da MilanNews.itQuella che prima era un'ossessione, ora non lo è più, nonostante la sua bacheca personale sia ancora priva del massimo trofeo internazionale. La Champions League e Ibrahimovic, un connubio che non ha mai funzionato nella già lunga carriera del numero 11. Il motivo? Impossibile spiegarlo. Sicuramente ha inciso un destino beffardo, fatto di bivi e di "sliding doors" sfortunate: nel 2007 vince il Milan, squadra che aveva cercato Ibra nell'estate 2006; il 2010 è l'anno dell'Inter, ma lo svedese aveva già imboccato la strada blaugrana: Barça che, la stagione successiva (senza Zlatan), conquisterà la Coppa a Wembley. "Se vinco, bene. Se non vinco, non vinco. E questo non sminuisce la mia carriera" dichiara l'attaccante ai microfoni del magazine ufficiale della Uefa Champions League: un pensiero maturo che, tuttavia, non può nascondere la grande voglia di conquistare quel trofeo. Il Milan non è il Barcellona e neanche il Real Madrid, ma al completo può battagliare e giocarsela con quasi tutte le quindici sfidanti al titolo. Domani arriverà a Milano l'Arsenal, quella squadra che, nel 2008, diede inizio al decadimento europeo del Diavolo: da allora gli Ottavi di Finale sono diventati un tabù, con le squadre inglesi che hanno sempre banchettato rapaci a San Siro. Il fato potrebbe prendere una nuova via, sia per il Milan che per Ibrahimovic: combattere insieme alla ricerca di un sogno, consapevoli delle difficoltà presenti e future, ma anche della propria forza. L'infermeria che si svuota proprio in occasione del match contro i Gunners, dopo un mese a battagliare in trincea con le forze al lumicino, potrebbe dimostrarsi un buon presagio. Domani tocca a Ibra, ma non solo, il perchè lo spiega proprio lo svedese: "Si vincono i titoli perchè si gioca con i campioni: sono i compagni che ti permettono di vincere, non è una questione individuale. E’ una questione di squadra. Non si vince perchè si è numeri uno, ma perchè si è nella squadra numero uno’’.
Spezzare il tabù: Ibra, ma non solo...
da MilanNews.itQuella che prima era un'ossessione, ora non lo è più, nonostante la sua bacheca personale sia ancora priva del massimo trofeo internazionale. La Champions League e Ibrahimovic, un connubio che non ha mai funzionato nella già lunga carriera del numero 11. Il motivo? Impossibile spiegarlo. Sicuramente ha inciso un destino beffardo, fatto di bivi e di "sliding doors" sfortunate: nel 2007 vince il Milan, squadra che aveva cercato Ibra nell'estate 2006; il 2010 è l'anno dell'Inter, ma lo svedese aveva già imboccato la strada blaugrana: Barça che, la stagione successiva (senza Zlatan), conquisterà la Coppa a Wembley. "Se vinco, bene. Se non vinco, non vinco. E questo non sminuisce la mia carriera" dichiara l'attaccante ai microfoni del magazine ufficiale della Uefa Champions League: un pensiero maturo che, tuttavia, non può nascondere la grande voglia di conquistare quel trofeo. Il Milan non è il Barcellona e neanche il Real Madrid, ma al completo può battagliare e giocarsela con quasi tutte le quindici sfidanti al titolo. Domani arriverà a Milano l'Arsenal, quella squadra che, nel 2008, diede inizio al decadimento europeo del Diavolo: da allora gli Ottavi di Finale sono diventati un tabù, con le squadre inglesi che hanno sempre banchettato rapaci a San Siro. Il fato potrebbe prendere una nuova via, sia per il Milan che per Ibrahimovic: combattere insieme alla ricerca di un sogno, consapevoli delle difficoltà presenti e future, ma anche della propria forza. L'infermeria che si svuota proprio in occasione del match contro i Gunners, dopo un mese a battagliare in trincea con le forze al lumicino, potrebbe dimostrarsi un buon presagio. Domani tocca a Ibra, ma non solo, il perchè lo spiega proprio lo svedese: "Si vincono i titoli perchè si gioca con i campioni: sono i compagni che ti permettono di vincere, non è una questione individuale. E’ una questione di squadra. Non si vince perchè si è numeri uno, ma perchè si è nella squadra numero uno’’.