Il roveto

Ieri


Qualche tempo fa (a.E.m., cioè ante Eco mortum) su l'Espresso, uno dei Templi (con la Repubblica) della Democrazia e della Kultura italiana, Umberto Eco, cazzeggiando ferragostanemente nella sua "Bustina di Minerva", dopo aver rivendicato la propria appartenenza alla parte migliore del Paese (quella più ampiamente, anzi massivamente maggioritaria, di sinistra), scriveva "E' verissimo che vigeva la credenza, probabilmente diffusa da chi aveva una pessima scrittura, che la bella calligrafia era l'arte degli sciocchi....". Probabilmente il grande Eco (dii un grande scrittore e filosofo) voleva diffondere la credenza (non la madia) che si può scrivere, magari in bella (in greco καλà, kalà, bella) grafia (dal greco γράφειν, graphein, scrivere/scrittura), "bella calligrafia", come dire "bella bellascrittura", che poi costituisce un pleonasma. Ma Umberto, il Maestro, poteva (Totò diceva "Chi può, può. Io può").