Creato da vonsachermasoch il 31/10/2009
Performance teatrale dedicata alla Superbia primo tra i 7 peccati capitali.

 

Particolare del dipinto “Roberta” (tecnica mista)
opera di Fabio Mingarelli, in arte Ming. 

Fabio Mingarelli

 

Federica Palo

 

Foto di vonsachermasoch

Il Teatro è amante geloso.
Se provi a distaccartene ti richiama subito all'ordine.
è un modo per esprimere se stessi in molte sfumature
e forse a chi lo fa non basta la sua vita,
è sempre alla ricerca di altre vite parallele
e forse per me è un po' così. 

Federica Palo

 

Donatella De Bartolomeis

Foto di vonsachermasoch

Amo le parole, le vibrazioni, il potere insito in ogni singolo suono, in ogni singola lettera, la capacità di toccare specifiche corde emozionali, di far vibrare corpo-mente-spirito.

E credo che solo dalla sinergia
possa nascere la sublime sinestesia dei sensi 

 Donatella De Bartolomeis

 

Fabio Mingarelli

Foto di vonsachermasoch

...sono sempre stato ossessionato dal particolare… dalla linea curva...
...da quella sfumatura che magari nessuno noterà ma che a me fa perdere il sonno...
...la matericità... il riflesso... non lo so ... è complicato... tutto deve essere armonico... 
...si deve completare ...nulla è lasciato al caso... e poi devi lavorare... 
...lavorare e lavorare... disegnare... distruggere... ricostruire e coprire.

La mia arte è la mia maledizione...
quando guardate una mia tela sappiate che dietro c’è tutto questo.

Fabio Mingarelli

 

Mario Rago

Foto di vonsachermasoch.

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Vivo la natura, sento un necessario bisogno di ricongiungermi con essa, un richiamo... ascolto i suoni che la circondano, l'eterno suono primordiale che la attraversa, il sacro Om.

Ogni nota parla e racconta, interagisce e trasmette qualcosa, crea e distrugge.
Tutto è suono, tutto è musica. Tutto è creazione e casualità... sperimentare nuovi suoni equivale a creare. Pensa a quante infinite possibilità di creare nuovi mondi...

Mario Rago

 

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Irpinia ed Irpini

Post n°27 pubblicato il 22 Dicembre 2009 da vonsachermasoch
 

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articolo di donatella de bartolomeis

pag. 6

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La Superbia è di scena

Post n°26 pubblicato il 17 Dicembre 2009 da vonsachermasoch
 

La superbia è di scena a Salerno

al

"Tavolonero"

 
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Commenti

Post n°23 pubblicato il 30 Novembre 2009 da vonsachermasoch
 

 

Federica Aveta
Federica Aveta
Performance veramente suggestiva e molto particolare.
" Donna bella et altera, vestita nobilmente di rosso, coronata d'oro, di gemme in gran copia, nella destra mano tiene un pavone et nella sinistra un specchio, nel quale miri et contempli sé stessa. ”
Così realmente annche la Bravissima Federica Palo ha rappresentato la Superbia!
Un insieme di elementi ben combinati tra loro : parole, movimento corporeo , musica ed immagini per rappresentare abilmente la superbia.
Tanti complimenti a Donatella De Bartolomeis , sempre semplice ma che lascia la sua suggestiva ed emozionante immagine !...Mostra tutto
Aldo Di Mauro
Aldo Di Mauro
Il testo molto bello! La rappresentazione con le sue suggestioni suggerisce... ma lascia spazio ad una individuale lettura emozionale. Complimenti Donatella!
.
Paulette Ievoli
Paulette Ievoli
grazie a te! Molto suggestivo e intenso l'incontro tra parole, movimento, musica, immagini su un tema come quello della superbia. Sicuramente incontro nn casuale, ma fruttto di una ricerca, di un lavoro creativo e organizzativo notevole. Ha prodotto:energia vibrante!
E una rilettura della superbia a più chiavi: ancestrale, creativa, divina , demoniaca. 
I complimenti sono superflui
.
Paola Sciocchetti
Paola Sciocchetti
Veramente un bellissimo monologo Donatella. Sono fiera ed orgogliosa di essere tua amica. Bacio

 

 
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Il Monologo

Post n°22 pubblicato il 29 Novembre 2009 da vonsachermasoch
 

 

“Donna bella et altera, vestita nobilmente di rosso, coronata d'oro, di gemme in gran copia, nella destra mano tiene un pavone et nella sinistra un specchio, nel quale miri et contempli sé stessa.”  

*

Tu, che credevi di aver piegato il mio volto altero nella terra, con la schiena schiacciata da un macigno oltre misura in segno d’umiliazione,

Tu, che mi avevi condannato a movimenti lenti e cadenzati e che da me ti credevi immune,

Tu subivi in silenzio il mio fascino, poeta, scrittore, politico mi hai sempre portato con te ostinato a non voler vedere il mio volto luminoso.

*

Mi ha condannato all’Inferno la Chiesa come peggiore tra tutte.

Sono per Lei prima donna, prima in ordine di tempo e di importanza, sono io la più potente, sottilmente perfida e maligna.

Con il mio fascino sottile corrompo anche i Santi insuperbiti della loro stessa santità.

Dio mi detesta!

Ma gli uomini mi ammirano perché amante perfetta, chi non mi possiede porta rancore.

È la mia mano invisibile che muove il mondo, io nutro l’invidia e l’accidia, io nutro l’ira e l’avarizia, la gola e la lussuria.

Muovo Satana come talvolta i Santi.

Mi puoi incontrare ovunque, ostentata in ogni dove, io che come superbo narciso godo della mia grandezza, della mia vantata unicità.

È da te, piccolo uomo misero e meschino, che nasce il mio valore.

*

È per questo che nei sogni mi schiacci e non mi accetti, ma senza di me nulla, niente saresti stato e neanche lo capivi che se ornavi il capo di alloro e lasciavi un’impronta sulla costruzione dell'identità italiana, sulla cultura moderna, era per mio merito.

E chi guidava la tua penna e la tua mano?

Chi la tua politica e la tua parola?

*

Io, solo e sempre io, leonessa austera, tua amante fedele e consigliera, che ti ha insegnato ad adattarti al mondo, a mantenerne il controllo e ad assicurarti le risorse necessarie.

Io ti ho motivato e ti ho nutrito per raggiungere il tuo scopo.

 

Come ogni cosa nell’universo ho due facce: luna bianca e luna nera… ma tu guardi solo ciò che vuoi vedere.

Tu pensa ciò che vuoi: le tue parole, i tuoi sguardi, le tue ingiurie  scivoleranno giù per le mie vesti rosse, tanto tu non sei nessuno e della tua nullità io faccio cibo.

Eh no, non ti conosco uomo, conosco solo le mie leggi.

Ho in me ogni cosa che mi occorre e di me mi nutro e mi alimento e non mi occorre il tuo rispetto e, dietro mio consiglio, screditerai te stesso agli occhi della ragione e della gente, dissiperai ogni modestia, l’umiltà non ti appartiene e la tua forza sarà la tua alterigia.

Mi celo ovunque e ovunque puoi vedere il mio riflesso. Nel baratro di Satana spinto giù dalla mia mano, nella strage tra i giganti o tra le rughe di un premier, stratega sorridente, levigate da bisturi esperto. Il suo popolo esule andrà alla deriva presto dimenticato, mentre lui, con me al suo fianco, scalerà le pagine della storia e poco importa realmente cosa vale, è ciò che appare ciò che conta.

Io ti reclamo piccolo uomo misero e meschino, come spettatore sbalordito della mia grandezza e ostentata unicità. È la tua svalutazione che nutre il mio valore.

*

Ma poi, in fin dei conti, io ti servo per motivare il tuo operato.

Stretta alla tua abilità e all’ardente passione sono la sola a reggere la fune che ti occorre a scalare le montagne, sono colei che ti trasforma rendendoti adatto ad ogni luogo, lasciando immutata la tua natura più profonda, sono l’unica capace di compiere il miracolo di tale metamorfosi, abile nel portarti a raggiungere i tuoi scopi.

Sono preziosa funzione adattiva, come vedi sempre la migliore.

L’umiltà e l’obbedienza sono virtù servili, che con il miraggio dell’eccellenza morale, caricature di un’umiltà sbagliata e di una sottomissione sbagliata, reprimono l’uomo depauperandolo della sua dignità, io sono qui a difenderlo ponendo al primo posto fierezza e libertà.

Non sono vizio ma pura ρετή, strategia sociale in un momento di incertezza. 

*

Sono la doppia faccia di una società che tiene all’immagine più che alla sostanza e seppellisce di menzogne il suo cammino.

Ho gli occhi bendati e le orecchie sorde, io, che per Tommaso ero gravissimum peccatum, l’essenza stessa di ogni vizio, ho costruito la Torre di Babele , ho sedotto Niobe , madre orgogliosa di sette figli; Saul e Aracne dalla tela arrogante.

Non sono rimasti indifferenti artisti e santi, né le città frutto dei figli di Eva. Sono croce e delizia d’ogni uomo che per proprio arbitrio porta in sé il veleno del mio morso.

Io sono la migliore, io che non ho mai torto e non ho mai fallito, e non credere che della tua era io sia frutto: sono figlia di tutti i tempi e come fiume in piena straripo e ti travolgo e tu, stolto, mi appartieni, ho in te le mie radici e mi disseto del tuo sangue e di me stessa.

*

Sono Fierezza e libertà.

Sono Delirio onnipotente.

Sono la Superbia che inebriata di se stessa vive in mezzo agli altri e non li vede, sono il dottor Faust , sono Dorian Gray , l’Edipo Re e ferma nella mia sacralità  deformo spazio e tempo.

Sono l’autostima, fierezza e libertà sono Dante e il primo uomo sulla Luna, sono colei che ti prende per mano e ti conduce alla conquista delle idee e degli ideali nei quali credi.

Sta a te uomo scegliere quale volto abbracciare: il vizio o l’ρετή , perché io sono colei che tu scegli che io sia.

 



Cesare Ripa (Perugia, intorno alla metà del XVI secoloRoma, 1622)  studioso accademico e scrittore italiano. La sua Iconologia è il più completo repertorio di immagini allegoriche cui attinsero a piene mani generazioni di artisti e di poeti di tutta Europa.

Dante Alighieri colloca le anime dei Superbi nel canto dodicesimo del Purgatorio sulla prima cornice; siamo a mezzogiorno dell'11 aprile 1300, o secondo altri del 28 marzo 1300.

Le persone veramente grandi sanno di valere. Dante sapeva di essere un sommo poeta e infatti si pone con sicurezza in mezzo ai sei più grandi poeti dell’umanità “io ero sesto fra cotanto senno”

Un' interpretazione allegorica del racconto biblico è quello di punizione per un atto di superbia, il tentativo dell’uomo di alzarsi al cielo.

Il mito narra della superbia di Niobe e della morte dei suoi figli dei quali era così orgogliosa che ardì burlarsi della dea Latona, che aveva avuto solo due figli, i gemelli Apollo e Artemide

Nella guerra contro i Filistei, Saul,con la propria condotta aggressiva e superba, disgustò l'anziano Samuele, che si allontanò da lui, smise di esserne consigliere e unse segretamente, come nuovo re, Davide.

Abilissima nel tessere sosteneva che la dea Atena avesse imparato da lei e ne era così sicura che sfidò la dea a duello. Atena si adirò, distrusse la tela e colpì con la sua spola Aracne che si impiccò, ma la dea la trasformò in un ragno costringendola a filare e tessere per tutta la vita dalla bocca, punita per l'arroganza dimostrata (hýbris), nell'aver osato sfidare la dea.

Faust nella sua continua ricerca di conoscenze avanzate o proibite delle cose materiali, invoca il diavolo, Mefistofele, che si offre di servirlo per ventiquattro anni, e al prezzo della sua anima gli consentirà la conoscenza assoluta.

ragazzo particolarmente bello che, proprio in virtù del suo straordinario fascino, viene dipinto in un quadro e poi plagiato e iniziato al culto della bellezza dall’esteta Lord Henry, il quale gli spalanca contemporaneamente le porte del Male, ribadendogli più volte: «La vita ha in serbo tutto per voi. Non c’è nulla che voi non possiate ottenere, con la vostra straordinaria bellezza.»

chiamandosi altezzosamente "figlio della Fortuna" non si perita di oltraggiare dei e deridere vaticini: in lui è presente il germe del peccato originale, a causa del quale la sua saggezza e potenza si trasformano in follia e rovina

è la abituale e salda capacità di un uomo di eccellere in qualcosa, di compiere un certo atto in maniera ottimale, letteralmente "modo perfetto d'essere"

 

 
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Ottopagine

Post n°12 pubblicato il 08 Novembre 2009 da vonsachermasoch
 

 

Foto di vonsachermasoch

 
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Sette Vizi in cerca d'autore

Post n°11 pubblicato il 02 Novembre 2009 da vonsachermasoch

περηφανία [yperefania]

IL DOPPIO VOLTO DELLA SUPERBIA

“Il vizio del teatro” è un progetto che nasce dalla stesura di sette monologhi sui vizi capitali.

I monologhi, redatti da Donatella De Bartolomeis, scrittrice di adozione avellinese, nascono da ricerche storico-culturali, letterarie e psicologiche su Superbia, Avarizia, Lussuria, Invidia, Gola, Ira e Accidia.

L'attrice Federica Palo della compagnia Von Sacher Masoch, diplomata in arte drammatica all'accademia Pietro Sharoff di Roma, dopo anni di accurate ricerche sul teatro del corpo, inscena la “Superbia” che respirerà di vita propria e verrà fuori da un quadro in una pinacoteca virtuale.

Sulla scena saranno presenti le opere di Fabio Mingarelli, pittore avellinese in arte conosciuto come Ming, che ha avuto riconoscimenti anche da Vittorio Sgarbi e che ha dedicato anni di ricerca sulle espressioni dei volti umani fino a giungere al volto universale.

Le musiche saranno curate dal giovane avellinese Mario Rago con flauto e digeridoo.

La manifestazione, itinerante, è volta, oltre che a dare voce alla scrittura, pittura, musica di artisti campani, ad aprire un dibattito socio-culturale sui vizi dominanti per trovare delle alternative e soprattutto per capire come trasformare determinati punti deboli in virtù.

 
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ὑπερηφανία [yperefania] IL DOPPIO VOLTO DELLA SUPERBIA

Post n°10 pubblicato il 31 Ottobre 2009 da vonsachermasoch
 

 

Nella tradizione cristiana la Superbia è il primo dei sette vizi capitali e da essa si originano tutti gli altri.

Ma come ogni cosa anche la Superbia è una medaglia a due facce: da un lato è vizio, tracotanza, presunzione, arroganza, vanità, dall’altro è ingrediente necessario che orienta al miglioramento di sé e aiuta a mantenere il controllo sulla situazione esercitando una funzione motivazionale rilevante.

 

E allora superbi o umilmente sottomessi?

In medio stat virtus.

 



I sette vizi capitali sono: Superbia, Avarizia, Lussuria, Invidia, Gola, Ira, Accidia.

 

 

 
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Alter Ego

Post n°9 pubblicato il 31 Ottobre 2009 da vonsachermasoch
 
Foto di vonsachermasoch

 

Alter Ego

Psicodramma in un tempo

 

Il pubblico è in attesa, i cellulari riposti, il sipario ancora chiuso.

Si spengono le luci, il buio avvolge gli spettatori diventando  opprimente man mano che un leggero sospiro, simile al pianto, diviene chiaramente distinguibile.

Più che un sospiro, più che un lamento, è un singhiozzo, il singhiozzo di chi, vivendo perennemente in apnea, ha fame di aria.

Proviene da una donna-bambola che, con il suo corpo alienato e con il suo respiro ingordo e sofferente, avulsa da qualsiasi realtà tangibile, domina la scena.

Oltrepassando una parete di veli la affianca un secondo “Essere”: la padrona della bambola, vestita da signora.

La donna-bambola, fagocitando aria, cambia posizione quando la padrona le cambia posizione, si veste quando la padrona la veste: ma cos’è la bambola se non il nostro essere manipolato da burattinai che ci imbrigliano l’anima con fili invisibili?

Chi è la donna al centro della scena se non una ragazza  a cui hanno infibulato l’anima imponendole un ruolo e un’immagine non sua?

La bambola è il primo essere con cui la donna è entrata in contatto, il primo odore che ha sentito, il primo contatto, ci ripete con voce distorta, quel che resta del suo io, dalle trasparenze di un velo che lo rende spettrale conferendogli una natura inumana che la osserva dall’esterno, le parla a modo di ennesima sfaccettatura di una personalità schizoide.

A tratti ricompare in scena la padrona e mentre la donna-bambola danza con il suo bambolotto, lo annusa, lo sfiora, lo incorpora; lei danza con un fantoccio deforme come la sua sessualità disturbata e, nella ritualità del gioco opprimente delle sue pulsioni represse e sfrenate, coinvolge anche la donna-bambola facendole assaporare  l’insano gusto di vittima e di carnefice, di burattino e burattinaio, di reale e surreale affinché  superi ogni remora, anche l’ultima.

Una sorta  di libido deficientis per un’anima luttuata, la riaffermazione della vita attraverso l’accoppiamento, l’immensa  forza vitale in contrapposizione all’impotenza, alla passività ferma della bambola per la quale  tutto pian piano diventa accettabile e possibile, fino a sentire persino un lieve vento che la sfiora. Vorrebbe liberarsi, urlare, ma ancora una volta non ce la fa ed il rito dei continui cambi di personalità, delle loro menti, delle ossessioni e della tripla, caleidoscopica natura schizoide è destinato a ripetersi all’infinito tra una macabra esposizione di bambole sventrate, deformi, nelle quali lei si riconosce, nelle quali la quotidianità, l’intero mondo si deforma lasciandola naufragare in quel surrogato di vita senza apparente possibilità di scelta.

L’ epilogo, nella sua apparenza surreale, è mostruosamente reale: nel rovesciare la tisana di tiglio, nel frantumarsi di mille biglie colorate, i loro demoni personali le assalgono come un prurito dal quale è impossibile liberarsi se non con la morte. Miriadi di paure, fobie, deliri, angosce e ossessioni personificate, come enormi insetti alati assalgono tutti e tre gli Esseri in una sorta di empatia grottesca dove i ruoli continuano a fondersi e a confondersi fino a portare lo spettatore a credere che la persona in scena sia una soltanto, una o nessuna: ad essere rose sono le mille sfaccettature delle nostre personalità mostruosamente distorte nel tentativo di emulare i modelli che di volta in volta la società ci impone.

Così la scena si chiude con questa allucinante “taranta” e con l’insita consapevolezza che l’unica via di salvezza all’ordinaria follia sia la morte o il tentativo di essere fino in fondo se stessi e questo lo si può ottenere solamente ascoltandosi fino in fondo e restando avulsi dai falsi miti che pure ci attraggono perché così vuole una società marchettara che continua a farsi burla di noi.

Donatella De Bartolomeis

 

VIDEO

 
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Mario Rago

Post n°5 pubblicato il 31 Ottobre 2009 da vonsachermasoch
 
Foto di vonsachermasoch

 

Figlio del vento,il suo elemento è l'aria.
Mario nasce ad Avellino il 21/10/1988.
Godendo di una personalità tranquilla si trova bene nella sua città calma e addormentata, ma vorrebbe andare oltre, conoscere i più remoti luoghi e culture, ricercare, sperimentare al di là del tempo.
Ragazzo semplice e con una grande passione per le arti inizia la sua carriera artistica cimentandosi nella break dance, ballo acrobatico da strada nato negli anni 70', per poi trovare nella musica e nel suono il suo completamento, il suo innato linguaggio.
Cinque anni fa, per puro caso, inizia lo studio del sassofono, regalatogli dal fratello Vito, e poi del flauto traverso per poi passare al didjeridoo.

Amante della musica beat,jazz e classica, maturerà poi un vivo interessamento nella musica etnica e delle popolazioni indigene. Tuttora studia all'università L'Orientale di Napoli.
Questa volta grazie all'aiuto di Donatella farà per la seconda volta esperienza in uno spettacolo teatrale.

Molto emozionato ma è contento della prova e delle persone che lo circondano...

 

 
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