imagomentis

di un lessico scarlatto celie in due calici disimparati


  rapidi si scostano i flashback portati a termine dalla percezionee ciò che resta è un balzo inesatto ad occhi chiusi tra le coscedi una  femmina colta sul ciglio a svendere di fretta e furiastupide inesattezze per chi passa in strada o  per chi restaalla finestra coi gomiti appoggiati al vetro opaco di pioggia  e l’innocenza si strappa in una fitta improvvisa e si diramanei bassifondi dell’anima che scuote l’uscio sgombrocome una raffica stracciona di un vento pazzo sul corposotto gli occhi turbati da un disastro accennatoche si intrattiene  impreciso tra le fessure dell’iride  il dormiveglia del dirsi tra due guanciali accostati in frullioè inoperoso un poco prima del sonno rabberciatocon scampoli di pergamena e cocci trafugati ai sogniin posa disattenta frusciata dagli occhi tratteggiatidai pochi segni prima dell’alba in bianco e nero tinta  e la memoria slacciandosi se ne va eccitata in zampillial tocco di una bocca sincopata troppo vicina ai sensiintrapresi e traslocati da quel gesto fittizio che si flettecontro un tessuto bianco spiegazzato e brusco agli orlitinto dal vino e acclamato da due bicchieri increspati  ma questa volta il primo albore con le sue dovizie pitturatetogliere non può la conca stropicciata di un’altra improntasciolta sopra il giaciglio dalle estremità tratteggiate imperfettenel ticchettio lieve del buio in un bagliore spiaccicato sul murocome la luna a taglio che schizza rapida con le mani ad incavola sua luce argentata nelle spaziature intarsiate di un canneto  e s’incomincia ad imbrunire il sole sbadatamente avviato alla lucenell’orizzonte capovolto sul lato destro del petto che s’inarcacome un ginocchio doppio ad emme concava che si strusciasul palmo della mano stanco al tocco di mescolanza incitatafino alla ghiandola pineale che dalla nuca trasuda in parapigliatra mani e bocca ed inclinata stilla in un boccale di cianfrusagliecome sospinta tra cielo e terra da una silhouette di carne raggirata