imagomentis

un'oasi, tra l'oriente e l'occidente


     La tua mano posatasulle mie labbra muteche scrivono nell'ariachiose mosse dal ventoè un'onda punteggiata di seme tolto al mondoe mi strappa perplessacon dita vaporosequel margine dell'anima (che non ti appartiene,né fa parte di me) disimparato e persosu una striscia caliginosadi parole scaraventatesull'uscio acre del nulla.Dovrei silenziosorestare immobile tra questi oggettiche volteggiano come trottole di legno scuroattorcigliate ad una cordicella e scivolanosul profilo di un mare in bonacciache attende la sua tempesta improvvisae la subisce incurantedel freddoche sembra non finire mai.Adoro in un tramonto sulle acque d'inverno annotare pensieri frettolosia due passi dalla battigia istoriata di schiuma perlaceache bagna il corpo obliatoe segna la sabbia inumidita che sembra sia l'impronta di un essere vorace ed incorrotto nella propria castità frantumatada paradossi incompiuti.Se rimango ancorato al tuo viso confuso dall'euforia del sudore, tra i muscoli dischiusi alla carne ed al sogno,m'illudo di amputare un ricordo essenzialetra i rintocchi terribilidella dimenticanza.In una visione spezzatami perdo ebbro di sognie raccolgo dalla purezza le immagini preziose di un'idea originariache fluttua tra i risucchidel mio abitare indecisoe luminoso di salgemma mi agito incustoditocome un cavalluccio marinolasciato nell'abisso di una concao come un bruco gemmatoche appare tra i corpuscoli sabbiosidi polpastrelli irrequieti e graziosi.Se appoggio le mie labbra sulla nostra incertezza granulosa e cedevole al deserto ed all'orto, immagino il tuo seno nervoso e arrampicato tra il mio torace e il mento,proprio rasente al ciuffodella mia barba annosadai crini ora canuti che pungono i contornidi un capezzolo incolto.Mi commuove quel segno al sommo di un orgasmoche si mostra celandosi tra le mosse del corpo.I simboli dell'occhiofanno di te muschiatauna femmina duttileed una donna mistica.Ciò che di te si cela di te appare improvviso:un arcano del vivere che trascuro da tempocon dignità di uomo che rinuncia al pensierodelle frasi incompiuteda una ragione oscenasenza passione e vita,e non sommuove incautoil mistero dell'essere nitidi senza velisbocciati tra le cose e offuscati dai servi del tempo e nella storia,schegge d'universalein una società per me sepolta perché morta e risorta senza giustizia inquieta.Perciò non dico più della coscienzache è vortice e vertigine del nulla,in sé e per sé rappresa tra le forme infinite dell'impuro apparire agli altri ed a noi stessistranieri e complici.In una descrizione di noi imperfetta scaravento sul cosmo le ombre rarefattedalle parole sparsein una memoria ideale che conserva impudicail graffio impreciso dei tuoi occhi inattesi proiettati sui miei.Sono pietra scavata dallo stillare tiepidodella tua assenza mite e ti cerco nel tempo del tramonto e dell'alba,ora che siamo insiemeugualmente confusi in questo annodamento di parole e di suoni.