imagomentis

nel batter d'occhio diradato dal tempo complice e congiurato sulle ciglia


  e poi la sera in chiosa si riconcilia agli argini di un intervallo concisonei borghi costellati di un’amante graziosa in chicchi rosso cupoe in un contrasto di riconoscenza si avvicina ad un tracollo interrottodall’iniziale luce fatta strisciare sugli occhi in note appiccicatecon poche curve alle sembianze raccolte da un vocabolo trasandato  la piroetta imprecisa sul foglio nitido di leggerezza è un moto trafelatosuccessivo al reale che si scombina a pezzi sparsi sull’iride selvaticae i gesti appesi al limite dell’uscio sono simulacri acquerellati dai tocchidi una spudorata rimembranza che si sfalda sulle metafore inesattedi una bocca docile strusciata dalle movenze che succhia gocce grigie  tra le parole scarmigliate da uno spazio saturo di tempo imperfettouna muta sporgenza ospita il verso copioso ai bordi e sincopato al centrodi un’altra mano pronta al guizzo che scuote l’inquietudine strozzinaper mitigare un sentimento spilorcio raggrumato sui polpastrelli scavatida un’infanzia lasciata in abbandono sopra un corpo cresciuto in fretta  e saprei esattamente cosa fare per spalancare l’incompiutezza sfacciatadei suoi vocaboli ineccepibili all’occhio e circoscritti dal tatto giocolieree tuttavia sguarniti da una figura retorica invisibile che si dispone in estasialle estremità inarcate di una strada tratteggiata da un’ossessione svestitaper una ritrosia affinata senza schiamazzo dentro un frammento impudico  l’imprecisione sconcia di una scrittura obliqua che raffigura imperfettosull’orma dei cinque sensi il suo linguaggio solo agli spigoli vuotidi un lessico non luccicante sparso sui corpi docili da disimparareproprio sulla buccia dell'occhio come sopra uno specchio virato seppiaper farne altro senza toglierli al mondo mi sbarra il passo complice  così mi appoggio come un volume malmesso sullo scaffale di legnoa scandagliare supplementi osceni di tracotanze d’amorevolezzamosse dal fiato tra i pulviscoli tiepidi sull’incavo di un collo non mioe trovo sparsi tra i pori di una pelle arrossata dagli urti incomprensibilischizzi tendenti al grigio di avanzi plissettati che imboccano le sensazioni