Il roveto

Post N° 213


Ad un numero speciale di Ballarò(ssa), con il titolo affabulatorio "C'erano una volta", sono presenti alcuni figli di assassinati dalle Brigate Rosse. Tra questi uno dei figli di Luigi Calabresi, Mario, il quale, giornalista, fa il corrispondente de "La Repubblica", dove scrive anche Adriano Sofri. Nessun imbarazzo. Mario, lo scorso anno, su l'Espresso, raccontava che ebbe a dire: "Non potrei lavorare neanche a <> e neppure al <> di Ferrara...", nonché di aver detto a Berlusconi, da lui intervistato,: "..la vita é imprevedibile; si può diventare comunista senza saperlo e per giunta nel Ventunesimo secolo (sic)". Forza d'animo ed intelligenza dell'uomo e del giornalista, il quale ha preferito "voltare pagina nel rispetto della memoria" (del padre), il quale fu definito "commissario torturatore", additato dalla sinistra come responsabile della fine di Pinelli  e quindi "condannato" a morte: pena capitale eseguita da Pietrostefani su mandato di Sofri, attuale "collega" di Mario. Quest'ultimo, nel XXI secolo, sembra immemore (come la spoglia di Napoleone) di cento milioni di morti causati dal comunismo (di Stalin, Mao Zedong, Pol Pot, Ulbricht, Kadar, ecc.), di 20.000 "fascisti" (compresi preti e ragazzine di 13 anni) ammazzati dai partigiani comunisti nel dopoguerra nel triangolo rosso emiliano (Pansa "Il sangue dei vinti"), degli infoibamenti di italiani, anche vivi, ad opera di partigiani comunisti titini, delle brigate rosse che hanno ucciso e ferito centinaia di persone, tra cui il bravo giornalista (non de La Repubblica) Walter Tobagi. Proprio di Tobagi parlava Mario Calabresi, che ricordava pure suo nonno (morto di ictus tre anni dopo l'assassinio del figlio Luigi) e ci faceva sapere che, sulle montagne della Val d'Aosta, ebbe la rivelazione, si "svegliò" (come Buddha), ebbe coscienza che "era giusto...voltare pagina...". Chissà se ha voltato pagina pure Sofri. Non hanno voltato pagina, sicuramente, la Lioce, Scalzone, Lollo, Battisti, Negri, la Balzerani, Piperno e tanti altri.