ILPUNGOLO

linder s.


                Linder Santiago ( dal Perù)   La vita nella giungla del Perù, per il piccolo Linder, a quattro anni era una gioia. Sua madre e suo padre lo amavano e lui aveva tutto il tempo e lo spazio per giocare con i suoi tanti amici. Suo padre era un predicatore itinerante che andava con passione di villaggio in villaggio, condividendo l’amore di Dio e insegnando la parola di Dio alla popolazione di indigeni che lo ascoltava. In quella remota zona i predicatori e gli insegnanti erano pochi e spesso lontani. I continui viaggi del papà di Linder non passarono inosservati agli occhi dei militari di stanza in quell’area, che senza preoccuparsi per nulla di fare accertamenti su di lui, cominciarono a sospettarlo di attività di guerriglia. Parlarono con lui e presto si convinsero che era un terrorista, e come tale, doveva morire! Ma avevano bisogno di una sua confessione, qualcosa con cui poterlo incriminare e così  giustificare la loro azione. Quando glielo chiesero, lui rispose semplicemente:”Io non sono un terrorista, ma soltanto un predicatore del vangelo e viaggio solo per insegnare al mio popolo la parola di Dio.” Irritati per il rifiuto di confessare il suo coinvolgimento nella guerriglia, essi decisero di fare un passo successivo: afferrarono il suo bambino di quattro anni, Linder, e misero la sua testa su di una roccia piatta. Mostrando nessuna misericordia e senza cuore, tagliarono i lobi delle orecchie di Linder con una baionetta, prima da un lato e poi dall’altro.le urla di dolore del bambino erano decisamente più di ciò che suo padre potesse sopportare. Sconvolto da tutto ciò che stava accadendo a suo figlio, il predicatore urlò con tutto il fiato che aveva: “Ok, ok, sono un terrorista…qualunque cosa voi dite, va bene, solo, lasciate andare il mio bambino!”. Soddisfatti della sua “personale confessione”, i soldati lo crivellarono di pallottole sotto gli occhi atterriti del piccolo Linder, costretto a veder scorrere il sangue di suo padre. Nello stesso giorno, Linder, non perse soltanto i lobi delle sue orecchie, ma anche il suo adorato papà! La ferocia di un tale atto uccise, non soltanto il suo papà, ma anche la sua innocenza di bambino indio. In un istante, Linder fu trasformato in un vecchio di quattro anni, pieno di rabbia e furore vendicativo.perciò, subito dopo, Linder giurò a se stesso che nulla e nessuno avrebbero dovuto più ferirlo, in futuro. Due anni dopo, l’estrema povertà, costrinse sua madre a mandarlo in un orfanotrofio, il cui direttore era un pastore evangelico. Lei aveva sentito dire che c’erano lì, anche altri bambini che avevano perduto i loro genitori, vittime della violenza. Sorpreso dai comforts della grande città, come un vero letto, elettricità ed acqua corrente, il piccolo Linder, si adattò presto alla nuova situazione. Spinto dall’evidenza, il pastore si preoccupò di far fare una plastica alle orecchie deformate di Linder, così da aggiustare un pò l’estetica. Il chirurgo prese dei pezzi della sua stessa pelle, e così riuscì a riparare parzialmente l’inestetismo. Ma non c’era, comunque, alcuna operazione che potesse riparare il dolore di Linder per la brutalità di cui era stato vittima. La sua natura riservata, ma soprattutto il giuramento fatto a se stesso che niente e nessuno avrebbero più dovuto ferirlo, ostacolarono le sue capacità di inserimento e lui non voleva assolutamente sottomettersi ai conduttori dell’orfanotrofio. Il piccolo-grande uomo cercava di evitarli sempre e di rimanere comunque distaccato da tutti, quanto più possibile. Non c’erano parole che potessero convincerlo a diventare parte del gruppo, ad integrarsi con gli altri bambini, per quanti sforzi facessero, in tal senso, i suoi conduttori. Quando il pastore Guillermo e sua moglie assunsero la direzione dell’orfanotrofio, cominciarono ad essere sempre più interessati alla determinazione del piccolo Linder, ad evitare ogni tipo di contatto personale con loro, a parte le normali occasioni di servizi e routine della casa. Il pastore Guillermo, rivide la scheda relativa alla storia di Linder, e cominciò a comprendere le sua reazioni verso di lui e verso tutti coloro che erano in autorità, poiché Linder li identificava con i militari! Guillermo pensò: “lui fugge da me e mi rifiuta. Egli non si apre con me per qualche ragione e mi impedisce di ministrargli la parola di Dio.” Guillermo cominciò a pregare il Signore per ricevere sapienza, così da poter aiutare Linder e portare guarigione alle sue profonde ferite. Un giorno, Guillermo, strinse fermamente Linder tra le sue braccia e lo guardò fisso negli occhi. Il pastore “sentì” il suo tentativo di fuggire, ma serrò un pò di più la presa e lo trattenne. Dio gli fece comprendere che Linder rifiutava tutti gli adulti dal giorno in cui era stato testimone del brutale assassinio di suo padre. Intanto Linder realizzò che non poteva svincolarsi dalla presa ed allora guardò il pastore con aria di sfida. Il suo sguardo fermo e deciso indicava, ancora una volta, che niente e nessuno doveva farlo soffrire. Una lacrima cominciò a scorrere sul suo viso, ma ciò non ostante, Linder mantenne il suo autocontrollo, e non cedeva! Fermamente, ma amorevolmente, Guillermo gli disse: “Linder, io voglio che tu, adesso, ricordi il soldato che uccise tuo padre…ora fissa il suo volto!”. La tensione, nel piccolo corpo di Linder, aumentò fino al punto che l’odio fuoriusciva dai suoi occhi. Sapendo che non sarebbe riuscito a svincolarsi dalla stretta del pastore, Linder mandò il chiaro messaggio del suo cuore con tutto il suo corpo. Lui detestava tutti coloro che rappresentavano un’autorità! Le lacrime, ora, aumentavano fino a riempire i suoi occhi, ma lui combatté duramente per ricacciarle indietro. Guillermo non cedette, anche se sapeva che tutto ciò stava causando molto dolore a Linder, e riprese dicendo:”…ora è chiaro, nella tua mente, il volto di quel soldato?”. Un’abbondante pianto, finalmente, riempiva le sue guance, mentre Linder chinava dolcemente il suo capo. Guillermo continuò:”…ora voglio che tu fissi quel volto sul MIO volto!”. Se la presa del pastore, a quel punto, non fosse stata molto forte, senza dubbio l’odio acuto che Linder stava provando, lo avrebbe fatto prevalere. Ora le lacrime fluivano copiose e i muscoli di tutto il suo corpo divennero come di ferro, per la rabbia dell’animo suo. Ma Guillermo continuò a stringerlo e gli disse:”Perdonami Linder, ti prego perdonami, perdonami…”. In un istante la massa di odio si sciolse, i suoi muscoli induriti si rilassarono e le lacrime, troppo a lungo represse, sgorgarono abbondanti dal suo essere interiore. Linder cominciò a piangere in modo incontrollato, ma ciò fu una vera purificazione! Le sue braccia, così rigide pochi istanti prima, ora abbracciavano caldamente il pastore al collo. Con un misto di sentimenti confusi, disperazione e speranza, Linder lo pregò:” Pastore, per favore non lasciarmi mai più! Ti prego non abbandonarmi!”. Anni di dolore e lacrime, rabbia e desiderio di vendetta, se ne andarono in un momento, per la meravigliosa misericordia del Signore, che aveva guidato il Suo servo. Linder ricuperò la sua fanciullezza, che quattro anni prima gli era stata, così crudelmente, portata via. Il piccolo uomo tornò ad esserequel piccolo fanciullo che aveva diritto di essere. Di nuovo, Linder, fu quel ragazzino pieno della voglia di giocare, come gli altri bambini di otto anni, pieno di sogni e speranze, ma con una maturità non comune, per la sua età. Il pastore Guillermo disse:” Ora lui è sempre accanto a me e mi aiuta in ogni cosa, e quando mi vede preoccupato, per qualche motivo mi dice:”pastore, non preoccuparti, io sto pregando per te!”, Linder mi mostra un amore eccezionale, come se fossi io suo padre, ora, quel padre che gli era stato portato via davanti ai suoi occhi. A tutti i visitatori che vengono all’orfanotrofio, ora lui dice: “…quando sarò grande, voglio diventare un evangelista, come il mio papà! Quando riceve lettere dai sostenitori di OPENDOORS INTERNATIONAL, Linder risponde ad ognuno personalmente e dice:” Lasciate che io condivida con voi la mia gioia. Ora sono molto contento di ricevere le lettere che mi mandate. Grazie anche per i giocattoli che mi mandate, mi rendono molto felice e penso che, anche in questo, Dio ha ascoltato le mie preghiere…io comprendo che Gesù ha mosso il cuore di tanta gente che ora è interessata alla mia situazione. Gli sono molto grato e posso condividere i giocattoli con gli altri bambini, miei fratelli in Cristo, qui all’orfanotrofio…voglio solo chiedervi di continuare a pregare per noi!”. Oggi, Linder ha nove anni ed è tornato a vivere con sua madre nella loro casa nella giungla, ma sono a quattro ore di barca dal più vicino punto telefonico. Preghiamo per loro, e che il sogno di Linder, di diventare un evangelista, possa essere presto realtà!