Messaggi del 02/10/2007

Per Veltroni ci vuole un flop benefico

Post n°303 pubblicato il 02 Ottobre 2007 da monari


Pd01g
Come il lettore Bruno Vergano di Asti (ne leggo la lettera nella «Stampa» di oggi), anch'io sono «tra quelli che due anni fa votarono per Prodi candidato del centrosinistra» e sono come lui uno che non andrà a votare il 14 ottobre.

L'operazione condotta da Veltroni (o per suo conto) è stata puramente di vertice.

Le liste sono nate nei segreti delle segreterie di partito con l'antichissimo metodo della spartizione dei posti.

Sono state oltretutto imposte (con solenne ipocrisia) non figure nuove ma figure blindate. Ovvero personaggi che alla politica sono stati spinti non da motivi ideali, ma dagli interessi dei gruppi che li hanno non proposti soltanto ora bensì inseriti prima in esperienze locali, poi (adesso con la nascita del Pd) a livello più alto. Perché continuino a fare gli interessi dei gruppi che stanno alle loro spalle.


 


Voterà un solo milione di persone per il Pd, il 14 ottobre?

Per la democrazia, per l'esperienza dell'Ulivo, per il futuro dell'Italia, auguriamoci che siamo meno, molto meno, per riuscire a svegliare i dirigenti degli ormai ex-partiti di centrosinistra, per realizzare quelle riforme che sono necessarie al Paese, per dare speranza a tutti che veramente si possano cambiare le cose.


 


Immagino che mi si dirà che sono un illuso. Pazienza. Ma la soglia minima del milione di voti che Rosy Bindi giudica un flop e Prodi un successo, non deve essere raggiunta per dimostrare a Veltroni che la gente non è tanto credulona come «loro» se la immaginano.


 


Fabio Fazio ha ricordato sulla «Stampa» del 29 settembre che Veltroni nella sua trasmissione gli aveva dichiarato l'intenzione di abbandonare la politica per sempre per andare in Africa.

Maurizio Crozza in un'intervista a «il Venerdì» ironizza sul fatto che che il pensiero di Veltroni ha una novità assoluta, il «ma-anchismo». Il sindaco di Roma cerca infatti di abbracciare e sostenere ogni cosa che esiste, anche le coppie di realtà in contrasto fra loro. L'ironia parodistica di Crozza forgia questo ragionamento 'veltroniano': «Siamo per la libertà ma anche per la schiavitù... non possiamo lasciarla alla destra».


 


Dietro l'ironia di Crozza, dietro il rimprovero di Fazio, c'è un reale disagio provocato dal trionfo della solita retorica molto berlusconiana che non avremmo mai voluto rivedere e riproporre anche nel centrosinistra. Quella retorica alla quale chi, appunto da centrosinistra come il lettore Bruno Vergano di Asti, crede nei fatti dovrebbe opporre la lontananza della urne il 14 ottobre prossimo.

Per dare «un segnale forte» alla classe politica con tale orientamento, circa la «mancanza di idee e progetti convincenti». Rubo la citazione a Joaquìn Navarro-Valls che ieri in lungo articolo su «Repubblica» usava queste parole riferendosi però a tutta la classe politica italiana.

Navarro-Valls ritornava sul tema dell'antipolitica, parlando di una «dissacrazione qualunquistica» avvenuta per colpa di Grillo.

Davanti ai pareri autorevoli ci togliamo il cappello, ma restiamo della nostra idea. La denuncia di una crisi, non è la causa di una crisi.

 
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