Viaggiando sull'Orient Espress(o) n. 13 del 3 aprile ovvero satira successiva.Nel primo vagone c'è Altan (quello di Karlo Cipputi, il quale la banana talora ce l'ha in mano e talora no, perché l'ha dove non si vede) con una vignetta in cui il buon Cipputi, senza la banana in mano, teorizza "Bisogna abolire l'economia: impedisce di pensare liberamente". Karlo (come Marx), all'evidenza roso, anzi rosso da nostalgia acuta, auspica la restaurazione del marxismo-leninismo, che nel secolo scorso, abolendo la proprietà privata e promuovendo l'economia di Stato, aveva consentito agli uomini (in Russia e nel mondo) di esercitare il libero pensiero, specie nei gulag e negli altri luoghi di formazione democratica delle masse. Nel vagone successivo c'è Giorgio Bocca, il quale titola "Festival del luogo comune": pezzo infarcito, infatti, di luoghi comuni(sti). Sul terzo vagone trovo Minxin Pei, un misto di Lao Tse, anzi di Mao Tse (Tung) e Confucio, che riguardo a "Pechino e la Casa Bianca" scrive: "Pechino pare meno preoccupata all'idea di un presidente democratico rispetto a uno repubblicano". Un siculo, pensando al Tibet ed alle Chinatowns italiane (Milano, Prato, ecc.), direbbe; "Minxia, allora vinca McCain!". Nel quarto vagone sta assiso, come Federico imperatore a Como, Piero Ignazi, il politologo di Bologna, il quale, titolando "Se la legalità è un optional" a proposito del G8 di Genova, distilla per i colti lettori della rivista debenedettiana termini eruditi, come "strafexpedition, junta, off-limits, neo-trozkismo, à la carte, ecc.". Piero (non delle Vigne, ma) dei turtelen, scrive: "sulla base del principio della superiorità dell'individuo...il sistema sta collassando". Sòrbole, Piero, è molto meglio la superiorità assoluta della massa, anzi dell'ammasso, del collettivo, dell'indistinto, del formicaio dove l'individuo non esiste e se esiste viene lobotomizzato come il personaggio di "Qualcuno volò sul nido del cuculo". Altro vagone dove F. Sch. ci rivela che "il giorno del voto di sfiducia al governo al Senato: Prodi imprecava, Damiano disegnava". Cosa disegnava? Gatti. Il ministro Cesare, difatti, ha esposto a Roma 170 disegni dedicati ai felini. Solo gatti: nessuna volpe e nemmeno un topo. Nella canzone di Francesco De Gregori "Alice guarda i gatti"; Cesare li disegna.Segue un vagone di lusso con un passeggero speciale (non il generale pressato da Visco), Marco Travaglio, il RobesMarc (RobesPierre è, magari, Morando) d'Italia, l'inesausto (come l'urna dannunziana) scrittore di libri a quattro e sei mani (fosse turco scriverebbe a ottomani), ubiquo frequentatore di quotidiani e riviste (anche femminili, come "Anna" della Latella), nonché di salotti e talk show: insomma, più che Travaglio, Travprezzemolo, dotato per di più di un fiuto infallibile per i soldi altrui, ma solo di quelli di destra (un personaggio del Gargantua e Pantagruele, dall'olfatto finissimo, è nomato Snasaculo).Ecco il vagone decorato con le maschere ridenti/sghignazzanti della comoedia, dove su un'amaca è sdraiato l'immenso (e rosso, alla Prévert) Michele Serra, facondo e fecondo satirico (sesto dopo l'Arcangelo, Bongiorno, Sant'oro, Cucuzza e Placido), il quale, nella "Satira preventiva", irride con alate espressioni Berlusconi padre e figli. Gli fa compagnia M.F. che riporta "slogan come "M'illumino di immondo" e "SpazzaNapoli". L'8 gennaio scorso ebbi a scrivere: "Poesia d'oggi. I termovalorizzatori (alias incineritori) di rifiuti producono anche elettricità. Ungaretti, oggi, scriverebbe "M'illumino d'immondizia".Vagone centrale, a cinque stelle (Gesù di Nazareth si contentò di nascere in una locanda ad una stalla), dove Edmondo Berselli ci dà a bere che "Veltroni...è un uomo politico moderno". Moderno come la Russia di oggi rispetto all'Urss di ieri.Segue una serie di vagoni vuoti, anzi pieni di vuoto.L'ultimo vagone, last but not least, ospita EuGenio Scalfari, il Genio (non del Cristianesimo, ma) dell'ateismo laicista, nonché del giornalismo italiano: filosofo, scienziato, politologo e tuttologo. Nel suo "Vetro soffiato" (con quale orifizio?), argomentando dall'ultimo libro di Giulio Tremonti pontifica, discetta, elucubra, involvola e ci erudisce su "Una destra gotica e guelfa", rappresentata dall'ex ministro, "l'icona (della quale)...è quella di Sisifo che spinge il masso verso la cima". Certo EuGenio, bisogna coltivare il multiculturalismo, il melting pot (che per Luca Giurato avrebbe a che fare con Pol Pot), come negli Usa (le Torri Gemelle), in Inghilterra (attentato alla metro), in Spagna (la stazione di Atocha, anzi Atrocha), in Francia (le banlieues), in Olanda (Fortuyn, Van Gogh, Hirsi Ali). In Italia, con il tasso attuale di denatalità e di decremento demografico, fra 100 anni gli italiani autoctoni saranno ridotti a 17 milioni, minoranza, rispetto agli immigrati in gran parte musulmani, quasi come quella attuale dei serbi nel Kosovo.
Post N° 457
Viaggiando sull'Orient Espress(o) n. 13 del 3 aprile ovvero satira successiva.Nel primo vagone c'è Altan (quello di Karlo Cipputi, il quale la banana talora ce l'ha in mano e talora no, perché l'ha dove non si vede) con una vignetta in cui il buon Cipputi, senza la banana in mano, teorizza "Bisogna abolire l'economia: impedisce di pensare liberamente". Karlo (come Marx), all'evidenza roso, anzi rosso da nostalgia acuta, auspica la restaurazione del marxismo-leninismo, che nel secolo scorso, abolendo la proprietà privata e promuovendo l'economia di Stato, aveva consentito agli uomini (in Russia e nel mondo) di esercitare il libero pensiero, specie nei gulag e negli altri luoghi di formazione democratica delle masse. Nel vagone successivo c'è Giorgio Bocca, il quale titola "Festival del luogo comune": pezzo infarcito, infatti, di luoghi comuni(sti). Sul terzo vagone trovo Minxin Pei, un misto di Lao Tse, anzi di Mao Tse (Tung) e Confucio, che riguardo a "Pechino e la Casa Bianca" scrive: "Pechino pare meno preoccupata all'idea di un presidente democratico rispetto a uno repubblicano". Un siculo, pensando al Tibet ed alle Chinatowns italiane (Milano, Prato, ecc.), direbbe; "Minxia, allora vinca McCain!". Nel quarto vagone sta assiso, come Federico imperatore a Como, Piero Ignazi, il politologo di Bologna, il quale, titolando "Se la legalità è un optional" a proposito del G8 di Genova, distilla per i colti lettori della rivista debenedettiana termini eruditi, come "strafexpedition, junta, off-limits, neo-trozkismo, à la carte, ecc.". Piero (non delle Vigne, ma) dei turtelen, scrive: "sulla base del principio della superiorità dell'individuo...il sistema sta collassando". Sòrbole, Piero, è molto meglio la superiorità assoluta della massa, anzi dell'ammasso, del collettivo, dell'indistinto, del formicaio dove l'individuo non esiste e se esiste viene lobotomizzato come il personaggio di "Qualcuno volò sul nido del cuculo". Altro vagone dove F. Sch. ci rivela che "il giorno del voto di sfiducia al governo al Senato: Prodi imprecava, Damiano disegnava". Cosa disegnava? Gatti. Il ministro Cesare, difatti, ha esposto a Roma 170 disegni dedicati ai felini. Solo gatti: nessuna volpe e nemmeno un topo. Nella canzone di Francesco De Gregori "Alice guarda i gatti"; Cesare li disegna.Segue un vagone di lusso con un passeggero speciale (non il generale pressato da Visco), Marco Travaglio, il RobesMarc (RobesPierre è, magari, Morando) d'Italia, l'inesausto (come l'urna dannunziana) scrittore di libri a quattro e sei mani (fosse turco scriverebbe a ottomani), ubiquo frequentatore di quotidiani e riviste (anche femminili, come "Anna" della Latella), nonché di salotti e talk show: insomma, più che Travaglio, Travprezzemolo, dotato per di più di un fiuto infallibile per i soldi altrui, ma solo di quelli di destra (un personaggio del Gargantua e Pantagruele, dall'olfatto finissimo, è nomato Snasaculo).Ecco il vagone decorato con le maschere ridenti/sghignazzanti della comoedia, dove su un'amaca è sdraiato l'immenso (e rosso, alla Prévert) Michele Serra, facondo e fecondo satirico (sesto dopo l'Arcangelo, Bongiorno, Sant'oro, Cucuzza e Placido), il quale, nella "Satira preventiva", irride con alate espressioni Berlusconi padre e figli. Gli fa compagnia M.F. che riporta "slogan come "M'illumino di immondo" e "SpazzaNapoli". L'8 gennaio scorso ebbi a scrivere: "Poesia d'oggi. I termovalorizzatori (alias incineritori) di rifiuti producono anche elettricità. Ungaretti, oggi, scriverebbe "M'illumino d'immondizia".Vagone centrale, a cinque stelle (Gesù di Nazareth si contentò di nascere in una locanda ad una stalla), dove Edmondo Berselli ci dà a bere che "Veltroni...è un uomo politico moderno". Moderno come la Russia di oggi rispetto all'Urss di ieri.Segue una serie di vagoni vuoti, anzi pieni di vuoto.L'ultimo vagone, last but not least, ospita EuGenio Scalfari, il Genio (non del Cristianesimo, ma) dell'ateismo laicista, nonché del giornalismo italiano: filosofo, scienziato, politologo e tuttologo. Nel suo "Vetro soffiato" (con quale orifizio?), argomentando dall'ultimo libro di Giulio Tremonti pontifica, discetta, elucubra, involvola e ci erudisce su "Una destra gotica e guelfa", rappresentata dall'ex ministro, "l'icona (della quale)...è quella di Sisifo che spinge il masso verso la cima". Certo EuGenio, bisogna coltivare il multiculturalismo, il melting pot (che per Luca Giurato avrebbe a che fare con Pol Pot), come negli Usa (le Torri Gemelle), in Inghilterra (attentato alla metro), in Spagna (la stazione di Atocha, anzi Atrocha), in Francia (le banlieues), in Olanda (Fortuyn, Van Gogh, Hirsi Ali). In Italia, con il tasso attuale di denatalità e di decremento demografico, fra 100 anni gli italiani autoctoni saranno ridotti a 17 milioni, minoranza, rispetto agli immigrati in gran parte musulmani, quasi come quella attuale dei serbi nel Kosovo.