imagomentis

in questo inferno colorato d'azzurro / la poesia è un buco nero otturato dal nulla


 getto le voci che non penso né misuro in suoninel tempo errato che rimbalza a stentotra le travi olivastre di un endecasillabo mortoprivo di scusa e graziee transumanza indecentee scrivo versi ebbri di barbarie inclinata forse d'amoreun ramo ubriaco di note e ricascante angolatoincide il suo coltello a lama aperta e vorace limae non risponde al richiamo devoto ma etereo si eclissa in duplice assassinio e rompe il cerchioche lo raccoglie in due zolle di sole spaccato a mezzocapienza inflessibile in cocci liquidi e molle blasfemiadi una luna accecatain coro di cartomanti abili nel massacro ostinatoti dico che cambio la solitudine tre per zero per tee incido incido incido e conduco affilato un demone assurdoin questo nulla mortoche si diffonde e impreca e chiede un mastice randagio ed inesatto nel coitodi un maledetto suono che vorrei accostare e rimasticare fino a toccare il midollo spinale di un'ecoahimè mi dico tra le frasi raccolte in fasciame liquefatto dalle cose e cedo il passo alla sottile uccisione di piume e di catramee bravo - mi dico ancora - continua così ostinatonel non vacillare e ridi ridi ridi e lascia il vetroscaglioso tra i denti tanto la lingua è feticciopoggiato su un troncopotessi in un salto esecrabile di rupe andina smettere questo bruciare di sensi appesiche scrive scrive scrive ostinato tra braciche filtrano la dimenticanza e ne fanno cuore duro a fibrillare e vorrei riuscire a piangereperò il sale e lo zolfo sono devastazione della mia terra offesa e questo giuramentoche non so pronunciare mi spezzetta e mordee mastica e non digerisce ma erutta fumosoin questo io arrogante che non comunica nullaquesto io di paccottiglia nobile e ruvida, questo io fugace di balzane ed effimere rappresentazioni di pietragettato a caso, qui semplice ed ora, tra le parole e gli uominiquesto mio io testardo che vorrebbe finalmente tacere, che malvivente raccoglie in immagine puraaffrescata di rosso dalla memoriale scarpe strette di un adolescente orgogliosoche rifiuta adombratoun dono mascherato da gioco e toglie in allegoriale scarpe sudice di una vecchia che sembrava dipinta nel vuoto concreto di un quadro infernale quasi errabonda e rocae bestemmiava per un imbroglio di mercato utile a se stessocosì saluto al vento seni opulenti e piccolicome bandiera indocilein moto ondoso di nave e simbolo di teschio nero chiosato, io che non so più come frenare questa follia in essenza agitatache finalmente arriva, dopo infiniti spazi mortinel tempo d'infinita attesa, e in conclusione ormeggia in questo giorno solenne di preghiera e furore mischiatinella notte che gronda liquidi segni osceni rarefatti dai sogni faccio voto blasfemo di un amore feroce dischiuso tra le frasi che non si lambiranno le sommità arcuate di pece né diranno ciò che non si può dire nell'ostacolo frantumatodi un esistere assente anche se deve in simbiosiessere detto lontanoperciò sono crollato sul sagrato di una chiesa baroccabraxton composition 8 g nelle fessure spargevasette minuti e cinquantanove secondi di sabbia che scivolava appiccicata al sudorela schiena scamiciata era l'ombra genuflessae lucida di pelle obliquaprima della preghiera sul crocevia incendiatodella sua anima rarefatta e aveva il ginocchio accennatosull'asse di un legno discorsivopoiché la vedevo nella piega zincata di quel portale accidioso ricominciò la sete immacolatanell'incavo bordato dai sensi(nei gangli accesi le sinapsi della siccità si raddoppiano)- immaginarla di broccato fu un obbligo tinto d'azzurro -tenne il vino accostato alla sua golaquando varcò la soglia straripante di brezza intensa come accesa da un sole ruffiano(mai tentennare su una strada lastricata di una chiesa)tornò con l'anima rattoppata da fili sboccatila donna che ora adagiava due grani di poesiasulla mia mano scalfita dal suo pudoreche gocciava sul viso appena arrossatocon tommy flanagan mirror perhaps sei minuti e trentanove secondisono quasi un orgasmo di cellule su un vigneto disteso tra le sue labbra(nella mia gola turchese l'ultimo sorso di rossogorgogliava legnoso un ritmo sincopato)dannatamente bella oggi la luce di un tramonto dal rubino scioltoin un bicchiere che non urla e non sbarra gli occhitace dormiente e minima questa notte ostinatae mostra un seno schiacciato sulla mia frontesposto la testa condivisa in un calice cromatoda un breve cigolio quasi mistico e oscenotu dici incolume che è un'esoterica intimità e che la ruga del viso è una diagonale cifrata tra il terzo occhio e la ghiandola pinealea me fa male la nuca e so che è il vinoversato dalle tue labbra su una foglia acerbadi tabacco cubano che galleggia su una concapiena del nostro liquido seminale intonatoresto immobile nella mia lacuna di alchimiequando attorcigli corpo e parole sotterratein una gola umida perché la nuca non ti interessae guardi lasciva tre quarti del mio sesso inumiditostanotte però ho una bottiglia vuota tra le gambee poche parole scivolano tra le dita collosepiccole rare dimenticanze potrebbero se uccise rinunciare all'epitaffio poeticocon la carne a brandelli sbocconcellaticosì raccolgo i resti turgidi delle bottiglie svuotateche conservo su uno scaffale alto di palissandrocome trofei dell'errore scardinato da un silenzioe goccia a goccia mescolo il liquido quasi incollato al fondo di questo bicchiere sacro di impuritàe i colori inchiodati sono pezzi di bruma che si mischianoho fatto la media ed è 42,379 gradi alcolici bruciatisotto la lampadina accesa da un indice di terracottail giallo domina distillato e indecentee linee sinuose come fieno bagnatosu un copricapo straniero simile a chiosaa poco a poco annebbiano le impronte mollisul vetro che rimbalza nel tuo sesso intimiditoperciò tracanno questa mistura incrociando a faticale dita dei piedi perché c'è mezzadria sconfinata sul pavimento mosso tra il soffitto e il muroil sapore è buono e mi sembra che l'iridecambi colore e intoni un miagolio incastratole mani a mezzaluna agganciano la tastierae scrivono prive di senno che la poesia è un intrugliocon scaglie di parole che colano gemmateda recipienti sbrecciati in un amplesso ferocee solo per caso diventano ombre minute senza solela poesia non è che un buco otturato dal nullaperciò in questo inferno colorato d'azzurromi ritocco l'anima con le mie mani giunte nel bicchiere colmo di vino nero addensatoche cola lento dalla bocca alla gola e sembra un pianto gettato sul visodi un dio euforico che scorre magico in un nodo di preghiera e in un mistico nastrodi bestemmie rosse ed è rosso il colore che amoquello della brace che si eccita e del sole che sorge privo di me e del tramonto incisoche manca di brillio e della ferita che non si richiude e del vino che sdoppia le cose tra cielo e terraniente jazz stanotte come vento sull'uscioa mulinare questi sensi accecatic'è un magnificat che agita impunementequesti muri soffusi dalla sapienza sordaversami da bere anche dal tuo lontano mescola le parole nel mortaio coraledi questa anima offesa e schiaccia fortela tua mano di giunco nella pienafinché non verrà fuori ubriaco di tempo l'umore aspro del nulla e il tuo odore di menel tuo acerbo apparire che mi inventosenza di te divento un ritaglio minuscolo tumido nel cristallo appiccicato agli occhisei la mia ebbra memoria nella mia storia alticciache sulla soglia calda di questa notte ultimataho lasciato rabbrividiredue spallate nel covo artefattodi una sindrome tonda e vedospigoli di caserombi di coccio petali secchi di bacichicchi d'uva spremutimuffa nell'ultimo sorsodella bottiglia cinicauna simmetria esagerata in contro canto otturaun contrabbasso spulciato dai polpastrelli di mingusafrican freedom resta la mia dedica al soleho gli occhi appiccicati alle tue mani incertestanotte ho messo nel futurouna scatola di latta schiacciatae una bottiglia sempre vuotanon sono mai stato bravo nel coniugare i verbiora giriamo la testa su un piano inclinatoe alitiamo sui nostri visi riflessi senza premuratu puoi anche riempire il mio bicchiere assediatoio posso ancora guardare l'angolo frettolosodel tuo seno sorpreso nell'incavo confuso dal filo imperfetto dell'alba che aspettacosì mi accingo a trattenere il fiatoin un bicchiere sottile di grappa di rose(il viso della cinesina sembrava di cartapestae dopo il quarto bicchierino prese fuoco)in oriente un sorriso brucia lo sguardodovrò guardare ideogrammi sui muridopo una sbornia e una coltellata alle spallema so che hank tom waits o hemle avrebbero detto: drink again, babe!(l'odore giallo della sua pelle lo immagino colpito su un letto ad una piazza e mezzo se il suo sessocola su tre cuscini di piume )the piano was be drinking, the piano was be drinking,not me, not me, not me....eppure stavolta un gioco distratto dai gestistava bevendo me e la cinesina aveva un viso con colori furiosi da sussurrare al muro,da lasciare filtrare sul pavimentoil vino ora sembra l'inchiostro di un uomoche scrive sbirciando una pergamena e un barattolo preso a calci dal vento sulla battigia di un oceano senza memoriala mia mano ubriaca raggiunge il fondoe scava con unghie sfilate ma dice di veleggiaretra le onde e i cirri leggeri e perciò mentequesto viso levato avrà lingua asciuttaquesto viso staccato nella schiumatu che schiacci il pomo dorato nel rossodella poesia e lo sminuzzi per farne sangriacon gin disceso da un mare amarantonon riconosci lo stupore improvvisodi un racconto veloce come pietrenel buco nero del respiro in colorato flambéio con le pupille a spillo e l'iride azzurraben annegate in una tazza di terra stracotta da un tizzone tigrato che un demone alcolizzato e principe osceno di questa terra impaludatatiene sotto il piedistallo di un sole di ferro fusoapparso stanotte per illuminare un profilointerrato come la vigna del paradiso terrestreche tu sai scompaginare tra le tue ciglia distillateal suono di campane sorde e ubriachemastico le brocche del tuo senoilluminato da una carne secca e sdoppiativedo due capezzoli avvinazzati come due rossi occhi acquosi madreperlatinon dire nulla di noi sulla terrafermama svuota questo calice plebeoche ti offro in segno di dedizionele mani premono inconsistentii nostri incastri slacciati e tu taci ancora per qualche oracome una mosca dalle ali graffiateimpigliata nella tela ferrosadi un ragno con dodici zampe di seta turchina dal profumo di more ingiallite nel ramefuori da questa stanza scassinataun profumo di fiori impazziti su un campo di grano putrefattoinquieta il sole che sbatte sui muri e lascia segni di chiazze gialle come pozzanghere di whisky annacquato, incollate sulle pareti con l'intonaco grigio incrostato da impurità indurite dagli occhi."La donna accanto a me si muove come un cammello eunuco e saltella tra la mia pancia e le mie ginocchia. Trema come la mano venosa di un alcolizzato.Io cerco di tenerla ferma, ma lei è una tenaglia ruvida che si tende ad arco flessibile come preghiera o sfida appesa ad un amo di ghisae titilla le sue corde vocali col fiato caldocome se avesse in gola scaglie di vetro. Lei mi appare una belva che vuoleincollare le nostre lingue ai sessi.Colpisce invece con la fronte la mia bocca che si spacca come uno spigolo di porcellana battuto da un lembo di un maglio ostinato.Il sangue si distende come sigillo tersoe lei ride con quel viso di cuoio cucito da poco e quegli occhi che sono acque agitate dal cielo.Ora le mie labbra tumide fiorisconoe gocciano come il suo sesso muschiatoe siamo entrambi in bilico su noi stessiquando prendo la mia bottiglia loquacee verso il liquore giallo che bruciasulla mia carne stracciata dal suo gesto.Lei si stringe al cuscino ed il suo corpoè una conca latte perlato da bachi rosa.Bevo come un agnello da svezzare succhia, prima del sacrificio sulla pietra, il latte impuro da una mammella ovina,ignaro della lama che taglierà la sua gola.Nessuno è innocente. Nessuno è colpevole. Fammi dimenticare, finché con te specularesono ancora vivo, dico opaco a me stesso mentre uso il lenzuolo per nettare le macchie di un'altra notte stanca del suo stupore."