Il roveto

Post N° 252


«In fabbrica» di Francesca Comencini (chi ben Comencini...) è prodotto da RaiCinema e verrà trasmesso la sera di giovedì 14 febbraio su Raitre. Bonanni, segretario della Cisl, scrive a Cappon (feroce come un gallo rosso): «Mi auguro che la Rai possa riflettere attentamente prima di mandare in onda un documento storico». Il sindacalista cattolico denuncia: «Nel film c'è una ricostruzione fuorviante e ideologizzata del mondo del lavoro, che mi ha fatto venire in mente certe ricostruzioni a senso unico sulla nostra Resistenza, dove sembra che i partigiani sono stati solo comunisti. Qui, in questo documentario, sembra che i sindacalisti sono solo quelli della Cgil e della Fiom e che solo il Pci si è occupato degli operai. Non si vede mai uno della Cisl. Eppure tutte le lotte sindacali per il progresso dei lavoratori sono state unitarie, a partire dall'autunno caldo. Se tutto questo viene ignorato, si impedisce alla gente di riconoscersi in battaglie che sono state popolari e condivise, e non di parte. Si fa una pedagogia negativa, figlia di un'arroganza culturale che conosco bene ma alla quale non mi voglio rassegnare». Il film, aggiunge Bonanni "è finanziato con i soldi dei cittadini che pagano il canone. Alla Rai queste cose non dovrebbero succedere. Mediaset è molto più equilibrata nei suoi documentari storici ». Nel film ci sono gravi lacune, secondo Bonanni. Non si toccano, scrive nella lettera a Cappon, «alcuni temi cruciali: dalle sottovalutazioni di una parte del sindacato e della sinistra sul fenomeno del terrorismo nei primi anni Settanta alla spaccatura e articolazione delle posizioni sul referendum sulla scala mobile dei primi anni Ottanta». Poi ripetono che la Rai è monopolizzata da Berlusconi e dal centrodestra. Ripetono a beneficio dei superdotati, con tre narici (che ossigenano di più il sangue e quindi il cervello).