imagomentis

CON LA PAZIENZA DELLA RAGNA IN TELA


  e bocca lingua mani nervose e docilie ciocche scompigliate di una figlia d’eva che in silhouette carnosa dal profilo impeccabile si muovesopra il mio corpo nudo e inadempiente  in un dirupo di pietra lavicaper il vocio di tutto l’alcool erotto nella mia  lacera memoria eretica scalfita luccicante madreperla  sotto una luce bianchissima ove i simboli si raffigurano in un altrove irrisolto di mimodramma a cennia reiterarsi allegorie riapparse sul vecchio muro tratteggiato a crepe  e poca luce ad infuocarsi incertacon le lanterne tremolanti  ad olio e fiamma rosseggiante dietro ad un telo che a doppia dimensione ne fa ombre  e riflesso decorato ad oriente a  sbirciatina a lampo di quel vuoto di lontananza di mancanza assenza  e la bellezza mi racconta storie ad una immagine stordita di fiatoe l’eros attende che finisca  il climax del sesso arguto e forza d’incostanza cenciosi demoni al climax s’affollanocome per una caparra a basso prezzodell’immortale condonato a cenni in corpi smemorati e stropicciati a ripianare i conti con l’esistere ed è stupore quel  rimasticare i resti di una foglia moribondache nelle sue croccanti  venature increspate dal temporacchiude i resti  agli imprecisi cocci  del mit-sein ciarliero in carne e sangue delle movenze in talamo dopo i miei lunghi anni di chiostro e di quadrivio vissuti a gola e piena a gola arsa ad ingollare sorsate abbondantidel  sé di essere e del sé di esistere con gli sguardi  inebrianti e fingitorie gli occhi chiusi abbarbicati al niente solido al tocco dello scribacchiareparole su parole a penna d’oca sopra uno spazio bianco stropicciatoche tra le righe senza segno alcuno ragionevole al tatto e folle al sogno incontro osceno che si ricolora nuance collosa di una rimembranzavirata seppia antica o nuova all’occhio che si riscrive guercioin pergamene infradiciate di gesti a perdere di vacuitàe di lessemi  allo scirocco sparsi  come vischiose gocciole di seme umano ricongiunte all’anca che si estende sapiente ed accuratacome una chiosa illeggibile di mozart vergata frettolosa d’armoniasullo spartito antico in bianco e nero di quei miei sette chakras capomastri che d’eros e di kaos valgono a nullain questa pantomima da guitti in fregola e un adiacente strofinio di femmina bella allo sguardo ed irrequieta al toccodi corpo in corpo a svellere l’essenza torna tra le mie cosce frettolosaad indagare il logos  ed il nus del mio lasciare segni  già tracciatinella mia mente pregna di memoriache nell’altrove magico d’ebbrezzalascia orme e segnali a chi l’intende  con la pazienza della ragna in telaper un orgasmo cieco indefinito   13 ottobre 2013