il Borghese

È il segno della resa, Berlusconi accetta di ridimensionare. E i tifosi insorgono


di Alberto Costa,Corriere della Sera, 13/06/2012© foto di Image Sport
      Undici giorni fa, 2 giugno, festa della Repubblica: «Se parlassimo solo di moneta sonante Thiago sarebbe da prendere e vendere, ma noi non ragioniamo così. Faremo il possibile per resistere. Abbiamo un grande presidente, che ama il Milan e vuole tenere tutti i big. Un debole avrebbe già ceduto». Dieci giorni fa, 3 giugno: «Thiago resterà al 99,9%. Non dimentichiamo che la volontà di Berlusconi è tenere il Milan ai massimi livelli, e quindi tutti i big. Se questa squadra perdesse Thiago sarebbe una cosa gravissima». Erano i primi di giugno e la Love Boat rossonera navigava felice e forse anche un po' incosciente nel Mediterraneo, come dimostrano le sviolinate di Adriano Galliani (cui appartiene la prima dichiarazione) e di Massimiliano Allegri (la seconda frase è sua). Ieri, meno di due settimane dopo, Galliani, sceso dalla nave, è salito su un aereo diretto a Parigi e lì ha ceduto Thiago Silva al Paris Saint Germain, calando ufficialmente le braghe davanti al profumo dei petrodollari, come dimostra il fatto che sia stato lui a catapultarsi in Francia e non gli sceicchi a Milano. Nessuna notizia, per contro, di Allegri il quale, di fronte allo smantellamento di quello che era il Milan, potrebbe anche essersi dato alla macchia. Galliani & Allegri: turlupinatori o turlupinati? Il gatto e la volpe oppure il gatto e il gatto mandati allo sbaraglio? In attesa di sciogliere il quesito, l'unica certezza coinvolge i tifosi: presi in giro, ancora una volta, come era già accaduto tre estati fa in occasione della cessione di Kakà al Real Madrid. Solo che stavolta la reazione al nuovo tentativo di Silvio Berlusconi di fare cassa è stata più massiccia e incattivita rispetto ad allora. Significativo l'ammutinamento di Milan Channel, per la prima volta schierato a difesa dei tifosi inviperiti e non della società. Perché ora che i fatti hanno dimostrato come Berlusconi sia un debole (cfr. il Galliani citato) e che la cessione di Thiago è una cosa gravissima (cfr. Allegri del 3 giugno), il Milan imbocca ufficialmente una nuova strada: quella del ridimensionamento. La rinuncia al difensore brasiliano (che segue l'addio di Nesta) non soltanto è grave sotto l'aspetto tecnico visto che rende nuda una retroguardia ormai disfatta, ma in pratica significa la resa incondizionata, è la bandiera bianca che Berlusconi agita in chiave calcistica dopo averla già dovuta sventolare in ambito politico.Mollare Thiago Silva è un delitto (copyright Antonio Cassano) perché nessuna cifra, anche se reinvestita in tutto o in parte (cosa che peraltro non accadrà nella fattispecie), può giustificare una politica a tal punto miope: indebolendo lo spessore tecnico della squadra, se ne indebolisce pure il valore di mercato e l'autorevolezza dell'immagine, con il rischio di fuga dei pochi campioni superstiti. Sai che felicità gli sponsor! A questo punto a Berlusconi — sempre silente, sempre enigmatico — non rimangono molte possibilità di manovra. I fatti dimostrano come ormai, in concomitanza con le difficoltà del suo Gruppo, gli sia impossibile mantenere il Milan ai tradizionali livelli di eccellenza. Allora meglio dimissioni dignitose accompagnate dalla messa in vendita del club rispetto a un testardo arroccamento su posizioni non più sostenibili: il declino rossonero di quest'ultima stagione con la sua traumatica conclusione potrebbe oscurare un quarto di secolo di grandeur. Il Milan ha rappresentato per Berlusconi il valore aggiunto nella scalata alle istituzioni, ora rischia di decretarne un malinconico e definitivo crepuscolo.