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RODOTA' E I DIRITTI CIVILI


 RODOTA' E I DIRITTI CIVILI Tutti riconoscono a Stefano Rodotà la sua intensa e qualificata azione in favore dei cosiddetti diritti civili. Da qualche tempo leggiamo delle sue forti polemiche ora nei confronti del governo, ora del Parlamento, per la loro latitanza su questo tema. Ora se la prende col Parlamento, che perde tempo e si dimostra insensibile a quei temi. Tutto giusto. Ma Rodotà dovrebbe spiegarsi l'arcano: lui ci ricorda a ogni piè sospinto la centralità del Parlamento, sulla base proprio della Costituzione che indica con precisione che l'Italia è una Repubblica Parlamentare e  e ci fa presente dei gravi pericoli dell'eventuale rafforzamento del potere esecutivo e di un pressochè sicuro autoritarismo prodotto dalle riforme costituzionali ed elettorali in corso. Su questo non mi sembra affatto convincente, ma andiamo avanti. Se è il Prlamento che decide le leggi e le riforme, c'è poco da fare. Lì siedono i rappresentanti dei partiti votati dai cittadini (se non loro personalmente, i partiti sì!) e, quindi, caro Rodotà, bisogna prendere quel che passa il convento della democrazia. Nè Renzi nè altri può (o meglio non deve) prevaricare il Parlamento. Allora bisognerà aspettare che i cittadini  votino per partiti (o loro rappresentanti) sensibili ai diritti civili perché le cose cambino. Ma finora gli elettori evidentemente hanno scelto altri partiti o non hanno ritenuto prioritari  i temi cari a Rodotà (a dire il vero anche allo scrivente).Allora dico a Rodotà che bisognerà aspettare e nel frattempo, naturalmente, continuare la battaglia, nella sensibilizzazione di cittadini e partiti, senza dare colpe a questo o quel capo del governo, che dovrebbe limitarsi  a dar esecuzione alla volontà del Parlamento (non solo naturalmente). Un 'ultima cosa. Rodotà fa notare ("la Repubblica" del 17/08/14) come fatto positivo che nel disegno di legge sulla riforma del Senato approvato dal Senato stesso sia passato l'emendamento che assegna a quest'organo competenza in materia di diritti civili "sensibili", come se dalla Camera ci sia poco da fidarsi. A me dai precedenti sembra proprio il contrario. Il passaggio al Senato non può avere che l'unico obiettivo di complicare e ritardare. Se poi il Parlamento (composto da una o due camere, non importa) aspetta di occuparsi di diritti civili quando capisce che ciò porta voti (o almeno non ne sottrae non ci piace bisognerà farsene una ragione. Verranno tempi migliori