imagomentis

di memoria e di tempo, forse scrittura


 
 Uno: ricordi sbiaditiVaghe passioni dell'esisteretra ricordi sbiaditi, ombre bruciatenell'assurda rivolta e nell'insisteretra le false opinioni deprivatedi sogni, di utopia trasgressiva,malinconiche assenze mentali,solitudine immensa, espressiva,esperienze ironiche intellettualidi uomini d'arte e di scrittura,di ruvida, aspra letteraturasenza false armonie, situazionidevastanti di casto egotismoampio, blasfemo narcisismodi solitari, empie elucubrazioniprive di referenti sociali,solide barricate esistenziali,sterili limiti e farsecorrose nella notte,aspre, continue lotteper idee e frasi scomparsenei vortici delle ideologiemassacranti, orfani di utopie,figli di un dio ammazzato,forse suicidatoper mancanza di logicoagape, un dio tragicod'altri tempi, immotivatoad esistere, braccatoda uomini colti, dimenticato,un dio senza importanzacogente, muto nell'esperienzadegli uomini, sostanzialmenteinutile esistenzialmente.Deliziosi amori dell'immaginariorealmente vissuti, piacere libertariodel sentimento, amori antichicome il destino, amori ciechie distratti, affetti abbandonatinella rivolta, mai dimenticatinei giorni di rabbia o di allegriastonata, nelle notti di anarchiasconfinata, gesti affrettatied incerti, sogni raccontatidalla finestra alla luna,storie senza fortuna,annegate nel vino e nel niente,mai comprese completamente.Rabbia oltraggiosa, infinitaverso una società impazzitae demente, rivolta senza violenzaassassina, rivolta perdentecontro la borghese opulenzadesiderata anche dall'incoscienteproletariato, scontro intellettualecontro l'effimero e banaleuomo egoista,sogno del capitalista,che consuma senza passioneil denaro che crea alienazione.  Due: passato beffardo Scorrono come lo scirocco afosoe caldo, gli anni e gli affetti,le situazioni e il dubbiosoesistere tra pensieri, inettia trionfare di fronte a me stessosolo, silenzioso, testardo.E ricordare, idiota ossessoparanoico, il passato beffardonon serve a molto, anziallontana il feticcio e gli avanzidelle idee e dei sogni assurdiinterrotti per noia, balordiripensamenti inattuali, sordial dolore e alla tristezza,alla malinconia, alla riservatezza.Ti penso e non c'è soluzione,non c'è intesa o passione,non c'è conoscenza intermedia:c'è stolta, infinita inedia.Stammi bene, affetto antico,pensami. Non ho traditola libertà, né ho deposto le armiinnocue dell'intelletto,la voglia di ribellarmi.Ti penso, ora dopo dieci annivissuti in solitudine, senza dannieccessivi. Storie di vino, di rabbia,musica, letteratura. In gabbiasolo me stesso, con l'intenzionedi ritrovare una rivoluzioneperduta nei gesti, nel sesso,nella diffusa idiozia e nel possesso.Tra le parole incerte, le notti di luna,il mare antico, il canto, la scritturasincera senza alcuna impostura.Tu, piuttosto, hai maggiore fortunadi me? Sei ribelle, libera, indipendenteo di me non ti è rimasto niente.  Tre: ricorrenza affettivaDieci anni sono passati,lunghi, lenti, impiegatiquasi sempre a pensaree a vivere coerentementela libertà, con la mentedisfatta da idee ammucchiatecome libri già letti,conscio dei miei difettie delle scelte sbagliate.(Di te non ho compresola dolcezza e ti ho offeso).E' tardi, ma vorrei ritrovareil tuo sguardo, i tuoi gesti leggericome il pensiero. Sentirele tue frasi e guardareil tuo corpo apparire.In questo esistenziale squallore- eppure insegno, sono lavoratore -coltivo una solitaria anarchiaintellettuale, un'assurda folliasentimentale. Mi hai perdonato,oppure, come penso, solamente dimenticato? dicembre '88, gennaio '89