il Borghese

Il Milan rimane forte, è solo normalizzato ma siamo tutti più poveri


È vero, quello che il club rossonero sta facendo non è da vecchio Milan, ma quella società ormai non esiste piùdi Mario Sconcerti,Corriere della Sera.it 
Da un punto di vista tecnico senza Ibrahimovic scompare il Semplice, quella soluzione alle partite senza gioco che è stata un anno fa la differenza con la Juve. Loro giocavano, dovevano giocare bene, il Milan vinceva senza sforzo tutte le partite in cui pesava la differenza di Ibrahimovic. Perché è fondamentalmente vero, Ibra sbaglia i momenti importanti, ma realizza tutti gli altri, che sono di più e senza i quali i momenti importanti nemmeno esisterebbero. Thiago Silva è invece il giocatore moderno per eccellenza, sa difendere e giocare a calcio, sa cominciare l'azione, sa anche concluderla. In Francia farà molti gol, in Italia era l'esempio di tutti. Forse con troppa leggenda dietro le spalle, come spesso i migliori. Però gli altri, la squadra, i compagni, lo sentivano un riferimento anche più grande di Ibrahimovic. Uno è un singolo, un individuo, un'isola. L'altro è l'inizio di tutti gli altri. Berlusconi ora dice che non si poteva rifiutare un'offerta così, sarebbe stato da irresponsabili. Ha ragione, ma il suo Milan è andato avanti solo a forza di acquisti irresponsabili. O pensava davvero di essere il migliore, l'unico capace di coniugare risparmio e qualità? La mia impressione è che il Milan sia ancora una squadra fortissima, solo normalizzata.Dovrà faticare come gli altri per fare un gol. Passeremo da Ibrahimovic a Pato o El Shaarawy, troveremo altre strade, altre illusioni, ci divertiremo comunque. È il problema di fondo che resta e che non è più nemmeno nuovo: ci siamo impoveriti. Non si può pretendere alla lunga di essere un paese in crisi e avere un calcio ricco. Il nostro calcio è retto dai migliori imprenditori del paese, Fiat, petrolio, Mediaset, Della Valle, De Laurentiis, Giochi Preziosi. La crisi del calcio è prima di tutto la loro crisi industriale. Il cinepanettone ha più anni del rapporto tra Berlusconi e il Milan, ma è finito anche lui. Si chiude una fase del capitalismo del calcio che va oltre la grande crisi europea. E credo ci sia per questo anche una ragione molto italiana, quasi inconfessabile. Per anni il calcio ha perso il suo vero azionista di riferimento, la Juve. Questo ha permesso a tutti di abbassare la guardia e cercare di reinventarsi virtuosi.L'arrivo della prima crisi economica (2007-2008) ha fatto pensare si potesse comunque tutti sopravvivere con poco. La grande differenza nella spartizione dei diritti tv, ha perpetrato l'illusione. Poi si è toccato con mano. È stato come se la Formula 1 avesse perso la Ferrari, si correrebbe ancora ma sarebbe tutto molto più povero. Il calcio ha dovuto mantenere un circo che non poteva permettersi in generale e di sicuro non senza la Juve. Alla fine di questa corsa il Milan è arrivato stremato perché Berlusconi ha di colpo pagato anche la sua lunga militanza politica. Ora è tutto vero, quello che il Milan sta facendo non è da vecchio Milan. Ma quel Milan non esiste più.