Il roveto

Masse cinesi


Ho letto che nel 1950, per ordine di Mao Zedong, 400.000 cinesi (armati di aerei, cannoni, mitragliatrici, bombe a mano, razzi, ecc.) invasero il Tibet, difeso da ben 8.000  tibetani, in parte “armati” (soltanto) di fucili ad avancarica o da caccia.E, incredibilmente, inaspettatamente, sorprendentemente, i cinesi vinsero, massacrando negli anni seguenti 1.000.000 di tibetani inermi.Eroi comunisti, osannati dai comunisti italiani (tanti allora sventolavano il libretto rosso: erano i coglioni italioti dell’Uomo più alto del mondo, Mao Zedong, la cui testa stava a Pechino).Individui e masse.Termini come centri sociali (rectius asociali), collettivi (ricordo, tra i tanti, quello di Via dei Volsci a Roma), mi fanno pensare ai termitai, alla verminazione, alle fungaie, dove domina l’istinto, non certo l’intelligenza.Il nome degli appartenenti a tali coacervi brulicanti ed indistinti è legione, come per i demoni.La parola masse mi fa pensare a greggi di pecore belanti al cenno del pastore, sotto il controllo dei cani.Io non voglio essere né pecora, né cane e né pastore, in forza dell’ideologia marxista dell’obnubilamento e della massificazione, ma solo un individuo, me stesso.