Il quaderno viola

La notte del Venerdì


Monto in moto. Allaccio il casco, dopo aver sciolto i capelli, liberi. Accendo il motore, rugge graffiante sotto di me, chiudo gli occhi. Il fumo mi brucia in gola. E parto.Supero le auto in coda nel traffico lento e tranquillo della notte.Non voglio legarti a me. Non voglio seguire l'impulso, ma va più veloce di me.Chiudo ancora gli occhi un secondo, poi sulla strada sgombera, liscia, dritta accelero. L'aria fresca asciuga le gemme solitarie che scorrono sul viso.Ma perchè. Perchè è così difficile comunicare, così difficile lasciarsi andare. Così difficile aprirsi, esporsi, mettere da parte i ruoli. Non sono una figlia, non una bambina.Sono vostra amica.Accelero. L'aria è fredda ormai, i lampioni si fanno più radi.Vorrei essere diversa da voi. Vorrei una vita migliore. Non voglio vivere diciassette anni di bugie, voglio la verità. La verità, non l'inerzia. La verità che fa cambiare le cose.Vorrei potervi parlare, miei fantasmi, ma già lo faccio. Parliamo lingue diverse.Sono vostra amica.E' buio intorno, sento il rumore del mare. D'impulso accelero ancora, il suo odore mi dà alla testa.Galleggio in questo mare, in questa sensazione. Mi sono estranea. O forse più vicina che mai.Devo smetterla con questo vizio. Mi fermo, di botto, non so perchè. Scendo. Mi accendo una sigaretta, un'altra, un'altra ancora. Non è un vizio, è un impulso. Devo smettere di obbedirgli, devo pensare alla salute. E' troppo facile accendere una sigaretta, appoggiare le labbra, aspirare il suo odore penetrante.Dovrei fare i conti con me.D'un tratto sputo fuori il fumo tossendo, mi sta facendo male. Ma continuo.E' uno stupido riparo. Da me stessa. Non so misurarmi con me, non so uscire e respirare.Respirare aria a pieni polmoni.Cado seduta sulla sabbia umida, mi stendo, come l'angioletto della neve.E' presto, o forse è tardi.Forse non importa.Devo trovare la strada. Quanto è indescrivibile il riempire le valige, poggiarle accanto alla porta nell'ingresso. Ed anche solo guardarle.Guardo il mare scuro, illuminato solo da un tiepido viale di luna. Mi chiama, invitante, con il suo respiro infinito.Com'è lui di giorno,invitante allo stesso modo. Profumato e trasparente.Ma dovrei imparare da lui ad essere come la notte. Scuro, con la sua pallida strada luminosa. Mi alzo in piedi.Quanto voglio imparare ad essere.Adesso sono dentro di lui, mi appiccica al corpo la gonna, e i capelli alla faccia. E nessuno mi può vedere.