le rune rosse del mio piccolo solesono segni nel cieloche appare fosco, sporcodi nubi sporche eppure il cieloha un sogno rosso che si mostra a lampicarmini sui contorni scarmigliatidei cirri scuri sull'orizzonte a cennied è un pensiero folle che s'involaall'alba incerta di cianfrusaglie sparsesugli occhi inospitali ai sensi,disincantati agli atti osceni, urgenti al vivere ed all'esistere, puri in teoriama contagiati in prassi, gabbia d'inesattezzevuota nei gesti e nelle frasi assentecosì scomponi le tue cosce snelle, archiconcentrici sulla mia carne a tocchi,e neghi e accetti, inospitale e calda,la mia musica antica con le tue forme piened'ossessione, di pathos, d'eros premurosofuori tempo massimo al mio esistere, luogoormai liso di fecondazione, in un'imago magicasul terzo occhio a trascendere, a trasgredireanima e corpo, ad annullare l'epos di lamaintorpidita al tocco, al fatto d'armi, all'urtodi cose umane con le inumani cose, quasiad insistere sull'impermanenza, sul vuoto,sulla mancanza, ed in memoria inesperta,in logos di rinascita a sussistere, ad essercima io conosco l'incavo, l'assenza, le frasi a traccedi transumanze irreali, l'occhio sull'occhio a toglierebiforcazioni ed ansie, l'ebbrezza districata all'ideale,l'insistere sul sogno steso e il vago rammentare dietro le nubi scure, deboli ai lampi luminosi e fortidi quel mio sole acceso, proprio sull'occhio attentoalla scrittura, al raccontarsi ancora dentro un bicchieredi quel futuro amorevole che mi scipparono, uomini o deiinfelici, disadorni, e che rimando al cielo, fino alla terraa cogliere ciò che noi siamo, ciò che noi saremo