Il roveto

Ei fu (non Fo)


Leggo ("intramontabili") la presentazione "Holden, romanzo immortale". Quel libro ("The catcher in the rye") scritto da tal Jerome David Salinger, indigesto come un cavolo. Non sono mai riuscito a leggerlo tutto, forse perché ero/sono cretino più del giovane Holden. Jerome, scrivono, avrebbe "affrescato con pochi tratti il disagio esistenziale che separa il mondo degli adolescenti da quello degli adulti". Forse, dopo adolescenti manca un aggettivo qualificativo, cioé "scadenti" o "scarsi" (di comprendonio prima che di valori), che esitano a dire "qualcosa di troppo personale sul...conto" dei loro genitori (fattori di "tanta" prole e quindi meritevoli di "un paio di infarti per uno"; anzi l'avesse avuto il padre prima del concepimento...).Non condivido la "gongolante" gioia di Bret Easton Ellis su Twitter per la "dipartita" di Salinger, perché questi per me non era mai "arrivato", letterariamente parlando. Immortale? Allora lo hanno defraudato del pemio Nobel, mannaggia la peppa. Tra cinquanta anni, però, forse, non se lo ricorderà più alcuno. Forse. Del resto, com'è noto, è bello quel che piace. Pare si sia aperta la "caccia a ...15 misteriosi manoscritti che, si narra, il vecchio Holden avrebbe nascosto chissà dove". Spero proprio che la caccia resti infruttuosa, altrimenti il Nobel per la letteratura a Salinger lo potranno dare (solo) postumo. Quando dipartirà il Nobel doc Dario Fo, Umbero Eco, sulle orme del Manzoni, scriverà l'Ode "Ei fu Fo..." oppure "Ei Fo fu...".