Ecole de photos

Lezione n° 2: Un po di tecnica..


Le Gras, Francia, estate dell'anno 1826. Questa è la prima "fotografia" della storia dell'umanità. Nicéphore Niepce la ottenne cospargendo di bitume di giudea una lastra di peltro per eliografia. Essa ritrae il cortile della sua casa visto dalla finestra della sua stanza.
Enormemente lungo il tempo di esposizione: 8 ore! Il risultato della lunga posa è visibile anche dalla luce del sole che illumina le facciate delle case sia di sinistra che di destra. Oggi questa preziosa immagine è conservata presso l'università di Austin in Texas.Il seguito della storia è semplicemente l'affinamento delle tecniche di impressionamento dei supporti e dei materiali utilizzati, i componenti chimici e degli apparecchi di ripresa.Le prime moderne macchine fotografiche sono state introdotte dalla tedesca Leica e non per niente ancora oggi il formato 24x36 viene chiamato appunto formato Leica.Le prime pellicole ovviamente erano in B/N e il loro valore di sensibilità ( ISO o ASA ) variava a seconda della quantità di componenti chimici con cui veniva trattataLa mia prima camera oscura la finii di allestire a soli 11 anni insieme a mio papà e grazie al suo dottorato in chimica appresi il metodo di composizione dei bagni di sviluppo e fissaggio partendo direttamente dalle materie prime e i loro precisi dosaggi, una ricchezza di cui vado orgoglioso in questa epoca dove chiunque si improvvisa fotografo..Dunque, ora spiego in maniera molto semplificata l'utilizzo della moderna macchina fotografica per "scattare" una foto.Bisogna partire da una regola molto semplice che però è la madre di tutte le regole della fotografia, e cioè, L'esposizione di un'immagine deve avvenire con il tempo di scatto dell'otturatore più veloce possibile e con il diaframma dell'obbiettivo più chiuso possibile...ovviamente tutto ciò deve essere in relazione alla luce esistente nell'ambiente dove risiede il soggetto o il paesaggio da riprendere e al soggetto stesso, in termini pratici facendo un esempio se dobbiamo fotografare un soggetto statico potremo usare un tempo relativamente lungo ( 1/60, 1/30 e piu lenti... ) a patto che la mano di chi fotografa sia ben ferma, diversamente un bel "mosso" farà da contorno alla nostra fotografia e non per colpa del soggetto. Altra regola per riprendere in "sicurezza" con un tempo di scatto adeguato è utilizzare sempre un tempo direttamente proporzionale alla lunghezza focale dell'obbiettivo che si usa, poichè più sarà "lungo" in termini di focale e più difficoltosa sarà l'esposizione poichè l'angolo di campo risulta molto più ristretto e ogni piccolo movimento sull'apparecchio risulterà essere uno spostamento sul soggetto molto accentuato.Nel caso del diaframma più chiuso possibile invece il motivo è un altro e cioè, un obbiettivo ha un suo "campo d'azione di messa a fuoco" da una distanza minima all'infinito, questo spazio è chiamata "profondità di campo", e più il diaframma è aperto e più la messa a fuoco risulterà selettiva al solo soggetto che vogliamo riprendere, più sarà chiuso invece e più avremo particolari della fotografia a fuoco insieme al nostro soggetto, esiste anche un’altra applicazione della profondità di campo di un obbiettivo che si chiama “iperfocale” ma la vedremo più avanti.  Vi sono a volte esigenze di "sfocatura" volontaria di uno sfondo e in questi casi si cerca volutamente di aprire molto il diaframma, spesso nel ritratto è molto usata questa tecnica per dare maggior risalto al soggetto da riprendere. Più la lunghezza focale di un obbiettivo sarà lunga e minore sarà la profondità di campo, viceversa scendendo con la lunghezza focale aumenta notevolmente la capacità di mettere "tutto a fuoco" anche a diaframmi notevolmente aperti.
Bene, la prossima lezione sarà incentrata proprio sugli obbiettivi.