il Borghese

IBRA, IBRA, IBRA...E THIAGO: A PALERMO UNA PIETRA MILIARE VERSO UN NUOVO TRIONFO


Zlatan Ibrahimovic e Thiago Silva sono in grado di fare sempre la differenza all'interno di una squadra di campioni abituati a fare la differenza. Allegri prosegue il suo lavoro, "il mio obiettivo è vincere la Champions con il Milan nei prossimi due anni". L'EDITORIALE del lunedì di Dario PregnolatoGiornata tremendamente favorevole al Milan, il quale sulla carta aveva sicuramente una partita più insidiosa della Juve, in trasferta al Barbera contro il Palermo dove il Diavolo non vinceva dalla stagione 2005-2006 con gol di Sheva e Inzaghi.Una partita "decisiva", come ha definito Allegri alla vigilia. Il Renzo Barbera è sempre stato uno stadio storicamente ostico per il Milan. Senza andare troppo indietro nel tempo, basti pensare che l'anno scorso il Diavolo uscì sconfitto per 1-0 dal Barbera (rete di Ilicìc), trovandosi quella sera a +2 sull'Inter una settimana prima del derby vinto per 3-0, che lanciò il Milan verso il suo 18esimo scudetto. Una tappa, il Barbera, rilevante anche lo scorso anno, che segnò un cambio di marcia, dopo il pareggio interno contro il Bari e la sconfitta stessa di Palermo, verso il tricolore.Il 4-0 di Palermo sotto questo aspetto può rappresentare una pietra miliare nella costruzione di un nuovo trionfo firmato Allegri. Soprattutto, se considerato il pareggio interno della Juve contro il Chievo per 1-1 che spedisce a -3 la banda di Conte, in attesa del recupero contro il Bologna al Dall'Ara.A Palermo è stato un trionfo firmato Zlatan Ibrahimovic. E Thiago Silva. Il 4-0 è il frutto di una corazzata, di una squadra galattica dove spiccano le prestazioni di due mostri: Zlatan e Thiago sono in grado di fare sempre la differenza all'interno di una squadra di campioni abituati a fare la differenza. Uno stacco umanamente impressionante. E di difficile comprensione. Due in grado di oscurare la prestazione eccellente di un'intera squadra. È comunque ingiusto e ingeneroso anche solamente pensare che Ibra abbia vinto da solo la partita. Semmai, il Milan ha vinto grazie a Ibra. Differenza sostanziale. Ibra, scontato dirlo, è in grado di spostare gli equilibri, di fare la differenza, ma è attorniato e sostenuto da una struttura fortissima. Basti pensare all'autore dei tre assist a Zlatan: Robinho. La spalla ideale dello svedese. Uno spettacolo vederlo giocare, accarezzare il pallone, dispensare giocate, ma Ibra è Ibra e Robinho è da considerare un gregario di lusso al servizio, non all'ombra, di Re Zlatan. Re Zlatan, un giocatore eclettico l'ha definito Adriano Galliani al termine della gara, un giocatore dal repertorio completo. I tre gol di Palermo (messi a segno nel giro di un quarto d'ora, 21', 31', 35') riassumono al meglio il repertorio di Ibra: freddezza, lucidità, infinita classe. Tre gol segnati in tre modi diversi: di collo, di punta, di interno. Avrebbero potuto essere quattro o cinque, se Viviano non avesse compiuto due interventi prodigiosi tra la fine del primo tempo e l'inizio del secondo. Il poker si materializza grazie ad uno stacco imperioso, su cross di El Shaarawy (subentrato ad Emanuelson), del più forte difensore al mondo, Thiago Silva, che poco prima su punizione aveva impegnato severamente Viviano, il quale nonostante i quattro gol presi risulta il migliore in campo del Palermo. A testimonianza del fatto che il risultato avrebbe potuto assumere contorni prettamente tennistici. Questo grazie al volume di gioco dei rossoneri. Un dominio del giuoco pressoché totale. Un gioco sorretto dai tre mastini di centrocampo: Ambrosini, Nocerino e Muntari. Spaventosa la tenuta del centrocampo nonostante le tantissime assenze. A dimostrazione di un organico importante, in panchina sedeva comodamente un certo Mark van Bommel. E tengo a ribadire ed aggiornare la situazione degli indisponibili: Nesta, Mexes (squalificato per tre turni), Aquilani, Gattuso, Boateng, Seedorf, Merkel, Pato, Maxi Lopez e Cassano. Sabato si è rivisto in campo Flaminì per circa un'ora con la primavera nel derby perso contro l'Inter per 2-0. Nonostante la costante situazione degli infortunati il Milan prosegue, avanza come un rullo, come se niente fosse, come se i vari Nesta, Gattuso, Seedorf, Boateng, Pato, Cassano fossero gente qualunque. Allegri prosegue il suo lavoro imperterrito, senza mai lamentarsi, senza mai lamentarsi di nulla, arbitri compresi. Un basso profilo, un grande allenatore. Un uomo che alza poco la voce, ma che si fa ascoltare. "Il mio obiettivo è vincere la Champions con il Milan nei prossimi due anni". Per quest'anno lo scudetto sembra essere una formalità.