Il roveto

Post N° 394


Oggi il TGR Abruzzo delle ore 14,00 ha dato notizia dell'arresto di un gruppo di spacciatori, madre e figli (mi viene in mente "Madre Coraggio e i suoi figli" di Bertolt Brecht), tali Ciaralli. Nessun accenno alla loro etnia rom (che traspariva dal cognome e vie più dalle foto mostrate) nel corso del lungo servizio, mentre il cronista li ha più volte definiti "la famigliola". Tale affettuosa espressione, a parte l'omonima varietà di funghi, sembra attagliarsi a persone ammodo, laboriose, simpatiche, ma suona come una bestemmia se riferita a delinquenti, asociali, saprofiti che vivono della e sulla morte altrui. La droga, difatti, causa la distruzione progressiva (talora fulminante in caso di overdose), prima psichica e poi fisica, dei tossicodipendenti, nonché delle loro famiglie, disfacendo come un cancro il tessuto sociale. Ogni giorno c'è allarme per l'escalation del consumo di stupefacenti, anche da parte di giovanissimi neofiti: una piaga che provoca danni economici e sociali incalcolabili.Il buon cronista, in luogo di "famigliola", avrebbe dovuto definire gli arrestati assassini subdoli, parassiti, superflui: termini politically very incorrect, ma certamente rispondenti al vero.