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IL CIELO SOPRA BERLINO E' AZZURRO (I PARTE)


Ok, questo titolo non vi è nuovo. È una frase che già avete avuto modo di ascoltare il 9 luglio di due anni fa, quando tale Fabio Grosso realizzò a Berlino il rigore che permise all’Italia del calcio di vincere il Mondiale del 2006.Evidentemente all’Italia sportiva Berlino porta bene.Quest’anno Berlino, assieme all’altra città tedesca Warnemunde, ospita il Rescue: le giornate dal 21 al 25 luglio sono state dedicate ai National Teams (e anche ai Master). L’obiettivo dell’Italia era, come ha più volte ribadito il Commissario Tecnico Antonello Cano, confermare almeno il quarto posto del 2006, che fu un risultato eccezionale, conquistato sul filo del rasoio per una manciata di punti, nonché il miglior piazzamento italiano di sempre in questa manifestazione. A dire il vero, si era anche abbastanza ottimisti, dopo la vittoria del titolo europeo del 2007, su questo obiettivo: infatti sarebbero dovute essere Germania e Spagna le principali antagoniste dell’Italia nella corsa al quarto posto, dietro Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica.  Dopo le gare in piscina, l’Italia era prima, grazie a dodici grande vittorie, e nonostante sei pesanti squalifiche. Subito dietro c’era la Nuova Zelanda. Terza l’Australia, quarta la Germania. Prima dell’inizio delle gare oceaniche, ebbi modo di scrivere, sul Forum di “Corsia 4”: “Non è la Nuova Zelanda che dobbiamo guardare, visto che comunque ci passerà davanti con le oceaniche. Stesso discorso, ovviamente, per l'Australia. E' la prima volta comunque che il titolo mondiale è in dubbio: in genere l'Australia è sempre stata la grande favorita dall'inizio alla fine. Ma le prestazioni in vasca degli atleti neozelandesi, possono dare il primo dispiacere della storia agli Aussie. Staremo a vedere. Riguardo l'Italia, il nostro obiettivo minimo è il quarto posto, dietro le due dell'Oceania e il Sudafrica. Quindi bisogna adesso gestire un vantaggio di quasi cento punti sulla Germania e un vantaggio maggiore sulle altre europee. Ma c'è anche da dire che il Sudafrica è 200 punti dietro, e se da una parte è vero che i sudafricani sono molto più forti di noi nelle oceaniche, dall'altra è altrettanto vero che non è impossibile gestire un vantaggio del genere, anche in virtù dei miglioramenti azzurri in questi ultimi anni in acque libere. Stiamo accarezzando dunque il sogno del terzo posto, il che sarebbe un risultato storico. Certo, peccato per le squalifiche, troppe. Tante vittorie è vero, ma in più gare l'Italia ha preso solo 20 punti (quelli dell'atleta primo classificato), facendo così diminuire il vantaggio sulle altre nazionali, in vasca sicuramente più deboli di noi. Se l'Italia mancasse il terzo posto, quindi, potrebbero esserci tanti rimpianti.” Partono le gare in Acque Libere, ed inizia il dominio dell’Australia, che miete vittorie su vittorie e tenta il recupero sulla Nuova Zelanda, che, comunque in queste gare è il team più forte dopo quello Aussie. L’Italia scende subito al terzo posto, ma era prevedibile. Il principale ed indiscusso favorito al podio, il Sudafrica, è troppo dietro per raggiungerci: quest’anno in piscina è stato meno competitivo rispetto ad altre volte, e a poco giovano le sette medaglie vinte tra mare e spiaggia. Si fermerà al quinto posto. Fanno paura, invece, i padroni di casa tedeschi, che, gara dopo gara, rosicchiano punti agli azzurri, avvicinandosi sempre più alla terza posizione. Ma la reazione d’orgoglio dei nostri è nel Frangente e nella Staffetta Torpedo, dove l’Italia dà una mazzata finale e raggiunge il bottino di 526 punti, che gli consente di raggiungere un obiettivo forse nemmeno sognato alla vigilia: IL TERZO POSTO MONDIALE !!! Praticamente, una vittoria!Complimenti a tutti, CT, staff tecnico (Massimiliano Tramontana e Paola Pelle), staff medico (Andrea Felici ed Alfredo Rossomando), supporters e, ovviamente e soprattutto, atleti: per la prima volta, da quando esistono le gare oceaniche, l’Italia è sul podio del Mondo. Siamo la seconda nazione europea a riuscire in quest’impresa: la prima fu la Germania, terza nel 1998 e nel 2000. In quegli anni, la Nuova Zelanda non era ancora quella di adesso. La squadra neozelandese ha infatti iniziato nel 2002 quell’ascesa che gli ha permesso di diventare la principale antagonista dell’Australia, da sempre dominatrice assoluta del Salvamento mondiale. Alla vigilia del Rescue 2006 il CT della Nuova Zelanda dichiarò che la sua squadra non si sarebbe accontentata del secondo posto: purtroppo per lui, così non fu. Così come non è stato quest’anno (anche se nella prima versione del presente articolo avevo erroneamente scritto il contrario…). Ma va detto che il team neozelandese è in forte crescita, tant’è che in vasca se l’è giocata alla pari con l’Italia (anche se quest’ultima plurisqualificata), realizzando in totale solo un punto in meno. Poi a mare, nonostante sia la seconda squadra più forte, è ancora troppo dietro l’Australia, che ha ottenuto una serie di doppiette nelle gare oceaniche, riuscendo a sorpassare i cugini e vincere il suo ottavo titolo consecutivo per 62 punti (839 punti dei canguri contro gli 837 dei neozelandesi), il che significa il mantenimento dell’imbattibilità. Quindi, la classifica vede prima l’Australia, seconda la Nuova Zelanda, terza l’Italia, quarta la Germania e quinto il Sudafrica. Seguono Francia, Spagna, Regno Unito e poi, via via, le altre. In tutto 36 le nazioni concorrenti, ed è il nuovo record di partecipazioni. Ben 6 le debuttanti: primo Rescue, dopo diverse adesioni a manifestazioni continentali, per Ungheria, Norvegia, Croazia e Lituania,; debutto assoluto nel Salvamento internazionale, invece, per Messico e Sri Lanka. Possiamo praticamente parlare di debutto anche per il Saint Lucia, che due anni fa si presentò con un solo atleta ed in una sola gara. Ma la partecipazione più attesa direi che è stata quella della Cina, la cui ultima partecipazione risaliva al 1996. I mandarini erano attesi, perché si sapeva che vi era una squadra competitiva in preparazione: ne avemmo una prova ai Mondiali Militari 2003, dove la Cina fu la grande rivelazione, giungendo seconda dietro l’Italia. Poi è tornata nel silenzio. Dopo cinque anni, la rivediamo, capace di competere ad altissimi livelli soprattutto nelle specialità più “natatorie”, e di frantumare ben 15 record asiatici.  Anche per merito della Cina, possiamo dire che il livello agonistico è stato molto alto e i 15 record mondiali, accompagnati da 3 europei e 3 dei Campionati (e in più ci sono anche 2 record italiani), ne danno conferma. Anche se i miglioramenti si sono fatti vedere soprattutto nelle gare di Nuoto e Superlife, mentre sono stati mediamente più alti, rispetto agli ultimi Europei, i tempi fatti registrare dai più forti nel Trasporto e nel Misto: forse è intervenuta la paura di affondare il manichino, visto che gli arbitri tedeschi sono notoriamente tra i più severi. Per quanto riguarda le acque libere, invece, non possiamo commentare delle prestazioni cronometriche, però possiamo notare come gli europei si stiano iniziando ad incuneare tra gli atleti degli oceani nelle prime posizioni.Vediamo invece più nello specifico l’Italia. Nelle gare in piscina, c’è una Nazionale a due facce: da una parte quella delle vittorie, che è comunque preponderante, dall’altra quella delle squalifiche e dei forti peggioramenti. Possiamo praticamente distinguere un “fronte soddisfatti” ed un “fronte delusi”. Il primo è costituito da Federico Pinotti, Germano Proietti, Nicola Ferrua, Marcella Prandi ed Isabella Cerquozzi; il secondo da Franco Fanella, Marco Mosconi, Mariano Carpentieri e Martina Mariti. “Quasi soddisfatte” il termine che utilizzerei per Elena Prelle ed Erica Buratto, mentre Eleonora Chirieleison non ha avuto gare indoor da effettuare. Questo sulle gare individuali; invece, per quanto concerne le staffette, tutti i risultati italiani, lanci della corda a parte, sono stati eccellenti. Per le gare in Acque Libere, invece, possiamo fare un discorso più generale, con tutti gli atleti, escluso Marco Mosconi, non iscritto a nessuna di queste gare, che hanno fatto quello che hanno potuto, anche se i risultati migliori sono arrivati da Federico Pinotti e soprattutto da Eleonora Chirieleison. Anche in questo caso, ottimi risultati di staffette.Bilancio azzurro, dunque, complessivamente positivo, e non poteva essere altrimenti, visto il piazzamento finale. Riportiamo di seguito il commento giorno per giorno e gara per gara.  Prima giornata – 21 luglio  NUOTO CON OSTACOLI La mancanza della campionessa e vicecampionessa mondiale uscente, la statunitense Sara McLarty e la canadese Carla Geurts-Cole non abbassa affatto il livello di questa gara, che anzi aumenta rispetto a due anni fa. Già nelle batterie la primatista mondiale Erica Buratto ottiene il primo tempo, con 2’10”97. Ma la finale vede un’altra atleta in vetta: è cinese il primo oro ed il primo record mondiale dei Campionati. L’opera è di Ying Lu, che conclude con un eccezionale 2’09”03 (il precedente della Buratto era 2’09”92). La nostra Erica manca la vittoria per soli 13 centesimi, ma il 2’09”16 realizzato rappresenta comunque una grandissima performance, oltre che il nuovo record europeo. Quindi complimenti ugualmente. Per la terza posizione erano accreditate le ungheresi Kovacs e Lipcsei, che però non sono neanche entrate in finale: la medaglia di bronzo è invece andata alla neozelandese Ayla Dunlop-Barrett, capace di 2’12”25. Finale B per Marcella Prandi, quindicesima nelle eliminatorie con 2’18”75, e poi tredicesima in finale con 2’18”68.Dopo la Buratto, è la volta di Federico Pinotti di abbassare il record europeo, già suo. Da mozzafiato il tempo di Federico: 1’55”51 (precedente 1’56”02), a soli due decimi dal record del Mondo, e la medaglia d’oro non gliela leva nessuno! Erano 25 anni che l’Italia maschile non vinceva un titolo mondiale con i Sottopassi: l’ultimo che vi riuscì fu, nel 1983, Roberto Bonanni con 2’06”78 (quanto si è evoluto il nostro sport!). Sarebbe stato bello vedere un duello tra Federico e il detentore del record mondiale e campione uscente Blaine Morgan, ma quest’ultimo però non risulta tra i convocati della Nazionale USA. Secondo classificato il debuttante Andrew McMillan (Nuova Zelanda), con 1’56”06, nuovo record del Commonwealth; sorpresa in terza posizione, con il danese Jacob Carstensen, capace di concludere in 1’57”99. Ottimo quinto posto di Germano Proietti, che realizza 2’00”15, il suo nuovo personale. Nelle eliminatorie, Pinotti aveva ottenuto il secondo tempo (1’59”63) e Proietti l’ottavo (2’01”76). STAFFETTA 4x50m CON OSTACOLI 1’54”87 lo strabiliante tempo che permette ad Erica Buratto, Elena Prelle, Marcella Prandi ed Isabella Cerquozzi di vincere il primo oro italiano ad un Mondiale in questa specialità. Il crono registrato trucida il precedente primato nazionale (1’56”05 dello stesso quartetto) ed è distante solo 67 centesimi da quello mondiale. Seconda classificata la Cina (He, Ghao, Zhang, Lu), col nuovo record asiatico di 1’55”76, e terzo posto ex aequo per Nuova Zelanda (Toomey, Dunlop-Barrett, Toomey, O’ Connor) ed Olanda (Goossens, Op Het Veld, Temmermann, Peulen), orfana della sua atleta di punta Monique Driessen , entrambe appaiate ad 1’56”79. Le nostre erano entrate in finale con l’ottavo tempo (1’59”56). Tra i maschi, la favorita Nuova Zelanda, con Buck, McMillan, Kent ed Anderson, dopo aver concluso l’eliminatoria in 1’41”20, record dei Campionati, ridicolizza il record mondiale che già gli apparteneva (detenuto da un quartetto che per ¾ era quello di Berlino): il limite passa da 1’40”95 a 1’39”55! Una media di meno di 25” a frazionista! Di fronte ad una prestazione del genere, l’argento dei nostri è il miglior risultato che si poteva ottenere, oltre che ad essere il miglior risultato mai ottenuto nell’Italia maschile ad un Rescue. In più Federico Pinotti, Franco Fanella, Marco Mosconi e Germano Proietti hanno limato centesimi  al vecchio record europeo, portandolo da 1’41”50 (della Germania) a 1’41”42. Terza l’Australia (Bowden, Eckstein, Allum, Langthorne) in 1’41”77, 4 centesimi meglio della Germania. Azzurri terzi nelle eliminatorie con 1’43”15. TRASPORTO MANICHINO Terzo titolo mondiale consecutivo per Elena Prelle, a cui basta un 37”73 per confermarsi ancora la più forte del Mondo! Seconda classificata, una sua vecchia antagonista, la neozelandese Georgina Toomey, con 38”15, e terza l’altra Toomey della Nuova Zelanda, Julia, con 38”40. Nelle batterie eliminatorie, la Prelle aveva chiuso in 38”57, secondo tempo della mattinata. Notiamo l’assenza sul podio di due atlete tra le più accreditate della specialità. Una è la spagnola Ana Guimarey, appena quinta con un alto 39”40 (lei che è scesa più volte sotto i 37”). L’altra è, purtroppo, la campionessa europea Erica Buratto, che, già nelle batterie, incappa nel famigerato codice 19 (affondamento).Nella gara maschile, non ci sono più i protagonisti degli anni passati, quali lo spagnolo Fenando Del Villar, il tedesco Hagen Leditschke, il francese Giullem Riand ed il nostro Mauro Locchi. E alla fine il podio di Berlino è quello che era più prevedibile alla vigilia. In prima posizione c’è il sempre grande Federico Pinotti, che, seppur con un tempo per lui non eccellente, 31”34, non ha problemi a tenere la testa: l’ultimo italiano a vincere il Trasporto in un Mondiale era, fino a questo momento, Mauro Locchi, oro nel 1995 con 34”01 (e trasporto a rana). Seconda piazza per il sudafricano Barjo Van Niekerk con 31”82, e terzo, in 31”93, il neozelandese Michael Buck, che soffia per un solo centesimo il bronzo all’australiano Andrew Bowden. Niente finale, invece, per Marco Mosconi, squalificato per affondamento nelle eliminatorie. MANICHINO CON PINNE E TORPEDO Isabella non delude. Dopo uno sciolto 1’05”05 in batteria, che gli permette l’accesso alla finale col quinto tempo, la Cerquozzi vince il suo secondo titolo mondiale della specialità (dopo quello del 2004), chiudendo in 1’01”92, nuovo record dei Campionati. Staccate la seconda e la terza classificata, le tedesche Katrin Altmann, vincitrice all’ultima Coppa di Germania, ed Aline Hundt, che hanno bloccato le piastre a 1’03”36 e 1’03”51 rispettivamente. 1’03”36 è anche il tempo fatto registrare nelle eliminatorie dalla neozelandese Julia Toomey, poi quinta in finale: le resta il record del Commonwealth. Va male Martina Mariti: per lei un alto 1’08”63, che significa diciannovesimo posto ed assenza anche dalla finale B.Lo stesso destino della Mariti è subito anche da Franco Fanella e Marco Mosconi, entrambi squalificati in batteria. Ed è un vero peccato che un atleta da 53” e uno da 54” debbano vedere dagli spalti una finale, dal livello anche abbastanza basso rispetto agli ultimi Europei, vinta in 55”11 dallo spagnolo Rafael Tamaral. Tamaral è il vicecampione europeo della specialità, ma a Berlino ha distanziato il campione europeo, il tedesco Enrico Pankrath, secondo in 56”30. Medaglia di bronzo all’australiano Downie Langthorne, con 57”51, mentre l’atteso tedesco Cristoph Ertel si è classificato ai piedi del podio.... CONTINUA ...