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Post N° 90


IL MARE A CHI NON HA IL MARE (I PARTE)   Anche se ne parlo solo adesso, i Campionati Italiani in Acque Libere si sono disputate tre settimane fa, dal 22 al 25 maggio, come da consuetudine, a Viareggio. Cambiato però lo stabilimento ospitante la manifestazione: non più l’Ahlambra, ma il “Bagno Le Dune”. La notizia che le gare si sarebbero svolte in una spiaggia libera, quale è il Bagno Le Dune, aveva fatto un po’ storcere il naso e scoraggiare vari atleti ed allenatori, come si evince dalle discussioni del forum del Salvamento sul sito http://www.ilsalvamentotherevenge.135.it. In realtà, la spiaggia si è rivelata una piacevole sorpresa: grande, accessoriata e ben tenuta. E penso molti saranno contenti di ritornarci negli anni prossimi. Magari, con la speranza di ascoltare anche un po’ di musica durante i tempi morti della manifestazione, come negli anni scorsi: quest’anno DJ Max è stato solo Max, limitandosi a fare l’”annunciatore”. Riascoltare il DJ farebbe piacere.Ma andiamo alle gare. Circa 700 partecipanti, sempre tanti a questi Campionati Italiani, che sono rimasti gli unici per i quali non bisogna qualificarsi in qualche modo per parteciparvi. Per far fronte al sempre maggior numero di iscritti (in realtà l’anno scorso l’affluenza fu di poco superiore), quest’anno sono state apportate due novità: la disputa della manifestazione in quattro giorni, anziché in tre, e il limite di iscrizione a Bandierine, la gara che più occupa tempo, con ogni società che può iscrivere non più di quattro atleti per categoria e sesso. Mentre tutti hanno beneficiato della prima novità, la selezione alle iscrizioni a Bandierine è andata chiaramente a danneggiare quelle società che dispongono in qualche categoria più di quattro atleti competitivi a Bandierine, così adesso gli atleti bravi con la canoa non si sentiranno gli unici ad essere limitati (ricordiamo che agli Assoluti ogni società può iscrivere al massimo 4 atleti tra Canoa e Oceanman/Oceanwoman).Anche quest’anno la manifestazione ha dovuto fare i conti con il tempo meteorologico. Che è stato favorevole il primo giorno di gare, anche se ciò non è bastato a far svolgere tutte le gare previste per giovedì pomeriggio. Infatti, poco prima dell’inizio della manifestazione, si è smontato il campo gara di Tavola, e pertanto l’inizio della Gara con la Tavola è stato rinviato: il risultato è che gli Juniores maschi non hanno fatto in tempo a disputare le batterie eliminatorie, slittate al giorno dopo. Un bel sole anche il secondo giorno, mentre i problemi arrivano venerdì. Durante il pomeriggio, infatti, la temperatura cala, ma soprattutto il vento si fa sentire, causando una forte corrente del mare verso ovest (verso destra, guardando il mare). Si decide di far proseguire ugualmente le gare, anche quelle in mare, e vengono inoltre anticipate le finali del Salvataggio con Tavola, in quanto si prevede che il tempo sia peggiore il giorno dopo. È soprattutto nelle finali delle staffette che gli atleti combattono contro freddo e corrente, anche perché vengono disputate in tardo pomeriggio. Nell’ultima giornata, infine, fa freddo ma la situazione meteo è migliore rispetto a quella del giorno precedente: si termina dunque il programma gare, disputando la finale di Tavola dei Cadetti maschi (slittata dal giorno prima) ed eliminatorie e finali della Staffetta Torpedo.Passiamo all’arbitraggio, il cui unico responsabile è stato, come da consuetudine nelle gare oceaniche, Marco Vaiani. Il Giudice Arbitro pugliese ce la mette tutta, ma forse, per una manifestazione in cui arrivano a svolgersi fino a quattro competizioni contemporaneamente, avere solo due occhi supervisori dell’operato dei giudici non basta. Sta di fatto che l’arbitraggio di Viareggio non è stato esente da critiche e polemiche, e soprattutto per quanto riguarda le gare di Tavola e Bandierine, i malumori si sono fatti notare. Prima di entrare nella parte agonistica, quindi, vorrei dedicare qualche riga in più all’organizzazione ed, appunto, all’arbitraggio. I segnali positivi È giusto comunque dire anche quello che ha funzionato, che generalmente passa in secondo piano e più difficilmente viene ricordato.Azzeccata la scelta di inserire un turno in più, quello del giovedì pomeriggio, nel programma della manifestazione. È stato così finalmente possibile svolgere tutte le gare, nonostante gli intoppi meteo (che comunque non sono stati così insormontabili, come in altre occasioni): ai Campionati di Categoria, una cosa del genere si era vista solo nel 2006, quando però il numero dei partecipanti era più basso ed il sole è stato presente per tutta la durata dei Campionati.Possiamo dir bene anche della Gara del Frangente, dove non mi è parso che i tagli delle boe siano stati tanto impuniti. Certo, magari c’è sempre stato il furbo che l’ha fatta franca evitando la sanzione, ma, rispetto alla totale amnistia che abbiamo visto agli Assoluti del 2007, direi che c’è un netto passo avanti. Le polemiche sulla Tavola. Ma, mentre l’arbitraggio del Frangente non ha fatto scaldare tanto gli animi, non si può dire lo stesso dell’altra gara individuale a mare.Per capire cos’è successo, inizierei a parlare dell’atleta Christian Ferrari delle Fiamme Oro Roma. Cosa c’entra? Andiamo con la memoria a Lavinio, alla mattina del 15 maggio 2007, quando, durante gli Assoluti Oceanici, si disputano le eliminatorie della Gara con la Tavola maschile. Per ogni batteria, passano in semifinale i primi otto. In una di queste batterie, accade che un atleta entrato nei primi otto non riceve dal giudice di arrivo il cartellino che indica l’ordine d’arrivo: pertanto, Christian Ferrari, che era arrivato nono, risulta essere ottavo e dunque qualificato al turno successivo. Si crea scompiglio, si parla di ripetere l’eliminatoria a causa di un “errore tecnico”, ma la situazione viene sbloccata dall’onestà dell’atleta romano, che ammette il suo reale piazzamento. L’atleta inizialmente non registrato nell’ordine di arrivo passa dunque il turno, e alla fine vincerà la medaglia d’argento (per chi non l’avesse capito, si tratta di Andrea Paoletti). Nel mio resoconto sugli Assoluti, non diedi tanto peso a quest’episodio, credendolo ingenuamente un caso unico e di secondo piano. Non avrei immaginato che ai Categoria dell’anno successivo si sarebbero contati almeno due di questi episodi. Con la differenza, però, che stavolta mancava il Ferrari di turno. Chiarisco: sono propenso a credere nella buona fede degli atleti coinvolti, che hanno provato a dare la propria versione dell’ordine d’arrivo. Tuttavia un atleta che gareggia non ha, soprattutto negli ultimi metri, la lucidità di capire quante persone, e quali, ha davanti a sé e quante, e quali, dietro. Se, poi, è più di un atleta che non riceve il cartellino con il piazzamento, allora ricostruire l’ordine d’arrivo giusto pare diventare un’impresa titanica. E si ricorre all’“errore tecnico”, e dunque alla ripetizione della gara.Il primo caso si è verificato nella prima semifinale Seniores maschi: i primi otto ottengono l’accesso in finale, ma anche il nono ed il decimo si qualificano per gli Assoluti. Giorgio Coniglio (Swimming Club Alessandria) e Tommaso Cardellini (Salaria Nuoto) giungono tra i primi otto, ma non ricevono l’ordine d’arrivo. L’arrivo ufficiale vede Daniele Battegazzore (Swimming Club) settimo, Alessio Fiori (Fiamme Oro) ottavo e Mehdi Garzino (VVF Torino) nono. Si cerca di ricostruire l’arrivo vero, anche ascoltando i cinque atleti menzionati. Il primo verdetto è il seguente: Cardellini e Coniglio in finale, Fiori nono e decimo posto ex aequo per Battegazzore e Garzino (e dunque entrambi qualificati per gli Assoluti). La decisione pare vada bene a tutti. Tuttavia, poco dopo, arriva il verdetto definitivo: viene considerato l’episodio come errore tecnico, e la gara si ripete. E, nella ripetizione, escono fuori dai primi 10 alcuni atleti qualificatisi per gli Assoluti nella gara annullata: tra questi, Cardellini e Garzino.Dopo un episodio di questo tipo, si crede e si spera che errori arbitrali del genere (per risolvere i quali non sembra esserci altra via che dare un ulteriore carico di lavoro agli atleti, facendo ripetere loro la gara) sono casi più unici che rari. L’illusione non dura neanche un paio d’ore. Semifinale Cadetti femmine: due atlete non ricevono cartellini dai giudici e non si riesce a ricostruire l’ordine d’arrivo, con quattro atlete che rivendicano gli ultimi due posti per la finale. Prima decisione: tutte e quattro le atlete ammesse in finale, che sarà dunque con 18 partecipanti, anziché 16. Ma ciò è contro il regolamento (che non vuole più di 16 atleti alla partenza), e, anche se, in realtà, esiste un precedente di finale a 17 atlete, la decisione viene annullata. Anche in questo caso, dunque, errore tecnico e ripetizione. Che vede eliminate Eleonora Chirieleison (Domar) ed Ester Viscardi (Centro Ester), che erano tra le quattro che rivendicavano il posto in finale. Le polemiche sulle Bandierine. La gara di Bandierine ha sempre riservato quei cosiddetti episodi “da moviola”. Quest’anno però si è ascoltata qualche lamentela in più per i contrasti fisici, spesso, secondo le “parti lese” e buona parte degli spettatori, irregolari ma non visti.Segnalo anche un episodio nella finale juniores femmine, al quale sinceramente non ho assistito. Pertanto, lascio la parola a chi ha visto l’episodio, informandomene (e lo ringrazio): considerando la fonte attendibile, riporto di seguito la mail inviatami: “Quando sono rimaste in quattro, accade la seguente cosa: le quattro partono, un’atleta viene eliminata, ma una delle tre qualificate si infortuna e decide di abbandonare la gara. Viene dunque riammessa l’atleta eliminata [anziché proseguire con due atlete, ndr], che si piazzerà anche meglio di chi era passata regolarmente.” Se qualcuno ha una versione diversa di quest’episodio, si accomodi pure.In più qualche anomalia si è riscontrata. Per esempio, il numero di eliminazioni ad ogni alzata è sempre due per i turni eliminatori, sempre uno (ovviamente) per le finali, ma, per quanto riguarda le semifinali, varia con la categoria. E poi ci sono le magliette e le calottine, che nel giro di una giornata passano da facoltative ad obbligatorie, o viceversa. Quei soliti problemi irrisolti… Il problema delle batterie eliminatorie o semifinali non equilibrate è un problema che esiste da quando esistono le gare oceaniche. E tantissime volte è stato riscontrato. Tuttavia, si persevera con la loro composizione tramite sorteggio (cioè come previsto dal regolamento), quando non sarebbe così complicato inserire delle teste di serie, in modo tale da evitare un accorpamento di atleti più competitivi in una batteria e di atleti meno competitivi in un’altra. Pazienza!Più recenti invece i casi degli atleti infastiditi durante le gare in mare dalle onde artificiali create dalle quattro (!) moto d’acqua, che vigilano sui campi gara. Gli atleti non sono pedine! È chiaro che, senza gli atleti, i Campionati non avrebbero modo di esistere. Sono loro i veri protagonisti delle manifestazioni sportive. E da protagonisti andrebbero trattati, per la preparazione e l’impegno che mettono in queste occasioni, magari per raggiungere il massimo traguardo.A volte pare che ci si dimentica di questo. Ed ecco che vediamo quelle premiazioni, sparse qua e là durante la manifestazione, mentre gran parte degli atleti gareggia. E così, un atleta vincente, magari giovane e al suo primo traguardo importante, non può neanche godersi un minimo di visibilità od un applauso, perché i suoi colleghi sono impegnati. Talvolta è accaduto che veniva chiamato alla premiazione un atleta impegnato nel frattempo in un’altra gara, e dunque non poteva presenziare sul podio, ma doveva ritirare la medaglia in segreteria. Questo francamente è assurdo, soprattutto in un Campionato Italiano. La premiazione non è un fastidio da svolgere in fretta e furia quando c’è un minimo di tempo, ma è una parte integrante e fondamentale della manifestazione, in quanto rende giustizia alle imprese di coloro che hanno onorato il Campionato.E c’è stato anche un episodio in gara, in cui mi è sembrato che si avesse a che fare con delle pedine, più che con degli atleti. Alludo alla staffetta 4x90m Cadetti maschi. È chiaro che, per un atleta, affrontare un’eliminatoria è diverso che affrontare una finale, sia per la preparazione fisica alla gara (più curata per una finale, se si ha intenzione di contenere in batteria), sia per l’approccio psicologico. Ecco, per la staffetta di cui dicevamo, è accaduto che solo nove delle squadre iscritte si sono presentate all’appello, e quindi si è deciso last minute di fare una finale diretta. Questo può anche starci, se il “last minute” non viene interpretato alla lettera. Ma alcuni staffettisti hanno saputo che stavano per disputare una finale pochi istanti prima della partenza, alcuni l’hanno saputo addirittura dopo che la partenza è stata data. Non sarebbe stato male aspettare un po’ di più prima della partenza o, meglio ancora secondo me, far disputare la finale il giorno dopo, insieme alle finali delle altre categorie. Ma si è preferito risparmiare tempo, a discapito di chi gareggia. Ok, finalmente ho finito di descrivere le condizioni in cui si sono svolte le gare, e possiamo passare alla parte più interessante, quella agonistica. Guardando le classifiche di società, la prima cosa che salta all’occhio è che nelle prime posizioni sono rappresentate quelle città senza sbocchi al mare. Il mare a chi non ha il mare, appunto. Due le squadre protagoniste: le Rane Rosse di Milano, vincitrici in ben tre categorie (Juniores, Cadetti, Seniores), e i VVF Torino, vincitori nella categoria Ragazzi, ma anche la squadra che ha totalizzato più punti, sommando tutte e quattro le fasce d’età. Ma sono presenti sui podi anche altre città non bagnate dal mare: Roma (con la Roma ’70 e il Domar SC), Alessandria (con lo Swimming Club), Montenotte (con la RN Cairo). L’unica eccezione è il CN Posillipo.Vediamo adesso le singole categorie.... to be continued