in Cina e con le Olimpiadi) sarà ormai passata oltre? Noi che faremo? Ce ne dimenticheremo. Così come dimentichiamo troppo velocemente quello che succede al nostro vicino di casa, o quello che succede al sud. Lo ammetto. Sono stati veramente bravi. E’ bastato darci un po’ di sicurezza economica e qualche buon accessorio high tech per renderci sufficientemente insensibili a tutto tranne che al superfluo. Ma almeno in superfluo tira.

Tutta la mia ammirazione a Bjork, oltre che come artista, come coraggiosa portavoce al grido “Tibet, Tibet! Raise your flag! Il tutto al suo ultimo concerto in Cina.
Il suo è coraggio, il nostro solo un semplice blà, blà, blà…

 
 
 

A. Rimbaud

Post n°7 pubblicato il 17 Marzo 2008 da ilprimocuggino
 
Tag: Parole
Foto di ilprimocuggino

Sembra che parlare di Rimbaud sia molto facile. Le antologie, le riviste, la cinematografia lo fanno spesso. Parlano. Ma raramente lo lasciano parlare.
Non è possibile scindere, in questo caso, l'opera da chi l'ha prodotta (Calvino non me ne vorrà), tuttavia, non serve che le mitologie rimbaldiane (assenzio, omosessualità, visioni, etc.) diano ulteriore forza alle sue parole.
Non mi dilungo, non credo di avere l'autorità per farlo, però lascio una traccia, una della tante che mi ha dato l'illusione di poterlo seguire.

Sensation

Par les soirs bleus d'été, j'irai dans les sentiers,
Picoté par les blés, fouler l'herbe menue :
Rêveur, j'en sentirai la fraîcheur à mes pieds.
Je laisserai le vent baigner ma tête nue.

Je ne parlerai pas, je ne penserai rien,
Mais l'amour infini me montera dans l'âme ;
Et j'irai loin, bien loin, comme un bohémien,
Par la Nature, heureux- comme avec une femme.
(Mars, 1870)

Sensazione

Le sere azzurre d'estate, andrò per i sentieri
Punzecchiato dal grano, a calpestare erba fina:
Trasognato, ne sentirò la freschezza ai piedi.
Lascerò che il vento mi bagni il capo nudo.

Non parlerò, non penserò a niente:
Ma l'amore infinito mi salirà nell'anima,
E andrò lontano, molto lontano, come uno zingaro,
Nella Natura, - felice come con una donna

 
 
 

Capanna Como

Post n°5 pubblicato il 10 Marzo 2008 da ilprimocuggino
 
Tag: Luoghi
Foto di ilprimocuggino

Difficile raccontarsi. Più difficile ancora farlo a chi non ti conosce. Probabilmente parlano meglio per noi le “cose” che ci piacciono, che ci affascinano, le “cose” per cui siamo sempre disposti a trovare qualche minuto durante la giornata (nonostante pigrizia, stress e impegni). Per ciò, per provare a parlare di me, proverò a parlare di ciò che mi piace.

Luoghi – Capanna Como (m.1790)

La prima volta che ho sentito parlare di Capanna Como, è stato dallo “zio Maurizio”, che mio zio non è ma l’abbreviazione è naturale, un giorno in cui, coincidenza avevo nella testa un gran bisogno di una fuga.
E’ vero che, come racconta Freccia nel film di Ligabue “Radiofreccia”, - credo che la voglia di scappare da
un paese con ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso – tuttavia sono molti i giorni in cui le gambe e la testa non ne vogliono sapere di restare fermi e la tua voglia di vagabondaggio esplode naturale. Bene, in uno di quei giorni, mentre osservavo i pioppi dalla finestra della mia camera flettersi al vento primaverile, mia madre mi urla che c’è una lettera per me (premetto : non credo nel destino, ma credo fortemente nelle coincidenze e nell’ energia dei nostri pensieri/desideri). Riconosco la calligrafia : lo Zio (in un altro momento parlerò anche di lui, ma per ora questo tags è “luoghi”). La lettera cominciava con - ti è mai capitato di desiderare di fuggire? – “Ennesima coincidenza” ho pensato, e mi aspettavo di trovare qualche citazione da H. Hesse o H.D. Thoreau, oppure qualche proposta per aprire il famoso “bar a Cuba”. Invece il buon zio mi proponeva una “semplice” escursione di trekking per raggiungere questa fantomatica “Capanna Como”.
La foto che mi allegava e che ho messo ad inizio post è bastata a farmi preparare lo zaino, prendere il treno e partire alla volta di Milano (dove lo zio abita). Non mi sono neanche curato di finire la lettera con i dettagli di altitudine, lunghezza percorso e difficoltà (e qui, lo ammetto, sono stato alquanto incauto!).
Adesso un altro momento difficile, descrivere le sensazioni.
Proverò parlando dei colori : verde smeraldo, l’erba; grigio azzurro, il cielo; verde scuro, rosso acceso e arancione, la vegetazione; ghiaccio, il lago; Bianco, la neve.
Ora mi affido ai profumi : pungente, i primi fiori di primavera e il sottobosco; erba bagnata, il faggeto; libertà, il profumo del viaggio; formaggio, il pasto veloce seduti su una roccia del torrente. Molto ha fatto il vento leggero “che bagnava la testa nuda” e il silenzio.
Molto ha fatto il desiderio e la voglia di sentire i miei pensieri liberi dalle troppe sovrastrutture del quotidiano. E molto ha fatto la compagnia, anche silenziosa, di un amico.

A Capanna Como son tornato altre volte da solo con lo zio, tuttavia credo che la volta che più mi è rimasta nel cuore sia la volta in cui siamo riusciti a portare con noi alcune persone che mi stanno a cuore, con alcune delle quali condivido le monotonie della nostra pianure, le nebbie, i venerdì persi in qualche pub, le litigate, ma anche i sorrisi, il ridere per il gusto di farlo, un abbraccio, i mille progetti mai realizzati, qualche sogno ma soprattutto la certezza che comunque vada, conosciamo la strada.

Se a qualcuno mai venisse voglia di staccare per un po’ la spina, vi lascio un paio di siti che parlano di capanna Como più approfonditamente : www.climbers.it; digilander.libero.it/felice/Darengo.htm.

Ma niente sarà mai come affrontarla, arrivare stanchi alla meta, guardarsi in faccia e ridere bestemmiando chi ce l’ha fatto fare, entrare, bere un goccio di rosso e preparare la polenta.

 
 
 
 
 

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