il Rimino

Battesimi letterari (contestati)


 Ricevo e pubblico.Gentilissimo Professor Montanari,in merito alla Sua nota di commento alla notizia - pubblicata recentemente da alcuni quotidiani - della scoperta di un autografo di Allacci alla Biblioteca Gambalunga, nota che ho letto nel sito http://blog.riviera.rimini.it/antonio_montanari/, credo di doverLe alcune precisazioni, che possano chiarire meglio il significato della scoperta fatta dalla signorina Sojer, della cui tesi di laurea sono relatore, quindi anche responsabile.1) Il manoscritto in questione della Biblioteca Gambalunga non è mai andato materialmente smarrito; non mi sembra che la notizia di cronaca miri a far intendere questo. Certamente non hanno mai sostenuto nulla del genere né l'autrice della scoperta, né i responsabili della Biblioteca, né chi Le scrive.2) Era invece andata affatto smarrita, dai tempi di Epifanio Brunelli, la consapevolezza che si trattasse della raccolta autografa, cioè della compilazione di scritti di autori vari così come fu concepita dalla mente e vergata dalla mano di Allacci medesimo.3) Nessuno, per quanto mi risulta, aveva notato, prima che il dato emergesse dal lavoro di ricerca della mia allieva, che il codice porta inconfondibili prove del fatto che su di esso è stata realizzata l'editio princeps del testo allacciano.Concludendo, prima della tesi di laurea in questione il mondo degli studiosi credeva che dei "Graeciae orthodoxae tomi duo" di Allacci non sopravvivesse l'autografo. Ora la comunità scientifica, e non solo, ha motivo di rallegrarsi perché tale opinione è confutata: l'autografo di quella grande opera, se non integralmente, almeno in parte si è conservato. Dobbiamo essere grati a chi ce lo ha restituito. Voglia gradire cordiali saluti.Chiara Faraggiana di SarzanaDr. Phil. Chiara Faraggiana di SarzanaProfessore di Storia della letteratura e filologia bizantinaDipartimento di Storie e Metodi per la Conservazione dei Beni Culturali (DISMEC)Università di Bologna - sede di RavennaVia degli Ariani, 1I - 48100 RavennaEcco la mia risposta.Gentile professoressa,siamo d'accordo, anche se lei contesta il mio testo:Il codice non è stato «ritrovato». Esso non era mai andato perduto, come si è letto in qualche quotidiano, semplicemente ora si sa chi è il padre del manoscritto. Cioè chi ne è l'autore.Questo mio testo è a commento di quanto apparso in un quotidiano nazionale («Alla Biblioteca Gambalunga di Rimini è stato ritrovato un codice autografo di Leone Allacci, grande intellettuale del XVII secolo. La scoperta, che ha suscitato la sorpresa e la quasi incredulità degli specialisti, è merito di una giovane laureanda austriaca dell'Università di Bologna, Claudia Sojer.»).Siccome ho qualche uso di mondo e so ancora intendere e volere, attribuisco al termine «ritrovato» di quell'articolo il senso negativo che avrebbe se fosse vera la notizia, senza nulla togliere ai meriti Suoi e della Sua allieva. Infatti (ripeto) ho scritto che «ora si sa chi è il padre del manoscritto. Cioè chi ne è l'autore». Cioè ho scritto quello che sostiene lei. Quindi dove stia la differenza, sinceramente non lo capisco.Circa il punto 2) non è altro che nuova conferma della mia affermazione. Poi il punto 3 analizza lo stesso assunto (testo battezzato con il nome dell'autore): ma qui entriamo in un settore che non ho trattato in una semplice notizia di cronaca, e che è rivolto ad un pubblico specialistico.Ovviamente nella comunicazione giornalistica occorre tener presente questo fatto, che si parla a chi non ha grandi cognizioni su biblioteche e letteratura. Qualcuno parlava di spezzare il pane della sapienza, ma poi si fanno briciole e si sporca la tovaglia. Meglio le briciole o l'incomprensione?Posso aggiungere che ho ricevuto richieste di chiarimenti che mi hanno spinto a fare il post incriminato.Comunque rallegramenti a Lei ed alla Sua allieva.Con l'augurio di buon lavoro, mi creda SuoAntonio Montanari