Il roveto

Ieri e oggi


Giuseppe Giusti scrisse "Il Re Travicello". Oggi, attualizzando il personaggio, scriverebbe più o meno così "Il Re Travicello piovuto ai ranocchi che mica sono sciocchi: il legno è ben grezzo, ma fino il cervello. Lo chiamano pure il Re Manganello. Trecento milioni gli hanno prestati, dei disinteressati. In una Mercedes glieli hanno mandati, dei disinteressati. Lui dice "Li ho ritornati" (1). Agli stessi (2). Ma senza interessi. Direte "Che fessi!". No, eran solo amicessi (3). L'han giurato(4), li han visti i milioni, convenuti tra fogli (5) e cartoni (6): eran tanti, eran belli (7), eran buoni (8). Calò nel suo regno con molto fracasso; le steste pe(n)santi fan sempre del chiasso. Non tira a pelare, li lascia sfogare: han cuore di pietra, nessuno che arretra. Non si salva sicuro, chi non è puro. Promette manette, promette sfracello il Re Manganello. I bravi ranocchi son ora felici, con solo due occhi, ma quattro narici. Più aria al cervello, più mente al favello (9), pel Re Travicello. Valorosi italioti sorridon beoti (10)".NOTE. (1) Licenza poetica per restituiti. (2) Benefattori. (3) La rima è tiranna. (4) Come a Pontida. (5) Di giornale. (6) Scatole di scarpe. (7) Nuovi di Zecca. (8) Lire, non euro. (9) Altra licenza poetica. (10) Beati, ma beoti per necessità di rima.